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Anagni. Il sogno infranto

E così il sogno è finito. Di qualunque cosa avrebbe dovuto trattarsi, da adesso bisognerà ricominciare tutto daccapo. Baldassarre Sansoni ha definitivamente gettato quella spugna con la quale, da tempo, era stata prosciugata ogni possibilità di sognare. Rassegnando le dimissioni, e permettendo il subentro del generale Guglielmo Rosatella in Consiglio Comunale, ha messo la parola fine al capitolo intitolato Uniti per il Cambiamento. Adesso si dovrà ricominciare a cercare. Un nuovo progetto. Un nuovo futuro. E non sarà per niente una cosa facile.
Prima di cominciare a farlo, però, non posso evitare di registrare una certa malinconia. Perchè Baldassarre Sansoni è stato il candidato migliore che questa città sia stata capace di tirar fuori da tanti anni a questa parte. Per capire quanto credito è stato capace di conquistarsi Sansoni, basterebbe ripensare alle incredibili vicissitudini che lo hanno decretato candidato di coalizione. A tempo quasi scaduto, in mezzo ad una coalizione pasticciona e frammentata. Un gruppo capace di perdersi appresso alle fantasmagorie di un terzo polo che diede prova solo di un'eccezionale capacità trasformistica.

Arrivato col fiatone alla prova della campagna elettorale, Baldassarre Sansoni ha saputo ridare dignità a liste, partiti e candidati in larga misura improbabili. Il risultato finale lo ha visto sconfitto davvero per un pugno di voti, centosettanta, ma la sua vittoria personale è largamente testimoniata dall'abisso che s'è creato con le liste. Tanti cittadini che votarono per Sansoni sindaco, infatti, poi non estesero il voto ad una lista a lui collegata.

Dietro Sansoni s'era riuscito a creare un progetto. Un progetto vero. Serio e credibile. Che certo, se le cose non fossero andate male per colpa di centosettanta irresponsabili, avrebbe riconsegnato a questa città la sua dignità perduta. Ed oggi che abbiamo di fronte un paese impantanato nell'inefficienza e nell'immobilismo più assoluti. Oggi che viviamo una città triste, senza profumi nè bellezza. Possiamo capire ancor meglio quale tragedia abbiano rappresentato quei centosettanta voti di scarto.

L'esito delle elezioni ha stabilito che i sinistri non furono capaci di vincere. Ma ciò che è venuto dopo ha evidenziato una verità forse ancor peggiore. I sinistri, ahimè, non son stati capaci neppure di perdere. Ed è questo il senso profondo che le dimissioni di Sansoni ci riconsegnano. La città aveva affidato nelle mani dei sinistri un compito estremamente importante. Fare l'opposizione. Stanare, controllare e verificare l'operato delle destre vincenti. E questo compito fu assegnato con grande consapevolezza. Quasi la metà esatta della città consegnò al gruppo Sansoni questo incarico. Quasi la metà esatta della città controfirmò la propria fiducia politica nelle sue mani.

Fare l'opposizione da così in alto, sapendo di avere dietro quasi la metà esatta dei cittadini. Sapendo al contempo che i destri potevano contare su un consenso ufficiale di appena 170 voti superiore. Avrebbe dovuto dare ai sinistri una forza incredibile. Avrebbe dovuto renderli consapevoli che, lavorando in modo responsabile, non sarebbe stato impossibile prospettare una fine prematura dell'amministrazione destra. Sopratutto, avrebbe dovuto fornire ai sinistri le chiavi culturali e sociali della città. Le cose sarebbero maturate da sole. Bastava essere pronti e responsabili. Col senno di poi, potremmo anche aggiungere che gli eventi occorsi in questi due anni di consiliatura avrebbero dato ulteriore spinta al rinnovamento proposto dai sinistri. Perchè i destri hanno saputo mostrare solo limiti, complicati ed aggravati dalla confusione con la quale hanno inteso il concetto di sinergia. Solo un modo più elegante di sottoscrivere il proprio vassallaggio nei confronti dei livelli istituzionali più alti.

Invece. Nel momento in cui la città ha chiesto ai sinistri di continuare a credere nel progetto, solo da una posizione diversa da quella sperata. I sinistri sono letteralmente implosi. Tempo un annetto, si è dimesso un consiliere. Ancora un altro semestre, ed ecco che la stessa guida di quella coalizione, Baldassarre Sansoni, si dimette definitivamente. E nel frattempo tutta una serie di errori e di prove miserevoli oltre ogni immaginazione.

Mancanza assoluta di unità. Sia dentro che fuori il Consiglio. I consilieri come pecorelle smarrite, dimentichi di quello che era stato il progetto. Capaci di mettersi a litigare davanti alla città per una nomina inutile. Vagabondi tornati allo stato brado dei tecnicismi, delle poltroncine, dei numeretti, degl'inciucetti. Un lato B di petulanti che hanno dato pessimo spettacolo non solo e non tanto di loro stessi, quanto del progetto che li aveva uniti ed in nome del quale erano andati a tanto così dalla vittoria.

