[da Repubblica] |
C'è un elemento di fondo che, sicuramente, mi sento di condividere col sindaco di Firenze. Da tempo ha avviato una battaglia per svecchiare il più mastodontico partito della sinistra. Quel vecchio partito democratico che, in effetti, fatica a tradurre in concreta realtà le ottime teorie che l'humus di sinistra riesce ancora a sognare. Non c'è dubbio che il PD, anche nel recente passato, ha commesso una serie di errori politici straordinariamente sorprendenti. E non c'è alcun dubbio sul fatto che il PD si sia, in un certo qual modo, adagiato su logiche politiche che non gli appartengono. E che, almeno a parole, ha sempre affermato di voler cambiare.
Ma l'operazione del Renzi mi convince a corrente alternata. Perchè, se è vero che occorre svecchiare, mi pare anche altrettanto evidente che non può ridursi tutto al fattore anagrafico. Ciò che occorrerebbe svecchiare, ma per davvero, sono le idee. Le logiche. Le prospettive. I punti di vista. Ed io non trovo sul serio nessuna bibliografia, politica ma neppure storica o psicologica, capace di dimostrare che questo tipo di rinnovamento possa realizzarsi solo attraverso il contributo di individui anagraficamente giovani.
Già solo sull'etichetta giovane si potrebbe discutere assai. C'è un limite? Venti? Trenta? Quaranta? E' sensato pensare che un giorno stai di qua, tra i giovani, ed il giorno dopo, causa compleanno, finisci al di là del confine? Personalmente potrei testimoniare di aver conosciuto, e di conoscere tuttora, giovani che sono tali solo sulla carta d'identità. Ed, al contrario, vecchi con uno spirito ed una mentalità talmente aperti da fare impressione.
Poichè accredito il Matteo di una certa intelligenza, ritengo plausibile che neanche lui prospetti un ricambio del genere. Dunque dovremmo intendere il ringiovamento in altro modo. Se non è questione anagrafica, potrebbe trattarsi di questione di colla. Ossia dell'incollamento che ha reso, col passare del tempo, tanto personale di partito assolutamente inamovibile. Incollato, appunto, ad un ruolo per il quale oramai non è più in grado di esprimere alcuna spinta innovativa e propulsiva. Stanchi quadri d'apparato che non si preoccupano di niente altro che di perpetuare loro stessi ed il loro incarico. Sono questi i dinosauri che il Renzi vuole estinguere?
Allora, forse, sarebbe il caso non di fondare un altro partito, eventualità che d'altra parte il Renzi continua a negare. Ma di imporre un modo nuovo d'intendere la politica. E, sopratutto, un modo nuovo di farla, questa politica rinnovata. Nessuno meglio di Renzi ne avrebbe la possibilità, visto anche il suo prestigioso incarico di sindaco di Firenze. Ma, come al solito, continua pervicacemente ad esistere una certa distanza tra il dire ed il fare. Purtroppo.
Nella nostra città siamo abituati, da anni, a porci gli stessi interrogativi di Renzi. Se ne andranno i dinosauri? Si estingueranno, finalmente, con le loro dinosaure idee e le loro dinosaure logiche? Coi loro primitivi metodi politici? Col loro antediluviano linguaggio? Con la loro autoreferenzialità, che blocca il progresso delle idee, il rinnovamento del partito, il normale ricambio generazionale? Le vicende locali non ci autorizzano all'ottimismo. Ma, sopratutto, ci svelano che qui da noi manca proprio un Matteo Renzi. Una mente fresca. Una finestra aperta.
L'unica cosa che invece abbiamo in abbondanza, sob, sono proprio i dinosauri.
[Ave]
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