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Sanità ciociara. Cimitero di ospedali S.p.A.

Diciamocelo. E' triste, anzi tragico. Ma, come al solito, la vita è sufficientemente buffa da dimostrarci che non tutti i mali vengono per nuocere.
Così accade, ad esempio, che la polverizzazione della sanità ciociara sta portando a galla tutta la fuffa della politica destra laziale. Non occorre affatto essere esperti di comunicazione. E' sufficiente aprire la copia quotidiana di COG per rendersi conto che i politici, sopratutto quelli dal nome altisonante e dagl'incarichi istituzionalente alti, sono abituati a pensarci come cittadini imbecilli. E lo sono a tal punto da permettersi, senza vergogna alcuna, di dire tutte le assurdità e le menzogne che gli passano per la testa. Liberamente e senza alcuna paura di smentita.


Già ieri ho provato a fare un riassunto di alcune dichiarazioni senza senso. Oggi ve ne propongo altre.
Innanzitutto abbiamo lei. La polverizzatrice Polverini in persona. Che, nell'edizione di ieri, a pagina tre compare con alcune frasi davvero ad effetto. Sentite qua.
«E' cambiata la nostra regione in termini urbanistici e demografici. Sono diverse e nuove le patologie che dobbiamo curare ed il nuovo piano nel suo insieme dà le risposte adeguate». Parole del genere dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la Renata non ha la pur minima conoscenza nè della realtà urbanistica nè di quella demografica della regione Lazio. Non ce ne sarebbe bisogno, tanto va da sè, ma per la precisione sarebbe il caso di aggiungere anche che la signora ovviamente dimostra di non avere alcuna idea neppure di cosa significhi soffrire di una patologia (nuova o vecchia, non fa differenza).

L'ospedale di Anagni ha, da sempre, avuto un bacino di utenza tra i 60 e gli 80.000 cittadini. Che hanno sfruttato i servizi ospedalieri fintanto che hanno potuto. Ossia fintanto che il servizio è stato supportato da quel minimo di risorse economiche ed umane indispensabili alla sua realizzazione. Chiudere questo ospedale, dopo averlo lasciato agonizzare sottraendogli ogni giorno qualcosa, significherà lasciare per strada 80.000 cittadini che, per le loro esigenze sanitarie, si riverseranno altrove. Una emigrazione di massa che si abbatterà dove? Sull'ospedale di Frosinone, che già ora soffre di pazienti lasciati nelle corsie sofravvollate per mancanza di spazi adeguati? Oppure sugli ospedali romani, depauperati anch'essi ma costretti a reggere l'urto di una massa enorme di malati proveniente da ogni angolo della regione? E dunque a quale urbanistica ed a quale demografia si riferisce la polverizzatrice? Forse ai 50 km. e spiccioli di traffico necessari per arrivare, col cuore in gola, ad avere almeno una possibilità di sopravvivenza? Solo parole senza alcun rapporto con la realtà. Parole che vorrebbero, con la loro finta autorevolezza, lasciar supporre una profonda meditazione. Un progetto dettagliatissimo, una visione futuristica ed innovativa che, in realtà, non esistono. Per chiudere ospedali non serve neppure uno straccio di competenza, una qualità, una virtù. Persino il primo che vi passa sotto casa in questo momento ne sarebbe perfettamente capace. Che rapporto potrà mai esserci tra la cura delle nuove patologie e gli ospedali chiusi? Davvero sta provando a farci credere che le nuove malattie innominabili, delle quali ci ammaliamo perchè le autorità di controllo lasciano mano libera agli assassini ambientali, potranno essere curate meglio con gli ospedali chiusi? Quanto imbecilli crede davvero, la signora, che noi siamo?

E che dire del signor Abruzzese Mario? Presidente del consiglio regionale. Un altro che è stato mandato ad accomodarsi su una bella sedia confortevole con un compito preciso: occuparsi dei problemi di quella stessa gente che gli ha dato fiducia. Le sue dichiarazioni iniziano con una bella tirata d'orecchie: «La protesta fine a se stessa è solo un danno per tutti». Bravo, Mariolino, un'uscita perfetta. Da vero politico di razza. Si vede proprio che hai cuore la nostra sorte, e di questo ti ringrazieremo eternamente. Sopratutto alle prossime elezioni. Questo vuol dire mettere le carte in tavola. Centinaia di migliaia di cittadini laziali imbufaliti per la distruzione della sanità pubblica, secondo il Mario, non stanno facendo altro che una protesta fine a se stessa. Insomma. Una specie di gioco. Un grande fratello portato nelle piazze, nei consigli comunali, nelle riunioni di tutta la regione. Faccenda liquidata con una battuta.

