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Sport. L'urlo di Maicon terrorizza ancora. Per fortuna


La palla è rotonda. Quando comincia a rotolare non sai mai dove piffero andrà a sbattere. La minima inclinazione. Il minimo soffio di vento. La minima imperfezione del terreno possono determinare un'alterazione del suo percorso.  Insomma. Di una palla puoi ben dire da dove inizierà a muoversi. Ma non saprai mai, davvero, dove andrà a terminare il suo viaggio. A meno che non si parli di calcio. Perchè allora, in quel caso, la destinazione è nota. La palla deve infilarsi in rete. Nel calcio, tutte le strade portano al gol.

Domenica sera, a Milano, la strada del gol non è mai stata tanto spalancata. L'Inter ha stravinto strameritatamente un derby che, purtroppo per lei, è stato strainutile. Oltre che per l'orgoglio, infatti, il 4-2 finale non le servirà ad acciuffare quel terzo posto che, ad onor del vero, il gioco mostrato nella stagione non le avrebbe fatto molto meritare. Ma, proprio perchè la palla è rotonda, e non sai mai dove andrà a finire, è impossibile non sottolineare che la stessa squadra che è stata capace di farsi battere due volte dal Novara (retrocesso in serie B), ha a sua volta sconfitto due volte il Milan.

Comunque l'impressione è stata notevole. Voglio dire: l'impressione che ha fatto il Milan. Ma quella vista nel derby sarebbe stata la squadra che stava lottando per lo scudetto? Verrebbe quasi da pensare che sia stato sacrosanto che l'abbia perso. E' infatti sembrata una squadra stanca. Demotivata. Sfilacciata. Con pochissime idee ma, per fortuna, anche un bel po' pasticciate. Ma come avrà mai fatto ad arrivare fin lassù? Inquietante poi pensare che, eclissatasi la stella politica del berlusca, si sia eclissata pure tutta la stratosfericità del gioco milanista.

La palla è rotonda. E così, stavolta, s'è fermata davanti alla porta della Juventus. Essì. Infatti l'umiliante tracollo del Milan nel derby ha spalancato definitivamente i portoni del paradiso calcistico della Juventus, che ha così potuto festeggiare il suo scudetto. Vinto dopo una storia umiliante durata sei anni.

La Juventus ha vinto meritatamente, non foss'altro che chi vince ha sempre ragione, ma confermando il suo eterno stile. Ch'è radicato in un destino cinico e barbaro che la vuole eternamente protagonista dei peggiori eventi inquietanti. Il gol di Muntari era davvero gol. Com'erano davvero gol gli altri due, sempre del Milan, ugualmente non percepiti dagli arbitri. Tre partite che il Milan ha pareggiato invece di vincere. Significherebbero +6 in classifica. E, se ne togliete 1 alla Juventus, per l'immeritato pareggio nello scontro diretto, si otterrebbe la stratosferica cifra di +7 per i milanesi. Al netto della classifica attuale, e con l'ultima partita in casa col Novara, praticamente staremmo a parlare di un altro campionato. Un'altra storia.

Ecco. La Juventus continua a non capire la storia. La sua in modo particolare. Continua a (s)ragionare come se della sua storia non avesse capito nulla. E fosse, pertanto, eternamente condannata a ripeterne tutti i tragici errori. Magari con l'aiuto della solita svista arbitrale. Sul quotidiano Tuttosport, ieri, compariva una prima pagina con un gigantesco 30. Che sarebbe il numero dei campionati vinti dalla Juventus, se la società non fosse stata condannata a restituirne due, per allucinanti indegnità sportive che l'hanno umiliata fino alla serie B.

Questo scudetto potrebbe davvero essere il punto di svolta. Un nuovo inizio. Diverso. Normale. Potrebbe rappresentare simbolicamente il nuovo destino della società Juventus. Potrebbe essere l'occasione di pacificare gli animi di tanti imbecilli. Si. In passato abbiamo sbagliato. Ma abbiamo pagato. Ci siamo redenti. Ed ora ricominciamo, con spirito rinnovato, a stare tra le grandi del calcio mondiale.

Le prime reazioni al felice evento dello scudetto, invece, hanno fatto emergere solo il peggio. Il fango di una storia che la Juventus per prima avrebbe tutto l'interesse di sopire per sempre. Magari chiedendo, semplicemente, scusa. Ed invece già si addensano nuove nuvole polemiche. Certi giornalisti, così come certi tifosi e certi dirigenti, perseguono una specie di vendetta. Come se non fosse accaduto, alla Juventus, tutto ciò che un'orribile storia giudiziaria ha dimostrato.

