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Trasparenze, VIII

...


Appoggio la mano sul tuo cuore. Ti sento respirare nella luce tranquilla del tramonto. Dormi già? Ci sarò io a custodire i tuoi sogni. Tutti quanti. Qualunque essi siano. Li proteggerò io per te.

Quand'ero piccolo mi dicevano di sognare. Di farlo la notte, con gli occhi chiusi. E chi mi voleva bene mi augurava di fare bei sogni. Durante la notte. Al buio. Mi chiedo cos'è che è andato storto. Perchè io i sogni, di notte, non li ho mai fatti. Freud ci dice che noi facciamo sogni. Sempre. Anche se non ce li ricordiamo al risveglio. Se non fosse così, impazziremmo.

Ecco. Mentre guardo il tuo fianco dolce che si solleva al tocco leggero del tuo respiro. Mentre nel tramonto dolce le montagne sembrano trasparenti come se fossero disegnate. Io penso che mi piacerebbe conoscere tutti i sogni che ho fatto. In tutte le notti della mia vita. A cominciare da quelli di quand'ero bambino. Quando chiudere gli occhi era il biglietto d'entrata per un mondo fantastico. 

Dove sono finiti tutti quei sogni? Chi li tiene prigionieri? Chi potrà liberarli per me? Forse tu, amore mio? Intanto rimango qui. Accanto a te. Mentre nella stanza la luce diminuisce. La tua mano nella mia. Ti sento respirare dolcemente. E penso che avermi nascosto i sogni che ho fatto nelle lunghe notti della mia fanciullezza sia stata una mostruosità. Una cattiveria. Inutile. Che esige un risarcimento.

Non lo so. Qualcosa è andato storto. Sono davvero impazzito, come minaccia il buon vecchio Sigmund? Può darsi. Ma adesso sono qui. Davanti al tuo respiro placido. Ai tuoi occhi chiusi. Stai sognando? Ti vedo, nel sogno. Mentre tieni gli occhi aperti. Mentre ascolti una musica che ti sgorga da dentro, chissà da dove. Ti sento ancora più forte. Mi sento più forte. Il tuo sogno abbraccia il mio. E non so più dove finisce la mia pena. Dove inizia la tua. Il tramonto ci avvolge insieme in un lenzuolo, ambrato, di luce divina.

Stai sognando. Sto sognando.
Ti stringo un po' più forte.
Non ti sveglierò mai più.

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