Ma non è finita. La polverizzatrice ha tentato di andare sul tecnico, ed ha tirato fuori solo la fuffa che abbimo letto. Il Mario no. Lui è un grande e fine politico. Ed i suoi ragionamenti sono straordinariamente vicini al sentire della gente. Ai suoi bisogni. Alle sue esigenze quotidiane: «...è necessario, e lo sappiamo tutti, che la sanità torni ad essere un bene dei e per i cittadini e non qualcosa ad uso e consumo della politica».

Parole definitive, senza dubbio. Innanzitutto adesso sappiamo che gli ospedali chiusi torneranno ad essere, finalmente, un bene dei cittadini. Per i cittadini. Era ora. Sarà meraviglioso andarli a fotografare. Aggirarsi sulle loro rovine come sciacalli turistici in cerca di un passato glorioso. E poi apprendiamo, finalmente, anche un'altra cosa che mai avremmo potuto immaginare. Che gli ospedali pubblici, finora, non esistevano per curare la gente. Naa. Erano stati costruiti solo per consumo della politica, qualsiasi cosa voglia dire. Ecco. Perchè non viene a spiegarcelo con parole più semplici, il Mario, cosa intendeva dire con queste parole? Voleva forse intendere che la politica è stata capace di intrufolarsi anche nella struttura sanitaria, per la gestione di nomine ed assunzioni al di là del merito e delle competenze, nel più puro spirito clientelare e prostitutesco, che poi sarebbe l'elemento caratterizzante la politica nazionale? Questo intendeva? E forse voleva anche far intendere che i destri laziali, rioccupate le stanze del potere, si sono astenuti dal piazzare i loro unti dal Signore in quei posti ed in quei ruoli sui quali stavano sbavando da anni? Abbiamo capito bene, Mario? Volevi dirci proprio tutto questo? Certo sarà di gran sollievo per il malato di tumore sapere che c'è Mario Abbruzzese, un grande politico che combatte contro il consumo della politica. Come? Ma è ovvio, che diamine. Chiudendo gli ospedali. E' quello il consumo che deve essere assolutamente tagliato. Dio salvi il re, le regine, le veline, l'evasione fiscale, l'esenzione ICI pel Vaticano. E salvi pure tutti gli enti e le comunità montane, marine, lacustri e collinari della nazione. Son gli ospedali da tagliare. Bravi. Grazie, Mario, davvero. A nome di tutti i cittadini laziali. Grazie di esistere.

In mezzo al fango però, talvolta, a guardar bene si trova un gioiello. Si è un po' indecisi. Sarà vero? Mi sto sbagliando? Ora ve lo posso dire. No. Non vi state sbagliando. Il gioiello oggi si chiama Luigi Gabriele, che vedete in foto. E' un dirigente provinciale de LaDestra. Che ha fatto? Una cosa semplice eppure nobilissima. Una cosa unica in questo deserto virtuale che è la politica dei destri laziali. E' rimasto un uomo. Ha rifiutato di diventare un quaquaraquà. Vale a dire: si è autosospeso da tutti gl'incarichi di partito. Motivo? Per il suo «totale disappunto nei confronti della mancata azione del partito nel prendere le difese della salute generale dei cittadini del Lazio (...)».

Ecco. E' col messaggio di Luigi Gabriele che voglio chiudere questo intervento. Perchè mi pare l'unico messaggio degno di essere ricordato. Perchè mi sembra anche l'unico messaggio che faccia intravedere un modo nuovo di fare politica. La prova concreta che un altro mondo è possibile. Un mondo nel quale la politica è al servizio dei cittadini, e non il contrario. Nel quale i politici sono rappresentanti del popolo e non dei loro appetiti di casta. Nel quale la necessità di non sprecare risorse va a colpire le stupide, folli ed inutili spese della politica, e non gli ospedali pubblici dove la gente va per curarsi. Nè le scuole pubbliche dove si custodisce il nostro futuro.

E' una goccia di onestà e di responsabilità nel mare delle incapacità. Delle falsità. Delle presunzioni. Degli abusi con i quali la politica ci violenta ogni giorno. Magari il Gabriele tra un mese rientrerà nei ranghi. Non lo so. So solo che, in questo momento, è l'unico destro laziale al quale offrirei un caffè e col quale scambierei volentieri due chiacchiere.

Sempre meglio che rimanere a guardare, complici dementi ed impassibili, la morte dei nostri ospedali.

[Ave]

Commenti

  1. Bravo Luigi!
    I diritti dei cittadini vannosempre difesi.
    Quando ci impediscono di farlo è nobile gesto
    restare uomini.
    Hai la mia stima!

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  2. Fa davvero impressione trovare uno che ha la dignità di autosospendersi perchè si sente inadeguato al suo posto se le istanze dei cittadini vengono buttate nel water.
    Anche io sono rimasta molto colpita da questo. Luigi Gabriele, che personalmente non conosco, ha la mia stima.

    RispondiElimina
  3. Per fortuna a laDestra non sono tutti come storace!!!! o come qualche "Destro" di Anagni..

    RispondiElimina

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