“Italcementi
Colleferro vuole bruciare plastica, pneumatici e fanghi:
come uccidere una
città a norma di legge.”
Nell’assoluto delirio della
gestione dei rifiuti nel Lazio, con dichiarazioni istituzionali sull’ipotesi di
incenerire negli impianti di Colleferro o smaltire negli impianti delle
province, quanto Roma Capitale non riesce a più a sostenere, restiamo
esterrefatti dalla richiesta di assoggettabilità a Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA) relativa al nuovo progetto presentato da Italcementi
Colleferro in data 27 dicembre 2012 presso la Regione Lazio.
In una città in cui insistono una
discarica di Rifiuti Solidi Urbani, sostanzialmente fuorilegge, due
inceneritori di Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR), un’area industriale con
due siti di stoccaggio definitivo per rifiuti tossici, un cementificio, due
industrie che devono rispondere alla legge Seveso Bis per i rischi da incidente
rilevante, una centrale a turbogas, occupazioni di suolo con parchi
fotovoltaici per quella che noi definiamo “militarizzazione
energetica”, non ci saremmo mai aspettati che qualcuno avesse ancora la
faccia tosta di proporre nuovi impianti, per usare un eufemismo, fuori luogo.
L’Italcementi di Colleferro presenta
la sua “becera idea di sviluppo sostenibile” con la realizzazione di due linee
di incenerimento rifiuti, la prima con “fanghi biologici essiccati provenienti
dal trattamento delle acque reflue”, la seconda con “pneumatici fuori uso” e “fluff”
ovvero plastica frantumata. Nel nuovo progetto, del costo di 3,3 milioni di
euro, è previsto l’incenerimento di 36.000 tonnellate annue, circa 100
tonnellate al giorno di rifiuti, per alimentare i due forni esistenti di cottura
del clinker in sostituzione dell’attuale petcoke ovvero combustibile fossile.
Il Ministero dell’Ambiente, già
nel mese di Aprile, aveva affermato che era nelle sue intenzioni con apposito
decreto, approvato in fase di regolamentazione dal Consiglio dei Ministri e in
attesa dei pareri del Consiglio di Stato e delle Commissioni Parlamentari, «favorire e promuovere un accordo di
programma tra il ministero dell’Ambiente, alcune regioni italiane e Aitec
(Associazione italiana tecnico economica del cemento, ndr) sulla valorizzazione
energetica del Css nelle regioni italiane che sono maggiormente esposte e tutt'
ora in una grave situazione di emergenza», e affrontando quella di Roma,
aveva chiarito che la città «non entrerà
in emergenza se avrà questa prospettiva, che poi e' quella delle direttive
europee e delle leggi nazionali».
In pratica il CSS - Combustibile
Solido Secondario - non è altro che una ridefinizione della tipologia di
rifiuti da avviare ad incenerimento che comprende materie plastiche, pneumatici
fuori uso, scarti in gomma, tessili e scarti del calzaturiero, frazioni secche
combustibili. Vengono quindi favoriti i processi di incenerimento consentendo
di bruciare anche frazioni che in passato venivano escluse. Ulteriore gravità è
che il ricorrere al CSS in luogo del combustibile fossile viene inteso come “modifica non sostanziale” permettendo
di evitare l’iter autorizzativo solito mediante l’applicazione di un regime
giuridico ad hoc.
In futuro, se passerà questo
progetto, la qualità dell’aria complessiva a Colleferro e in aree limitrofe di
certo non migliorerà, in quanto i limiti di emissione concessi ad un
cementificio sono molto superiori a quelli consentiti ad un inceneritore di
rifiuti classico.
Ad esempio con riferimento agli
impianti di Colleferro e per una sola delle sostanze emesse in atmosfera, il biossido
di azoto (NOx), è stato autorizzato un valore medio giornaliero in uscita di 70
mg/Nmc per ogni linea di incenerimento rifiuti, di 800 mg/Nmc per il
cementificio.
La differenza è evidente, come è plausibile
che i riferimenti normativi, nazionali ed europei, che riguardano l’industria
del cemento, siano applicabili ad impianti situati lontano da nuclei urbani e
non in aree già altamente compromesse come la nostra. Attualmente in nessuna
parte del mondo sarebbe possibile insediare un’attività produttiva del genere a
pochi passi dalle abitazioni.
Italcementi si dimostra
rassicurante presentando scenari di emissione in atmosfera ridotti rispetto
alla situazione attuale, segnalando però in modo poco esauriente e visibilmente
di parte lo scenario di variabilità determinato dalle diverse sostanze introdotte
nel processo di combustione.
Il paradosso è che nella
stessa area prima si autorizza una centrale a turbogas funzionante a
combustibile fossile, giustificandola come migliorativa in sostituzione
dell’esistente; il giorno dopo si richiede l’autorizzazione per sostituire
un’alimentazione da combustibile fossile con combustibile derivato,
giustificandola sempre come migliorativa.
Evidentemente il legislatore non ha previsto che potessero esistere
situazioni folli come quella di Colleferro.
Nel caso in cui il decisore
pubblico che verrà chiamato alla valutazione del progetto abbia la memoria
corta, siamo a disposizione per ricordare tutte le azioni che nel passato
recente sono state compiute con autorizzazioni che non hanno tenuto in alcuna
considerazione l’alta concentrazione di problematiche ambientali e sanitarie.
Con estrema rabbia ci troviamo
per l’ennesima volta a fare ciò che qualsiasi amministrazione locale decente
dovrebbe fare, cioè informare la popolazione sui pericoli incombenti e far
valere i diritti dei cittadini. Come sempre questo silenzio è imbarazzante,
inquietante, assordante. Segno di una reiterata volontà ad occultare, unica
capacità che ci risulti essere peculiare.
Invitiamo pertanto,
nell’imminenza della consultazione elettorale, le forze politiche candidate ai
governi regionali e nazionali, nonché i rappresentanti locali , a dichiarare in
modo inequivocabile le loro intenzioni e la loro disponibilità ad aprire un
tavolo di confronto serio dove si possano esporre tutte le problematiche
ambientali in soluzione unica, al fine di stilare una serie di provvedimenti
volti al reale risanamento
ambientale, sanitario, economico e sociale. Senza questi presupposti i soggetti
menzionati abbiano almeno il pudore di evitare le nostre piazze per nominare,
come in passato, il nome “ambiente” invano.
Nel frattempo ci stiamo
organizzando per porre in essere tutte le azioni che riescano a far decadere
questo ennesimo schiaffo alla nostra dignità.
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