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Renxit. Riciclare, riciclare, riciclare

Di una cosa potete stare tranquilli: non se ne andrà mai. Perchè non se ne vanno mai. Non se ne vanno più. Neanche quando hanno spergiurato di ritirarsi da tutto in caso di sconfitta. «Resistere! Resistere! Resistere!». Era nato come grido di battaglia della società dei cittadini contro la deriva autoritaria del berlusconismo. E' diventata la colonna sonora con la quale il pyddy accompagna la propria discesa agl'inferi: l'avvento dell'autoritarismo renzyano.


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Il progetto di Licio Gelli, nel frattempo, va avanti ch'è un piacere. Berlusconi ha distrutto la destra. Renzi ha distrutto la sinistra. L'Italia è un altro passo più vicina all'avvento della dittatura perfetta. Quella che si fonda sul disprezzo della politica e dei partiti. Quella che sembra fiorire "naturalmente" nell'animo dei cittadini sfiancati da decenni di malaffare, di abusi, di menzogne. Mentre gli ospedali chiudono e finisce che muori perchè non sai dove curarti, e comunque non hai i soldi per farlo. Sia chiaro: nessuna dittatura si occuperebbe seriamente della salute dei cittadini a questo livello. Ma crederlo possibile, anzi certo, è il vizio antico di un popolo nel quale alcuni, particolarmente ignoranti, sognano ancora oggi la ricomparsa di "lui".

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Si è tanto discusso, e si continuerà a farlo probabilmente per un altro po', se la cosiddetta minoranza pyddy debba andarsene a formare un altro gruppo politico. Ricordate i mal di pancia bersaniani? Fuoco e fiamme, prima. Voto sempre a sostegno, dopo. Ed infatti, a prescindere, tutte le riforme dimmerda del regime renzyano sono state, di fatto, votate anche dai bersaniani. Ossia da coloro che alzavano alla luna alti lai, per poi scodinzolare tranquilli nel momento della prova di coraggio. In realtà, però, ad andarsene dovrebbero essere gli altri. I renzyani. Perchè il fatto che il pyddy (ossia: l'erede del più grande ed importante partito comunista del mondo occidentale) sia ad oggi capace di ricevere consenso solo dalle fasce sociali più ricche e perbeniste, dai banchieri, dagli industriali, dai poteri forti e fortissimi. E sia invece schifato profondamente dalle fasce sociali più basse ed umili. Dal ceto medio. Dai giovani. Ebbene, tutto questo dovrebbe essere la prova definitiva che a tradire il mandato storico ed ideologico del PCI non è stata la cosiddetta minoranza, ma proprio renzy ed il suo sistema di potere.

[3]
Per la proprietà transitiva della matematica, dunque, sono i renzysti che dovrebbero andarsene e fondarsi il loro partito. I renzysti hanno compiuto la transumanza verso il centro. Hanno occupato lo spazio un tempo della DC. E lì hanno incontrato ex e neo fascisti, ex e neo cattolici, ex e neo socialisti: una fauna politica quanto mai indeterminata e variopinta. Insomma: la famosa accozzaglia. Hanno accolto ed inglobato ed assorbito e digerito tutto e tutti. Non hanno più bisogno del libretto rosso di Mao Zedong? Preferiscono Topolino a Marx? Padronissimi. Ma perchè allora continuare a fingersi di sinistra? Perchè non dichiararlo ufficialmente, e definitivamente, che il piddy renzyano è un'altra cosa? Auguri e figli maschi. Che i grandi dei accompagnino il vostro cammino. Verso il nulla.

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Che poi, insomma. Una volta partito il partito, ossia il pyddy, che rimane qui tra noi, in quella piazza che un tempo si chiamava sinistra? Un mucchio di speranze, ammassate in un angolo come ferri vecchi. Mucchietti di sogni ingialliti dal tempo e dalle intemperie politiche di un mondo che non è rimasto immobile ad aspettarci. E' andato avanti mentre noialtri siamo rimasti troppo fermi a sottolineare i soliti libri, e non ci siamo accorti che, nel frattempo, le parole sono cambiate. Cambiata è la società. Cambiate sono le persone. L'unica cosa che non è cambiata, ma che avrebbe dovuto profondamente, è la politica. Abbiamo scambiato la fedeltà a valori ancora oggi validissimi con la capacità di rimanere assolutamente fermi mentre il vento della storia soffiava impetuoso. Se ancora oggi dove ci sono cinque comunisti ci sono dieci gruppi politici diversi, ciò significa che quel vento impetuoso non abbiamo ancora saputo sentirlo soffiare dentro.

Forse è giunto il momento di riaprire gli occhi, la mente. Il cuore. E di ricominciare a leggere il libro di quella storia che ci sta scorrendo accanto.

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