Il gran caldo e la domenica di mare forse non vi ha impedito di provare un brivido di disgusto. A Palermo ignoti hanno danneggiato le statue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, appena piazzate. Il gesto vergognoso, nonostante tutto, mi fa ben sperare. Perchè 20 anni fa la mafia se ne sarebbe altamente impippata delle statue. Il fatto invece che, oggi, senta il bisogno di prenderle a martellate lascia intuire una difficoltà. Una debolezza. Una diminuzione di quel potere culturale fatto di omertà, di ubbidienza, di violenza, di illegalità che è contrastato da una cultura opposta. Quella dei due giudici massacrati. Una cultura fatta invece di legalità. Di responsabilità. Di onestà. Di senso dello stato. Ecco. Mi pare che abbattere le statue sia il riconoscimento che esse rappresentano dei valori forti. Non più di una sparuta minoranza. Dà il senso che ciò che quelle statue rappresentano è riconosciuto come avversario, come nemico vero.
I due magistrati sono stati nemici veri della mafia. Implacabili. Per questo sono stati assassinati. Ma la notizia più bella, oggi, è che essi, sebbene non più con noi, continuano ad essere nemici veri della mafia. Il loro esempio, il loro sacrificio, la loro opera continuano ad opporsi alla cultura mafiosa. Anche sotto forma di statue.
Insomma. La loro lotta non è finita. Essi continueranno, insieme, ad alimentare la nostra speranza. [Ave]
I due magistrati sono stati nemici veri della mafia. Implacabili. Per questo sono stati assassinati. Ma la notizia più bella, oggi, è che essi, sebbene non più con noi, continuano ad essere nemici veri della mafia. Il loro esempio, il loro sacrificio, la loro opera continuano ad opporsi alla cultura mafiosa. Anche sotto forma di statue.
Insomma. La loro lotta non è finita. Essi continueranno, insieme, ad alimentare la nostra speranza. [Ave]
che vergogna!
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