Il
notaio criminale è una delle tante, straordinarie comparse del
romanzo manzoniano. Vestito rigorosamente di nero. Con un
cappellaccio calato in testa. Impossibile non notarlo, tanto meno
conoscerlo. E' una specie di divisa, la sua. E chiunque a Milano sa
bene quale sia la sua funzione: arrestare la gente.
Quelli,
però, son giorni un po' particolari. La città è in rivolta. La
gente, esasperata dalla carestia, ha già messo a ferro e fuoco i
forni della città. Devastazioni e ruberie sono dappertutto. E, ad
aggravar la situazione, si aggiunge anche una nutrita lista di morti.
Già mentre si avvicina alla locanda, il notaio si accorge di un
certo fervore per le strade. La gente ha uno strano luccichio negli
occhi. E, sopratutto, continua ad avere la pancia vuota.
Manzoni,
nel notaio, ci consegna uno straordinario miserabile. Meccanismo
ubbidiente di un ingranaggio che serve senza comprendere. «Quando
uno nasce disgraziato! - pensava - Ecco; mi viene alle mani uno che,
si vede, non vorrebbe altro che cantare; e, un po’ di respiro che
s’avesse, così extra formam, accademicamente, in via di discorso
amichevole, gli si farebbe confessar, senza corda, quel che uno
volesse; un uomo da condurlo in prigione già bell’e esaminato,
senza che se ne fosse accorto: e un uomo di questa sorte mi deve per
l’appunto capitare in un momento così angustiato. (...) Ciò che
lo fece pensar così, fu un rumore straordinario che si sentì nella
strada: e non poté tenersi di non aprir l’impannata, per dare
un’occhiatina. Vide ch’era un crocchio di cittadini, i quali,
all’intimazione di sbandarsi, fatta loro da una pattuglia, avevan
da principio risposto con cattive parole, e finalmente si separavan
continuando a brontolare; e quel che al notaio parve un segno
mortale, i soldati eran pieni di civiltà.»
Il
notaio non è coraggioso. Al contrario. Neppure il ruolo
istituzionale è utile a farlo sentire al sicuro. Gli è servito nei
tempi di bonaccia. Per esercitare il suo piccolo potere garantito
dalla legge. Ma adesso che la situazione sta precipitando, la sua
divisa gli pesa enormemente. Non vuole rischiare di pagare troppo
quel po' di sicurezza economica che si è guadagnato nel tempo.
Ebbene. Questo straordinario esemplare di miserabilità ed
opportunismo, mentre si trova nella camera di Renzo, si affaccia alla
finestra. Non vorrebbe palesare il suo nervosismo, ma ha sentito un
brusio sospetto, e vuole controllare.
Dunque
si affaccia. Ed una scena lo riempie di terrore. Vede che, per la
strada, una pattuglia di sbirri sta intimando ad un gruppetto di
persone di sciogliersi ed andare a casa. Ma i soldati sono «pieni di
civiltà». Ossia. Sono gentili. Invitano piuttosto che ordinare. Ed
è questo che lo spaventa mortalmente.
Dunque
anche il vigliacco notaio criminale è perfettamente consapevole che,
quando la realtà che ci circonda rischia di esplodere, è
ragionevole usare parole. E toni. E modi. Gentili. Un po'
caramellosi, diciamo. Perchè comportamenti (e/o parole) diverse,
potrebbero portare all'esasperazione chi ne ha già per conto suo più
che a sufficienza. Quando la realtà è racchiusa in una tanica di
benzina, pensare di fumarsi una sigaretta, per quanto di per sé
legittimo, potrebbe non essere una grande idea.
Orbene.
Le parole e le pallottole sono due cose ben
diverse. Ed è bene che rimangano tali. Il neo inquisitore Grillo
Giuseppe, detto Beppe, non può essere considerato responsabile degli
spari davanti palazzo Chigi. Nè si può accusare i movimentini di
fondare la loro attività sull'esaltazione della violenza. Perchè le
parole son cose diverse, appunto, dalle pallottole. Ed è bene che
rimangan tali.
