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Analisi Regionali 2010. Valeriano Tasca

Le Regionali son passate. Lo sapete. Hanno prodotto alcuni risultati. Bene. Per ragionare insieme sul voto appena concluso, ho invitato e sto invitando rappresentanti delle varie forze politiche anagnine ad una analisi e ad un confronto sulle ragioni di questi risultati. Le due domande di partenza sono molto semplici. Perchè la destra ha vinto? E perchè la sinistra ha (di nuovo) perso? Il confronto è assolutamente aperto a tutti. Non solo alle forze politiche, ma anche ai cittadini. Gli interventi vanno spediti alla mail che trovate nelle info di questo blog. O, se preferite, nei messaggi di FaceBook.

E' dunque con questo spirito che si apre oggi il dibattito col primo intervento. E' firmato da Valeriano Tasca, noto esponente de LaDestra cittadina e provinciale. Lo ringrazio pubblicamente per l'articolo inviato. [Ave]

VALERIANO TASCA (LaDestra)

Vorrei iniziare questa piccola analisi del voto con una precisazione. Non ha vinto la destra, ma ha vinto una coalizione politica molto vasta, che assomiglia ad un centro conservatore e che contiene partiti che non hanno nulla a che fare con quello che è la destra. Poi per fortuna ci siamo anche noi, eredi di una tradizione di destra sociale, che deve essere valorizzata.

Ha vinto la coalizione della Polverini, pur non essendoci la lista del PDL a Roma e Provincia di Roma, semplicemente perché c’era un candidato più credibile, con un programma più attento a quelle che sono le esigenze della gente, perché anche Berlusconi ci ha messo del suo e ha tirato la volata finale, e poi perché si è invertita una tendenza che fino a 10 anni fa era a favore della sinistra.

Gli elettori del centro destra vanno a votare e quelli del centro sinistra non ci vanno più. Una volta quando c’era il pericolo astensione, si sapeva che la sinistra era compatta e pronta a mettere in campo la sua macchina elettorale per mandare gli elettori a votare, anche perché c’era ancora quel connotato ideologico che imponeva ai militanti della sinistra di andare a votare. Insomma la classe lavoratrice si muoveva al richiamo delle armi. Oggi la sinistra ha perso il contatto con quello che è stato per anni il suo bacino di utenza per abbracciare tesi liberali e liberiste, lasciando la classe lavoratrice in balia di se stessa. Al nord ad esempio oggi chi sostiene i diritti dei lavoratori è la Lega, mentre al centro, il voto di questi va al PDL, anche se questo non ha nessuna tesi politica circa la protezione dei diritti dei lavoratori, però ad esempio in queste elezioni si è avuto intelligenza nel candidare una sindacalista che nel programma ha appunto messo punti importanti sulla difesa dei diritti nel campo del lavoro e nel campo sociale. Insomma il centro destra, chiamiamolo così ha avuto due grossi punti di vantaggio. Il primo è stato la vicinanza con la gente, il secondo è Silvio Berlusconi, ed io non essendo berlusconiano devo però in questa analisi affermare come egli riesca a spostare grandi quantità di voti. Il PDL senza Berlusconi varrebbe poco o niente.

La sinistra o il centro sinistra, ha dimostrato ancora una volta tutte le sue pecche. Il PD che ancora dobbiamo capire cosa sia, ha perso anche a Roma e Provincia e questo significa che ha perso in una sua roccaforte, segno di come appunto continui a non avere un programma politico serio ma solo a fare la guerra a Berlusconi, solo che la fa anche male. Mentre Di Pietro che la sa fare bene la guerra e sull’antiberlusconismo ha costruito la sua fortuna, riesce a crescere sempre di più, anche perché riesce ad intercettare quella voglia di giustizia che c’è in Italia e che il PD di certo non può farsene interprete giacchè nelle sue fila ha personaggi che con la giustizia non vanno molto d’accordo. La sinistra ha perso perché non è più sinistra, perché crede che basti seguire l’esempio di Obama per avere elettori, ma si dimentica che siamo in Italia e non negli States.

In questa analisi però vorrei fare una riflessione, perché non so quanto sarà vero che si applicheranno quelle tutele sociali e quelle politiche per i lavoratori oggi necessarie, in quanto i due più grandi partiti sono mossi dall’ultima grande ideologia che vige in Italia, il liberismo. E storicamente i regimi liberali non hanno mai tutelato i lavoratori e hanno sempre messo ai margini quei partiti o movimenti che invece facevano del sociale la loro bandiera e poi, i regimi liberali non hanno mai creduto nel suffragio universale. E oggi con 16 milioni di italiani che non votano perché si sono resi conto che i due grandi partiti sono solo carrozzoni e macchine elettorali e gli estremi non hanno voglia di fare battaglie contro questi, andiamo incontro a quello che i due grandi partiti vogliono, cioè avere quanti meno elettori possibili da togliere agli estremi la possibilità di crescere.

Commenti

  1. Tra i diversi spunti che mi sembrano interessanti nelle parole del Valeriano, c'è una frase che mi è rimasta sospesa nell'aria: «Il PDL senza Berlusconi varrebbe poco o niente».

    Quello che mi preoccupa, e non poco, è che una cosa del genere io l'ho sempre pensata. Però io faccio poco testo, perchè ho sempre considerato il berlusca un abominio politico. Che la stessa cosa sia pensata, però, dall'esponente di un gruppo politico che del PdL è alleato organico e convinto, bè mi pare che cambi le carte in tavola.

    La questione a me pare davvero centrale e, per evitare di scrivere una tesi di laurea, provo a riassumerla con due piccole provocazioni.

    [1] Al netto della spettacolarizzazione, dell'americanizzazione, della personalizzazione, qual è stata la reale innovazione che Berlusconi ha introdotto nella vita politica italiana? Quale rivoluzione ha introdotto? Quale ideologia politica od economica ha imposto al paese?

    La mia risposta è: assolutamente nessuna. Personalmente non riconosco a Berlusconi alcuna vera capacità politica, nè da statista, nè da economista. Al netto delle capacità da piazzista, ha saputo manovrare un intero paese solo per interessi personali. Berlusconi è il risultato meravigliosamente riuscito di un esperimento tentato da secoli. E' un uomo senza filosofia.

    [2] Il PdL, a prescindere dalle considerazioni spicciole che può suscitare, è formato (anche) da persone che vengono da lontano. Che si portano appresso una storia. Finanche una ideologia estrema. Persone che, all'opposto, una filosofia ce l'hanno eccome. Ebbene. Che fine ha fatto tutta questa storia? E cosa succederà quando Berlusconi uscirà dalla scena politica?

    Potrebbe forse sembrare paradossale dirlo adesso, dopo risultati tanto esaltanti, ma non sarà che, alla lunga, scopriremo che il risultato più duraturo di Berlusconi sarà stato quello di distruggere, e chissà per quanto, la possibilità che in Italia nasca una destra di tipo europeo. Non eversiva. Non complottista. Non terroristica. Non demagogica. Non populista. Una destra conservatrice ma costituzionale?

    [3] Si parla, sempre più seriamente, degli "eredi" di Berlusconi. Ma cosa esattamente si erediterà? Un pensiero politico? Un progetto politico, sociale, economico? E quali? Oppure, più prosaicamente, un malloppo di voti e di empatia costruita dalle tv ed asservita ad interessi personali?

    Se davvero il PdL, senza Berlusconi, vale poco o nulla, che ne sarà della Renata? Di Ciarrapico? Della GrandeEffe?

    [Ave]

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