Il 25 luglio 1943 non è un giorno qualsiasi. Tanto per dire, è quello in cui il fascismo è caduto. Travolto dalla caduta del dittatore Benito Mussolini. Ma, sebbene questo evento sia di per sè più che sufficiente per rendere quella giornata davvero speciale, il 25 luglio 1943 può essere ricordato anche per ben altri motivi. Può capitare, infatti, di essere una ragazzina di 14 anni, di essere in vacanza a Riccione e di stare a giocare una partita a tennis. Dall'altra parte della rete, magari, può capitare che ci sia una compagna di classe che si chiama Anna Maria Mussolini. Ed, all'improvviso, può capitare che la bella partita sia interrotta dalle guardie del corpo della tua avversaria, che dichiarano chiuse le ostilità e si portano via l'Anna Maria. Anche questi eventi, a ben guardare, potrebbero giustificare l'importanza del tutto particolare di quella data. Eppure, non è ancora abbastanza. Perchè il motivo per il quale quel giorno diventa davvero memorabile, sta nel fatto che quella ragazzina di 14 anni che vide interrotta la propria partita a tennis con la giovane Mussolini, quel fatidico 25 luglio 1943, iniziò a scrivere un diario. Quella ragazzina si chiamava Luciana Castellina.
«La scoperta del mondo» (Nottetempo, €16,50, finalista Premio Strega; disponibile nella biblioteca comunale), è la rimeditazione di quel diario che la Castellina scrisse tra i 14 ed i 18 anni. Dunque tra il 1943 ed il 1948. Anni che facilmente si possono immaginare, come dire? particolari.
Luciana Castellina è stata una delle più battagliere ed intelligenti donne del Comunismo italiano. Ma chiunque si avvicinasse a questo diario convinto di trovarci i semi già maturi e definiti delle rivoluzionarie battaglie future sbaglierebbe approccio. E rischierebbe di perdersi un buon libro, oltrechè rimanere deluso.
Luciana Castellina è stata una delle più battagliere ed intelligenti donne del Comunismo italiano. Ma chiunque si avvicinasse a questo diario convinto di trovarci i semi già maturi e definiti delle rivoluzionarie battaglie future sbaglierebbe approccio. E rischierebbe di perdersi un buon libro, oltrechè rimanere deluso.
Perchè diciamocela tutta. Son proprio pochissimi quelli che a 14 anni hanno già colto le tracce inequivocabili del proprio destino. La Luciana non ha fatto eccezione. E la gradevolezza del suo diario sta proprio nel non aver voluto nascondere il disincanto rispetto ad una Storia che si svolge oltre la sua comprensione. E non ha nascosto neppure i fraintendimenti. L'ignoranza. Il menefreghismo. Tutte caratteristiche che non solo e non tanto la Luciana, ma ognuno di noi s'è portato appresso nei suoi 14 anni. E che qualcuno, magari, più inutile di altri, si porta appresso pure adesso, a maturità ampiamente scontata.
Se lo spunto della narrazione, dunque, rimane il diario iniziato quel tragico 25 luglio 1943, il tono però è quello di un memoriale. Perchè in realtà la Castellina ci risparmia le parole originali con le quali la ragazzina di 14 anni descriveva il suo mondo limitato. Preferisce invece narrarcelo. Con gli occhi ed i sentimenti della ragazzina, certo, ma con la supervisione bonaria della donna che, dopo settant'anni, riesuma un momento decisivo della propria esistenza.
Come ogni adolescente sa molto bene, perchè ne ha fatto dolorosa scoperta personale, prima o poi il mondo si scopre. E scopre la sua ferocia. I suoi inganni. Le sue trame nascoste. E' un percorso obbligato che riguarda tutti. Che trasborda verso la maturità. Verso quel confine oltre il quale c'è lo stesso identico mondo, eppure completamente diverso. Perchè affrontato non più con il paraurti delle favole e dei principi azzurri, ma col corpo nudo delle responsabilità. E, sopratutto, delle scelte.
Il disvelamento del mondo è come un diradarsi di nebbia. Appaiono figure, sentimenti e sensazioni che sono sempre state nell'anima, ma che finalmente cominciano ad acquistare forme concrete. A diventare sostanza. E non se ne può più fare a meno. Quasi come l'aria che si respira.
«La pietà che comincio a sentire per il mio prossimo più lontano dal mio ghetto sociale, per i senza privilegi, gli sfollati, i disoccupati, i reduci, i martiri, mi ridà una dimensione collettiva, solidale. Se non è patria, è comunque qualcosa che ci somiglia. E che a poco a poco mi apre alla curiosità della politica, che è, appunto, il contrario del proprio ombelico».
Ecco. Questo diario si ferma appena oltre quella nebbia. Poichè nel 1947 la Castellina s'iscriverà per la prima volta al Partito Comunista Italiano. Ma il disvelamento del mondo. La sua scoperta, appunto, che matura lentamente in queste pagine, ha il sapore di una conquista. Quella di una ragazzina che non sa ancora di aver fatto la scoperta più importante di tutte, e che infatti ci viene rivelata dalla figlia, Lucrezia Reichlin, nell'introduzione:
«Qualcuno aveva suggerito che il titolo di questo diario avrebbe dovuto essere "La felicità". Perchè cosa è la felicità se non il percepire questa verità umanistica, per cui si è individui e si può scegliere, ma l'esistenza acquista significato quando si è parte di qualcosa di grande, quando si scopre che si può decidere di partecipare, di essere se stessi nella collettività? Credo che questo diario sia la storia di questa scoperta».
Buona lettura a tutti. [Ave]
Ad integrazione di ciò, consiglio di rivedere la puntata di ieri notte del programma di Marzullo, nel quale Luciana Castellina ha dimostrato ancora una volta di essere la grande donna che è stata. Penso che per onestà intellettuale potrebbe piacere anche a chi non ha idee di sx!
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