Ecco. E' questo il famoso stile Juve. L'incapacità di essere normale. Di riconoscere i propri errori. In fondo, si tratta della primordiale arroganza sabauda. La dinastia che ha unito l'Italia solo per interesse personale. Per poi svenderla al primo ducetto affacciatosi sul ballatoio della storia.

E' questa arroganza che continuerà a fare del male al calcio. Che ne eroderà ulteriormente i consensi. Che ricomincerà ad alimentare l'odio contro la squadra sabauda. Contro la società sportiva figlia, oggi, di un'altra dinastia. Imprenditoriale e moderna. Ma ugualmente, come quella aristocratica
ed antica, assai odiata.

Ma nello sport l'unica arroganza che si può ammirare è quella della perfezione atletica. Come ha dimostrato, domenica sera a Milano, il numero 13 nerazzurro. Maicon Douglas Sisenando, meglio noto come Maicon. Che al 42esimo del secondo tempo s'è fatto una galoppata sulla fascia destra ed ha sparato un missile terra-aria di rara potenza e precisione. La palla è andata a spazzolare le residue ragnatele dell'incrocio dei pali della porta milanista. Ed ha lasciato il portiere in ginocchio, incredulo, nella tipica posa mistica dei fedeli che vedono e capiscono, finalmente, ed in un solo attimo, la verità della fede (sportiva).

Quella strapotenza atletica ha dato definitivamente lo scudetto alla Juventus. La palla è rotonda, insomma. Ed è entrata proprio nel punto più impossibile che esiste nello spazio cosmico di una porta di calcio. Dunque onore alla Juventus ed al suo scudetto. Ma il calcio, quello che piace a noialtri, ce la farà a stare lontano dai tribunali, e dalle intercettazioni, e da certe responsabilità oggettive?

Finchè ci sarà Maicon Douglas Sisenando, forse si.

[Ave]

Commenti

  1. Frate' sono e rimarranno 30.....poi il Milan dopo Muntari andò a +5 ed ha perso tutto fino ad arrivare ad oggi -4 e poi gli altri goal fantasmi proprio fantasmi non erano.Cmq fiero di essere Gobbo per il 30° scudetto .

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  2. Ma niente niente il Meazza un pò ci rosica!
    La storia di calciopoli è da riscrivere, il più pulito in quel periodo c'aveva la rogna come si dice dalle nostre parti. L'anno successivo al fattaccio (guardacaso) incomincia il ciclo vincente di un Inter che aiutata da un certo Rossi nei fantagiudizzi di calciopoli ne esce pulita (peccato che le intercettazioni "stranamente" ignorate dicono il contrario), per non parlare poi di un Milan che scampato alla serie B grazie al suo potere "politico" va a vincere una champions league che non meritava nemmeno di giocare.
    Tutto il resto è storia, compreso il trasferimento di campioni e scudetto da Torino alla Milano neroazzurra (mai la 3° classificata se ne era visto assegnare uno prima di allora).
    Adesso qui cosa si viene a chiedere?
    Di riconoscere i propri errori e scusarsi?
    A chi?
    Ad un Moratti prescritto?
    O ad un Milan che ad eccezione del gol nello scontro diretto s'è visto assegnare i peggio rigori quest'anno?
    L'ultimo derby stravinto meritatamente dall'Inter ne è stato il classico esempio, rigore inesisitente per i rossoneri e gol fantasma annullato ai neroazzurri.
    E come dice un certo numero 10:
    "Questa è la nostra festa, conquistata fino all'ultima goccia di sudore.
    E' la festa di tutti quelli che ci hanno sempre creduto.
    E' la festa di tutti voi tifosi juventini che al posto di abbandonarci avete fatto sentire ancora più forte la vostra voce.
    E' la festa di quelli che hanno esultato per un gol in serie B come per quello che è valso lo scudetto.
    E' la festa, perché no, degli avversari (non tutti) che ci hanno sempre rispettato.
    E' la festa di Balzaretti, Belardi, Bianco, Birindelli, Bojinov, Boumsong, Buffon, Camoranesi, Chiellini, De Ceglie, Giannichedda, Giovinco, Guzman, Kovac, Lanzafame, Legrottaglie, Marchionni, Marchisio, Mirante, Nedved, Palladino, Paro, Piccolo, Trezeguet, Venitucci, Zalayeta, Zanetti, Zebina. All. Deschamps.
    E doveva finire così, non ho mai smesso di crederci.
    Grazie a tutti, ragazzi. Godiamocela, ce la siamo meritata.
    Io c'ero, voi c'eravate. Noi c'eravamo. E ci siamo, finalmente.
    Siamo tornati." Alessandro Del Piero

    Un saluto, Stefano Ciocci

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  3. Fiera di essere milanista :-)!!!

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  4. Grande Stefano ...Grazie.
    Nico Lauretti

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