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Lezione francese


Non capita tutti i giorni. E, sopratutto, non capita in Italia. Di vedere un dirigente aziendale spogliato ed inseguito dalla rabbia dei lavoratori che sono destinati al licenziamento.

Ed in verità non è capitato. In Italia. Ma in Francia si. E non pochi son stati quelli di noi che hanno sorriso. E, in quel dirigente fuggente con la coda tra le gambe, desideroso solo di mettersi in salvo, hanno intravisto le fattezze di altri dirigenti. Altri padroni e padroncini nostrani, responsabili di nefandezze occupazionali o, semplicemente, percettori di ignobili prebende non supportate da adeguate e comprovate capacità.

Il pensiero più diffuso dalle nostre parti, di fronte a quelle immagini, è stato qualcosa di molto simile a queste parole: «Noi non siamo capaci neppure di questo». Che è considerazione sottilmente malinconica, che presuppone senso di sconfitta e, finanche, di vergogna.

Perchè, diciamocela tutta, è proprio così. Noialtri non siamo più capaci di inseguire i responsabili della nostra rovina. Non sentiamo più alcun senso d'indignazione. Neppure per questa classe politica indecente. Davvero vergognosa. Che, quando non è palesemente ladra e farabutta, si rivela senza alcun tipo di palle. Neanche un ideale, neppure il coraggio di una bandiera. Solo, unico ed esclusivo panorama essendo il raggiungimento di qualche posizione di rendita, finanche piccola, dalla quale poter poi sperare nel triplo salto con avvitamento (ideologico) verso altre posizioni più vantaggiose.

Deve essersene reso conto, il Landini, che persino il derby coi francesi lo stiamo 
perdendo in modo umiliante. Sarà forse per questo che, improvvisamente, se n'è uscito con una dichiarazione, a metà strada tra la minaccia e la promessa, che anche i lavoratori italiani sono pronti ad occupare le fabbriche. Notare 
quell'anche.

Ci viene però da chiederci: davvero? Davvero i lavoratori italiani sono pronti ad 
un'azione del genere? Nutriamo qualche dubbio. Ma non tanto nei confronti dei 
lavoratori. I quali incazzati lo sono. Un po' ovunque. Dai classici operai 
agl'impiegati. I docenti. Persino i poliziotti ed i dottori. A destarci perplessità sono le condizioni miserevoli dei sindacati italiani. Sarà forse che il parametro personale è misurato su quelli della scuola, sui quali sarebbe bene stendere un pietosissimo e miserabilissimo velo. Per dire, noi docenti stiamo ancora aspettando il famigerato Vietnam col quale avrebbe dovuto iniziare quest'anno scolastico. Ma chissà. Forse abbiamo equivocato tutti. Forse si trattava solo della proposta per una gita scolastica.

Sempre meglio che finire, magari, nella solita Parigi.

[Ave]

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