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Analisi Regionali 2010. Peppe Russo

E' arrivata in redazione anche l'analisi del voto di Giuseppe Russo, cronista di Radio Hernica. Ve la giro molto volentieri e lo ringrazio per il contributo.

Vi ricordo che tutti gli interventi arrivati e pubblicati sono raggruppati nella pagina che trovate qui a destra, in ordine rigorosamente cronologico. [Ave]

PEPPE RUSSO (Radio Hernica)

Vorrei proporvi qualche riflessione da semplice cronista di Radio Hernica e radiohernica.com.
Il dato nazionale, pur confermando una netta vittoria della coalizione di centrodestra, presenta dei risvolti abbastanza interessanti, tra i quali quello relativo al sostanziale accorciamento di distanza tra il centrodestra ed il centrosinistra, avvenuto più per effetto di una drastica perdita di consensi del PDL piuttosto che grazie ad un miracoloso recupero del PD, fermo al 26% circa.

Il PDL ha senz’altro vinto le elezioni, ma la sua classe dirigente, anziché innalzare corone di alloro dovrebbe interrogarsi profondamente sul fatto che, probabilmente, le divisioni e contraddizioni interne e le iniziative del decreto “ad listam” e la soppressione dei talk show, potrebbero aver provocato astensionismo o spostato consensi verso le amorevoli braccia dell’alleato padano.

Il PD sembra tutt’altro che morto, avendo conservato le percentuali delle elezioni europee. Certamente il tanto atteso “effetto Bersani” profetizzato da certi “analisti” politici all’indomani delle primarie dello scorso anno non c’è stato. O forse è stato sciupato dalle acrobazie politiche di chi, nel PD, ha inseguito strategie fallimentari, nel tentativo di inseguire l’UDC ad ogni costo,(anche sacrificando Vendola in Puglia, ove peraltro il partito di Casini ha giocato a favore del ex-neogovernatore, candidando in posizione autonoma da PD e PDL la signora Poli Bortone), anche a costo di non assumere posizioni nette e comprensibili dall’elettorato su alcune importanti questioni fondamentali, l’ambiente e l’energia, la sanità e i servizi, la questione morale, un giusto rapporto interno tra laici e cattolici.

Nel Lazio la sconfitta è stata ancora più bruciante, vista l’assenza del PDL a Roma e Provincia. Ha pesato in modo significativo anche (ma non solo) l’intervento dei Vescovi, successivamente precisato con un comunicato riparatore, non attinente assolutamente alle materie di competenza regionale (e ciò è dimostrato dai recenti “siparietti” di questi giorni sulla RU486); un intervento che conferma la linea Bagnasco, che dubito sia unanimemente condivisa nella Chiesa, quella secondo cui il cattolico debba occuparsi di politica soltanto dal ginecologo e dal becchino, trascurando tutto il resto, l’integrazione, il lavoro, la giustizia, l’eguaglianza. (e non dimostrano nulla gli interventi dell’episcopato su alcune di queste problematiche, vista l’evidente sproporzione di attenzione della CEI tra i temi sociali e quelli della vita e della sessualità).

Certamente, però, la scelta di Emma Bonino, pur legittima ed apprezzabile, ha rivestito un significato simbolico rispetto ad un’area di consenso come quella cattolica che si è sentita evidentemente non sufficientemente considerata dal centrosinistra come strategicamente importante, dopo il fallimento dell’alleanza con l’UDC. Il risultato della provincia di Frosinone, al pari di quello più scontato della provincia di Latina, sembra essere stato determinante per la vittoria di Renata Polverini, con una schiacciante affermazione del PDL, un crollo considerevole dell’UDC ed un risultato del tutto insoddisfacente del Partito Democratico che a causa della esagerata competizione interna, non si è dimostrato capace di mettere in campo un lista competitiva con candidature “di servizio” forti: la partita si è giocata tutta tra Francesco Scalia, eletto consigliere con oltre 20 mila voti, (secondo candidato PD più forte del Lazio dopo il romano Bruno Astorre) e Mauro Buschini, attuale segreterio provinciale del partito sostenuto da Francesco de Angelis, attestatosi al secondo posto in lista con oltre 15 mila preferenze. E dopo la campagna elettorale tutto lascia presagire che si riaprirà di nuovo lo scontro interno al PD ciociaro.

Ad Anagni abbiamo assistito ad una significativa affermazione dei candidati locali e ad una sostanziale tenuta del PD, che ha mantenuto i voti delle amministrative dello scorso anno; il voto di lista senza preferenza è stato quello al quale hanno fatto ricorso di più gli elettori democratici; un voto importante, che denota come forse gli anagnini avrebbero senz’altro gradito una candidatura locale targata PD. In casa PDL si è assistito ad un largo consenso, ma, al tempo stesso, ad un sensibile calo di voti del candidato Fiorito, calo che non può essere giustificato soltanto con il fenomeno dell’astensionismo, né come il frutto di qualche “dispettuccio” tra compagni di partito. Dunque i sinistri, diversamente dalle passate elezioni, dovranno imparare ad uscire dai recinti e guardare con maggiore attenzione anche ai movimenti di qualche…destro.

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