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Scuola. Omicidio di stato. Il caso Norman Zarcone

Ho fatto non poca fatica a trovare la notizia. L'ho cercata su invito di Paolo Carnevale, che me l'ha segnalata ieri pomeriggio. E' che la scuola non la fa neanche più, notizia. La scuola e tutti quelli che ci lavorano o che sperano di continuare a lavorarci. La storia da raccontare è molto triste. Peggio. E' devastante. Riguarda il giovane che vedete nella foto. Si chiamava Norman Zarcone. Di Palermo. Era un brillantissimo ricercatore universitario. 27 anni e tanti ma tanti attestati a certificare uno spirito brillante e meritorio. La notizia è questa. Si è messo sul davanzale di una finestra. Ha fumato la sua ultima sigaretta. E si è lanciato giù. Altri dettagli li potete trovare sul Giornale di Sicilia. E' il padre del povero Norman che parla di omicidio di stato. I responsabili li conoscete bene. Sono i due assassini ufficiali della scuola pubblica. Il signor Tremonti e la signorina Gelmini. Pensateci. Tutti voi che, giustamente, lottate contro la cassa integrazione dei 50 lavoratori asburgici. Voi che, giustamente, pagate le tasse universitarie dei vostri figli. Li accompagnate alla stazione quando non è a disposizione la navetta. Li vedete angosciarsi per anni sopra i libri. Voi che, giustamente, sognate per loro un futuro migliore del vostro. Ma che non potete fare altro che vedere i vostri figli diventare adulti senza sogni. Senza speranze. Una valigia piena di cultura, di buoni propositi, di grandi sacrifici che non porta in nessuna stazione.
Ecco. Quando pensate alla scuola, ogni tanto. Per sbaglio. Pensate pure a Norman.
[Ave]

Commenti

  1. Purtroppo Norman non è il solo a dover essere pianto. Vado a memoria...chi si ricorda più del ragazzo morto in un liceo del nord, qualche anno fa, per un pezzo di soffitto che gli è crollato addosso? Chi si ricorda più della scuola elementare crollata su tutti quei bambini non per colpa del terremoto ma della speculazione ?
    Oggi al tg 3 hanno fatto vedere una scuola di Borgonovo a Tivoli, struttura apparentemente nemmeno tanto datata, ma sicuramente con i segni evidenti di lavori fatti in ecomomia. Hanno fatto vedere cornicioni che crollano, giardini invasi da erbacce, nei quali tra l'altro i ragazzi fanno attività fisica poiché la palestra è inagibile, crepe nei muri e le mamme che sono anni che chiedono, inutilmente, una soluzione e che nonostante tutto, col il patema d'animo ogni anno accompagnano i propri figli in quello schifo.
    Tutto questo stride con la scuola
    di Adro. Qualcuno renderà conto alle mamme di Tivoli o alle altre che mandano i propri figli in scuole dove la sicurezza è un optional, perché ci sono bambini di serie A e bambini di serie B?
    Se fosse un campionato di calcio, penso che alcune scuole non avrebbero i requisiti nemmeno per le catorie più basse.
    Forse qualcuno avrebbe dovuto scaricarsi la suoneria per Lippi che andava di moda dopo l'esclusione dell'Italia ai mondiali :"VERGOGNA".
    E questo è solo uno dei problemi della scuola malata italiana.

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  2. Un affettuoso abbraccio ai genitori di Norman...

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  3. è intanto continuano ad esserci benefits e auto blue a favore di questa manica di inetti... per la modica cifra di 4 miliardi di euro di spese annue solo per le auto blue... equivale a dire che, se ad esempio un ricercatore costa allo stato 18000 all'anno, ci sarebbero circa 222000 posti disponibili in più... non male direi... sarebbe un paese di ricercatori... sarebbe ora che tutti noi ci riunissimo per riprenderci il maltolto... o no?... tagliare le spese e i benefici a quel gruppo di fannulloni che ci governa... e soprattutto da ora in poi non vendersi assolutamente al primo politico di turno sarebbe doveroso per gente, come Norman, che è morta per questo motivo... è un omicidio di stato in tutti i sensi!

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  4. Sono totalmente d'accordo. Non solo e non tanto sulla proposta in sè. Quanto sopratutto sul metodo. Sulla prospettiva. Sull'idea di fondo che ispira l'azione concreta. Che è semplicissima nella sua profondità. Un altro mondo è possibile.

    Non solo. E' possibile un altro modo di agire nella società, per il bene pubblico. Nessuno ha mai contestato l'esigenza di tagliare gli sprechi. Sopratutto in un momento di crisi mondiale. Ma il lavoro non è uno spreco. La scuola, l'istruzione, la ricerca non lo sono. Così come non lo è la sanità. E non è uno spreco neppure spendere per l'ambiente.

    Tutti questi sono (anzi sarebbero) denari ben spesi. Che ci farebbero guadagnare molto più di quanto investito. Perchè più gente che lavora significa più tasse. Significa più gente che può spendere e far circolare il denaro. Migliore qualità dei servizi scolastici e sanitari significa più gente che può dare il meglio di sè là dove si sente realmente portata. Significa una popolazione più sana, che ha bisogno di meno medicine.

    Al contrario. Meno soldi per le auto blu. La cancellazione delle province. Il rogo di tutti gli enti e di tutte le comunità montane, collinari, pianeggianti e marine. Oltre ad una revisione completa di stipendi e benefici del personale politico italiano. Tutto questo libererebbe una montagna di risorse per le cose davvero importanti.

    Forse allora i tetti delle scuole non cadrebbero in testa agli studenti. Forse non ci sarebbe bisogno di aspettare otto mesi per fare una TAC. E forse. Forse. Tutti i Norman Zarcone d'Italia potrebbero continuare a rendersi utili per la collettività col loro lavoro. E la loro passione.

    [Ave]

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  5. Non ti conoscevo, ma ho nel cuore la tua storia.
    Io ho 20 anni più di te ma la strada che avevo scelto tanti anni fa somiglia un po' alla tua. Tu filosofo, io antropologa. Immensa passione per il linguaggio e la semiologia, chiave delle strutture profonde del sapere. Tu non sei riuscito a rassegnarti, io...mi sono dedicata ai miei figli. Questo paese non ti meritava. Abbraccio con affetto i tuoi genitori. Micaela, Roma

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  6. Ho lasciato Roma a 18 anni perchè lo Stato mi ha "chiamato"; in quel momento non ho pensato a ciò che i miei geneitori stavano provando. Se era più la contentezza di vedere un figlio sistemato o la tristezza di sapere che, quel figlio, ormai uscito di casa non vi avrebbe fatto più parte come prima. Oggi da genitore penso che è dura sapere un figlio lontano, ma leggendo di queste cose (e ultimamente se ne leggono tante), spero che un giorno mio figlio parta da questo Paese e, magari, trovare un posto con maggiore civiltà.

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  7. Sono tragicamente d'accordo con queste parole.
    Anche io faccio il possibile perchè i miei figli abbiano una mente aperta. Per quanto possibile, che respirino una mentalità europea. Che possano considerare il mondo intero una possibilità.

    So perfettamente che sarà (sarebbe) dolorosissimo veder partire un figlio e saperlo lontano. Ma la consapevolezza che potrebbe vivere in un posto più civile. Più rispettoso. Più giusto. Più pulito. In un posto in cui potrebbe essere addirittura felice.

    Sarà (sarebbe) un prezzo che pagherò senza fiatare.

    [Ave]

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