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Governabilità. Un principio morale, non una opportunità



Un altro fulmine si aggiunge a questi tempi non poco travagliati della Repubblica Italiana: l'ingovernabilità. Vago a testa bassa nel tentativo di dare un'immagine concreta a questo momentaneo sussulto della democrazia italiana, invitato alla lettura di un editoriale di Alessandro Seri con non pochi spunti di riflessione.

L'azione di governo che ha contribuito alla situazione sociale economica è il frutto di patti scellerati tra classi dirigenti ed apparati dello stato, tra governi di sommossa popolare (quelli in cui c'era al governo la Lega Nord per intenderci) ed una ricetta di alto gradimento da parte di una legge elettorale fatta apposta per i governi del Nord. «Ho attraversato gli anni girando su una barchetta zoppa in questo lago morto che oggi mi appare l’idea di rappresentanza, così alla vigilia del carnevale dei manifesti elettorali già mi rassegno alla fatica, immensa più che mai, per una scelta. E questa è la disdetta più ingombrante in questi giorni freddi, aver vissuto dal di dentro gli anni novanta ed il duemila, essermi reso conto ora che tutto sempre cambia per non cambiar mai nulla» dice Seri inneggiando ad una idea di cambiamento che non avrà il massimo del confort (le cinque stelle) ma sarà copia di quei bell'imbusti che tiravano il carroccio a colpi di «Roma padrona, Roma ladrona!».

E allora la base dei partiti politici odierni, nata dopo il sacrificio di molti, che gode dei diritti avuti nella Costituzione dovrebbe illuminare quelle nuove leve che si stanno per sedere ai comandi di questa macchina governativa. Si, perchè l'eredità di una posizione politica sta nell'obbligo di guardare avanti, la governabilità somigli più ad un principio morale e non ad una opportunità, in modo tale che il voto non si tramuti nell'ennesima tirata di giacca ma in un cammino che si risolve con i programmi più promettenti, le idee che danno un volto al cambiamento. I padri di questo cammino storico sono stati Ingrao, Calamandrei e Pertini, che si sono succeduti in tempi in cui la governabilità aveva i prinicipi morali che dovrebbero essere conosciuti anche ai più piccoli. Un social device (=dispositivo sociale) che non può essere più urlato nelle piazze ma testimonianza di un paese in crescita, sia nel linguaggio, sia nelle idee.

A tutti coloro che rincorrono lo scranno, a quelli che come dice Seri «quale sia il motivo di tanto immobilismo e [si] rispondono che sta nella supponenza dei mediocri che devono, per forza e mai per merito, rispondere dei tanti favori elettorali», io consglio di fare riferimento a quelle figure che attraverso la loro vita hanno illuminato il paesaggio italiano, con grande fatica e innegabile moralità.

Stefano Sansoni

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