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Aprea. Dalla scuola pubblica alla scuola dei (super)mercati

Riprendo dal sito dell'Italia dei Valori un intervento di Antonio Di Pietro. Leggete attentamente e poi, dopo aver compreso bene cosa vogliono fare della scuola pubblica, correte a firmare la petizione. Qui. Il peggio del berlusconismo non è ancora passato.


Come avevo preannunciato durante il Convegno, organizzato dall’IdV, dal titolo “Facciamo lavorare la testa” svoltosi il 2 Aprile scorso a Roma, ho chiesto espressamente al Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, di prendere una posizione netta in merito alle forzature dell’iter parlamentare del ddl Aprea: per intenderci, quella proposta di legge che mira a riformare le nostre scuole pubbliche consentendo ai privati di entrare all’interno di esse, sia come finanziatori che come membri degli organi di gestione.

Già avevo denunciato l’accelerazione che questa legge ha subito attraverso la richiesta fatta dalla Presidente della Commissione Cultura della Camera (l’On. Aprea appunto!) per il “trasferimento in sede legislativa”; tutto ciò grazie all’armonia oramai stabilitasi in Parlamento tra le forze politiche che appoggiano il Governo. Il trasferimento in sede legislativa è una pratica a cui è possibile ricorrere solo se il provvedimento in esame viene considerato tra le questioni che “non hanno speciale rilevanza di ordine generale”; essa consente di approvare una legge senza farla passare per l’Aula, evitando in tal modo che tutti i parlamentari possano esaminarla, partecipare al dibattito e proporre eventuali emendamenti.

Dopo esserci rivolti al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinché facesse quanto in suo potere per ristabilire un normale iter parlamentare alla proposta di legge dell’Aprea, ho pensato che fosse importante che il Ministro Profumo, tecnico tra tecnici, esprimesse apertamente il suo parere in merito, visto che con parere contrario del Governo, il provvedimento non avrebbe potuto essere approvato per via abbreviata.

Purtroppo, come potete costatare voi stessi, Profumo non ha voluto esporsi e infatti la scorsa settimana il provvedimento ha continuato la sua corsa senza che i cittadini siano stati adeguatamente informati sulle ripercussioni che la riforma Aprea avrà sull’intero sistema di istruzione del nostro Paese.

Questa riforma destabilizzerà le nostre scuole pubbliche. Costringerà le scuole ad adoperarsi per trovare fondi per il proprio funzionamento. Quanto ciò possa lasciare indietro le realtà territoriali più deboli, lo lascio immaginare a voi. Creerà una pericolosa confusione di ruoli, tra chi opera nella scuola come formatore e chi proviene dall’esterno di essa e vuole, in previsione di chissà quale tornaconto economico, partecipare alla sua gestione (degli ultimi giorni è la notizia che una grande catena di supermercati, la CONAD, ha lanciato un’iniziativa, supportata dal MIUR con l’obiettivo di fornire alle scuole materiali per il loro funzionamento, a patto che i genitori degli studenti facciano acquisti nei loro punti vendita!).

Non solo: la proposta Aprea prevede che ogni scuola definisca, con un proprio “statuto autonomo” modalità di organizzazione della vita scolastica, di partecipazione di genitori e alunni alle attività scolastiche, e addirittura di definizione degli obiettivi delle proposte formative. Quali saranno le garanzie che a tutti vengano offerte le stesse opportunità?

Con l’approvazione della legge verrebbero anche cancellati i diritti democratici e di partecipazione degli studenti e dei genitori, perché verrebbe abrogata la legge che garantisce la partecipazione democratica di tutte le componenti alla vita della scuola.

Noi non rinunciamo ad ostacolare la corsa dell’Aprea e non rinunciamo a batterci per cambiarla radicalmente. Per questo abbiamo presentato decine di emendamenti, costringendo tutti i parlamentari della commissisone a misurarsi e a prendere posizione su ogni punto della legge. E vogliamo discutere una “pregiudiziale di costituzionalità”, perché questo testo, così come è stato articolato, viola apertamente alcuni principi garantiti dalla nostra Costituzione, come la libertà di insegnamento (art. 33), il diritto all’istruzione (art. 34) e, in senso più ampio, il diritto all’uguaglianza (art. 3).

Se si è impedito alle aule parlamentari di avere una discussione trasparente e alla luce del sole, noi cercheremo comunque di fornire tutta l’informazione possibile. Vogliamo informare il mondo della scuola, punto per punto, momento per momento.
Vi invito per questo a partecipare al blog che il Dipartimento Cultura e Istruzione IdV ha aperto per discutere con voi della questione e per darvi modo di conoscere la proposta di legge presentata dal nostro partito (A.C. n. 5075) per migliorare il nostro sistema di istruzione, partendo dalla consapevolezza che la scuola è un’istituzione pubblica di fondamentale importanza per la realizzazione di una vera democrazia e lo Stato non può pensare di ritrarsi dalla sua gestione, abbandonandola ai territori o peggio ai privati.

Sulla scuola occorre investire, reperire le risorse necessarie al suo buon funzionamento, farla crescere e migliorare, per garantire ai cittadini diritto allo studio e libertà di insegnamento.

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