E poi la cosa peggiore di tutte. In nemmeno due anni, i sinistri son stati capaci di disperdere quell'ampio credito che la città aveva loro attribuito. Nuovamente interrotti i canali del dialogo e del confronto. I politici di nuovo lontani, estranei. Rinchiusi in un'autoreferenzialità che la gente ormai, e non solo qui ad Anagni, non è disposta più a comprendere. Nè a tollerare. Un patrimonio disperso per pura incapacità.

Non so se, da questo punto di vista, Anagni sia un caso particolare. Ma, di fatto, questo è accaduto. Che un grande progetto. Ottime idee e valide proposte. Decisamente e stratosfericamente superiori alla vuota e vacua fotocopiabilità dei destri. Non ha trovato il consenso necessario per essere vincente solo a causa del personale politico che quel progetto ha preteso di incarnare. Non son state le proposte, a fallire. Ma gli uomini. I personaggi che quelle idee avrebbero dovuto far diventare realtà. E questa pochezza. Questa drammatica insufficienza delle persone s'è mostrata compiutamente dopo l'esito elettorale. E' come se i sinistri avessero continuato a perdere. Ogni giorno un po' di più. Fino alla resa definitiva di Sansoni. Colui che doveva essere guida del riscatto.

Assume significati quasi metafisici la consapevolezza che, qui ad Anagni, a sostituire il capo dell'opposizione sinistra salga un uomo dichiaratamente e fieramente di destra. E che costui entri in una coalizione che dovrebbe essere sinistra, ma che è composta da tre ex consilieri destri. I quali mai hanno rinnegato la loro appartenenza ideologica. Si sono semplicemente seduti sul lato opposto del Consiglio Comunale. Tali e quali.

Queste cose sono potute accadere perchè i sinistri, applicando logiche scellerate, scelsero di fare le alleanze dei numeri. Anche se la matematica politica, contrariamente a quella che si conosce a scuola, non è mai scienza esatta. Difatti, abbiamo visto tutti com'è finita. Il risultato di tutta questa confusione, dunque, è stato quello di affondare un grande progetto per Anagni perchè non si è avuto il coraggio di associare a tale grande progetto anche un profondo rinnovamento delle persone. S'è creduto che un progetto innovativo potesse essere realizzato da chi, per decenni, ha interpretato la politica sempre nello stesso modo. S'è pensato che un grande progetto innovativo potesse essere sposato fino in fondo, nello spirito, anche da chi fino a poco prima stava dall'altra parte, ed aveva fatto scelte completamente diverse.

S'è creduto che si potesse rinnovare realmente la città continuando ad usare la calcolatrice. A spostare le virgole. Senza sollecitare forze realmente fresche e nuove. Senza giovani. Senza donne. Limitandosi ad inglobare, in modo indifferenziato, i numeri. I portatori di numeri. Meglio. Quelli che furono ritenuti portatori di numeri. Ma che, alla bisogna, si son rivelati per quello che son sempre stati. Ibridi che in politica non hanno mai avuto grande successo.

Per tutti questi motivi quel sogno è definitivamente finito. Quell'esperienza chiusa per sempre. Non perchè fosse sbagliato il progetto per la città. Ma perchè ci si è illusi che un progetto del tutto nuovo non avrebbe avuto bisogno anche di persone del tutto nuove. Buoni per tutte le stagioni sono solo i qualunquisti. Coloro che non saranno mai capaci di essere nè carne. Nè pesce. Invece esistono epoche in cui serve la carne. E ce ne sono altre in cui serve il pesce. Continuare a non capirlo è il tragico errore di chi, per mantenere un orticello di dubbia utilità, è destinato a far fallire ogni ulteriore progetto innovativo.

Nelle dichiarazioni che sono seguite alle dimissioni di Sansoni non ho sentito affatto la consapevolezza che quell'esperienza ch'è stata Uniti per il Cambiamento è davvero finita. E che sia un bene che sia finita. Perchè è fallita. Non ho trovato traccia neppure della consapevolezza che è necessario voltare pagina. Riprendere i fili di quel progetto per la città, certo. Attualizzarlo sulle nuove dinamiche della realtà sociale e politica, certo. Ma innestarlo sull'assoluta necessità del rinnovamento del personale politico. Infatti continua ad essere centrale il bisogno di cambiare le regole del gioco. Non è più tempo di rispondere a logiche partitocratiche. Non servono più le sinuosità del potere nè gli azzardi dei numeri. Serve gente nuova. Gente nuova. Sganciata dalle vecchie logiche degli equilibrismi di potere.