Ma.
Il signor Grillo Beppe, per sua stessa ammissione, è perfettamente
consapevole che la realtà del nostro paese è, al momento,
esplosiva. E lo è grazie anche al suo più che generoso contributo
linguistico. Tanto dal blog quanto dal suo camper in giro per il
paese, il guru non ha fatto altro che insultare pesantemente tutto e
tutti. Partiti. Sindacati. Personaggi politici. Ben al di là del
dileggio politico, ha fondato il suo messaggio elettorale sulla
creazione di feticci da bruciare, linguisticamente prima e
politicamente poi. Trasformando i suoi comizi in una specie di rito
catartico durante il quale il pubblico, alla stessa stregua degli
adepti di una setta mistica, aspetta che dalla bava del messia
scaturisca l'ennesimo anatema.
Sarebbe
stato bello, dunque, vedere il signor Grillo Giuseppe, detto Beppe,
assumere lo stesso atteggiamento della pattuglia di birri manzoniani.
Che, alla folla esasperata dalla carestia, si è rivolta con parole
ed atteggiamenti «pieni
di civiltà». Un po' di civiltà non
guasterebbe. Ma, ahimè, la sensazione è che ri-vedremo un film
vecchio. L'antico teatrino leghista. Quello che parlava di Roma
ladrona. E dei milioni di baionette (e di forconi) che il popolo
padano avrebbe imbracciato al seguito della sua messianica guida.
Oggi
il popolo grillino condivide molte delle follie del popolo nordista.
La rabbia incontrollata. Il linguaggio bellicoso. Tipico di chi trova
la fonte della propria identità politica solo nell'insulto. Ai
forconi, in linea coi tempi, si son sostituite le tastiere dei
tablet. Ma identica è la pantomima di dichiarazioni inquietanti alle
quali si chiede una rettifica. E la precisazione che arriva. E la
contro dichiarazione. E poi le ambiguità. Il detto. Il sottinteso.
Il distinguo. Ed i veri o presunti ideologi del movimento che parlano ma
in realtà, precisano, stavano scherzando. Mentre invece il loro
guru, che dello scherzo ha fatto un'arte ed una fonte di grande
arricchimento, pretende di essere preso terribilmente sul serio.
La
temperatura politica, almeno da un punto di vista linguistico, è in
drammatico aumento. FB è diventata una piazza nella quale pullulano
le farneticazioni deliranti di strani individui che scimmiottano la
bava incazzosa del capo branco. E' tutto un profluvio di inneggiamenti al gesto allucinante dello sparatore di Palazzo Chigi. Ma c'è anche il fiancheggiamento esistenziale, attraverso l'affermazione che quello avrebbe fatto ciò che tutti penserebbero andrebbe fatto. Ed alla replica che non è così, ossia che la gente non pensa affatto di poter risolvere i conflitti con gli spari, ci si sente accusare di ipocrisia! Il confronto, anche duro, è annegato
in una marea di slogan che non dicono niente. Una continua pubblicità
occulta all'esasperazione che non costruisce consenso, ma spinge
provocatoriamente verso il precipizio. Ed il brutto è che il
parossismo, oggi, rischia di crescere. Perchè il popolo padano potè
trovare la valvola della responsabilità politica. Mentre quello
grillino, schiacciato in un isolamento irresponsabile e completamente
sterile, si sente umiliato da una frustazione senza soluzione di
continuità.
I
soldati di Manzoni erano pieni di civiltà. Quelli del signor Grillo
Giuseppe detto Beppe, invece, continuano ad accendersi sigarette.
Potrebbe
non essere una grande idea.
[Ave]
Un giorno vorrei che mi spiegasse:
RispondiEliminaPer chi ha votato a livello nazionale,
Perché lo ha votato,
Se lo rivoterebbe,
Cos'é la democrazia,
Se siamo in democrazia,
E che differenza passa tra uno che spara ad un politico ed uno che si suicida perché non riesce piu a vivere dignitosamente.
Prof. ma che c***o centrano ste domande?
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