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L'ultima lettera

[dal Messaggero]
E' finita. In un periodo particolare dell'anno, in cui c'è un gran girare di lettere e letterine per Babbo Natale e per la Befana, anche gli (ex) operai VideoCon hanno ricevuto la loro. E' la messa in mobilità ufficiale e definitiva. In parole semplici: il licenziamento. I 1300 lavoratori da qualche giorno sono liberi di andarsi a scegliere un altro lavoro. Che non c'è.

I sindacati li hanno invitati ad attendere l'esito delle ulteriori trattative in corso col governo per una, eventuale, proroga di altri sei mesi della CIGS, ma il tempo passa inesorabile e l'agonia di una azienda tanto importante per il territorio s'è trasformata in angoscia per tante persone e tante famiglie. Davvero il modo peggiore di trascorrere le feste natalizie.

C'è davvero molto poco da dire, purtroppo. Ma nel giorno in cui in città si parla di altro. Nel giorno in cui le cronache riportano altri sorrisi, diventa importante ricordare coloro che, invece, il sorriso rischiano di perderlo per sempre. Chissà se, un giorno, ci sarà modo di chiedere il conto, politico, di quanto avvenuto. Dell'incapacità di mantenere il lavoro industriale in questa città, in questo territorio. Dell'incapacità di cercare e trovare fonti di ricchezza alternative all'industria, se un ciclo si sta chiudendo.

Chi avrebbe dovuto gestire questa trasformazione? Chi avrebbe dovuto accompagnare il territorio attraverso questo passaggio epocale, per ripensare uno sviluppo concreto e sostenibile, in linea con le trasformazioni di un mondo sempre più complesso?

Ecco. Li avete votati voialtri, coloro che avrebbero dovuto lavorare per tutto questo. Per voi. Per noi. Per la città. Ripensate bene alle persone alle quali avete delegato una fiducia così profonda ed importante. Ripensatele in tutto il loro spessore politico ed istituzionale. E poi mettetele in mezzo ai problemi. Accanto alla vostra vita. Alla speranza del vostro futuro. Cosa ne esce fuori?

Intanto la VideoCon non esiste più. Ed i 1300 lavoratori non servono più. Alla VideoCon. Al mercato del lavoro. Alla città. Un impoverimento che va molto al di là della tragedia individuale. Perchè l'economia dell'intero comprensorio sarà investita da questo tsunami sociale. Con conseguenze che non è facile neppure immaginare.

Non siamo riusciti a mantenerci l'ospedale. Non siamo riusciti a salvarci le fabbriche. Non siamo riusciti a riprenderci un territorio pulito e senza veleni.

C'è qualcuno che ancora vuole bene a questa città?

[Ave]

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