Gente nuova. Che sappia portare l'entusiasmo delle idee. Della responsabilità disinteressata. Che sia pronta a rinunciare piuttosto che cambiare posizione. Che sappia dire di no. Che sia interessata al bene comune, non al potere in quanto tale. Che sappia intendere la politica come una forma particolarmente impegnativa di volontariato sociale. Che sappia mettersi da parte. Che sia capace di lavorare anche dietro le quinte, piuttosto che pretendere di stazionare ad ogni costo in un posto al sole.

Contrariamente a quanto sospettato dai sinistri, ed ampiamente incentivato dai destri, questa città ha dimostrato di non voler morire. C'è un'Anagni2 che non si è arresa. Ci sono tanti cittadini che hanno dimostrato, nelle Associazioni e nei Comitati, di amare davvero questa città. E sono stati capaci di mettere a disposizione tanto loro tempo. Tante loro risorse. E la loro fantasia. Ed il loro lavoro. Solo ed unicamente per il bene di Anagni. Senza bisogno di cariche. Incarichi. Tessere. Prebende. Finanziamenti. E, sopratutto, senza essere portatori neppure di un voto. Neanche un numerino. Piccolo piccolo.

Tutti costoro sono subentrati, proprio come il generale. Hanno preso il posto di partiti, coalizioni, amministrazioni. Degli assenti, degl'indifferenti, degl'incapaci. Sono subentrati in silenzio. Senza conferenze stampa. Senza proclami. Si sono messi a lavorare senza l'aiuto di nessuno. Contando esclusivamente su loro stessi e sul contributo della città. Convinti che solo la partecipazione attiva possa recare mutamenti positivi per tutti. Non hanno avuto bisogno di alleanze. Nè di coalizioni. Neppure di accordi sotterranei.

Ecco. Tra questi tanti cittadini potrebbe essere possibile trovare gli amministratori di domani. Che sappiano parlare con parole nuove. Semplici. Dirette. Senza bisogno di passare da una parte all'altra. Senza bisogno di perdersi nelle innumerevoli giravolte delle primarie. Delle secondarie. Delle convergenze che erano parallele, ma che poi, chissà come, s'intrecciavano sempre per difendere il potere in quanto tale. Tra queste potrebbero essere trovate le facce nuove. Bisognerebbe solo avere il coraggio di andarle a cercare.

Sansoni se n'è andato. La coalizione sinistra, se mai è davvero esistita, ora è definitivamente finita. Fuori dai partiti c'è una città che s'è rimessa in moto da sola. Serve un nuovo progetto. Una nuova alleanza. Non coi numeri taroccati di chi aspetta un'onda, una qualsiasi, per riemergere dal silenzio degli abissi. La città è pronta a partecipare. Per un progetto, e sopratutto con persone, finalmente credibili.

[Ave]

Commenti

  1. Sinceramente, credo che un nuovo progetto e un nuovo futuro, era da cercare a priori.
    Sansoni, nonostante la sua personalità, il suo curriculum, avrebbe dovuto prima o poi tirarsi in dietro. Anagraficamente ci siamo da un pezzo insomma.

    La coalizione che ha concorso alle amministrative non era più in piedi da tempo. Quindi rimbocchiamoci le maniche, damose da fà!

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  2. bella notizia, ma dove è il rinnovamento?
    i destri si sono fatti sinistri, i sinistri si sono fatti destri......
    una prece per questo paese

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  3. Non è per prendere le parti del "destro" in questione, che io definirei più come maldestro che semplicemente destro, ma nel senso di politicamente impacciato.
    Penso che sia giusto però dire che al di là di tutti i destri che si sono presentati per rinnovare, che non volevano più stare con Fiorito e Noto, ma poi hanno piroettato con un bel voltagabbana e ci hanno lasciato "co na mani de nanzi e una pe dreto!", Rosatella ha detto che pur non essendo di sinistra, avrebbe concorso con il centrosinistra ad Anagni. Se è consigliere è perché è il primo dei non eletti dell'intera coalizione. Ora: ve starà sullo stomaco, sarà quel che vi pare, nel momento in cui Sansoni lascia e scatta Rosatella, io credo che tutta la coalizione, soprattutto i non rappresentati in Consigli Comunale, abbiano da "chiedere" a questa persona. Chiedere di essere rappresentati. Sfidatelo a rappresentarvi!!!! Sfidiamolo!! Del resto, provare non costa mica nulla!

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  4. ci sta nadra pagnotta da magna'......affrettatevi il pranzo e' servito si faccia avanti il primo

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  5. rosateeeeee mo vedimo che si capace de fa',bla,bla,bla,bla

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  6. Si può avere una traduzione dei due ultimi commenti ? grazie

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  7. si sforzi un attimo scusi se lo chiedo vuol dire che no conosco questo modo di parlare e che forse non sono anagnino e/o anagnina forza forza che ha quasi capito!!!!

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