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Anagni. Scusarsi (ma anche capirsi) è importante

La settimana, come vedete, inizia con un doppio appuntamento. Perchè questo mio intervento è direttamente collegato al precedente. E, se non l'avete visto, dovete assolutamente leggerlo, altrimenti non capireste niente.
Quello che precede è infatti il messaggio che mi ha inviato la maestra Anna Maria Narezzi, che spiega quanto avvenuto a proposito della famosa lettera di ringraziamento scritta da alcuni bambini delle elementari al sindaco della città.
Nel suo intervento la collega mi chiede di scusarmi coi bambini. E' una cosa che faccio volentieri immediatamente e pubblicamente, con tanto di facciona a lato. Anzi faccio ancora di più. Mi scuso pubblicamente anche con la collega Narezzi, ovviamente, e specificatamente con tutta la categoria dei colleghi, che la maestra cita nel suo intervento. Chiedo scusa anche alla città intera.
Mi scuso e mi cospargo pubblicamente il capo di cenere anche perchè, evidentemente, il tutto è nato da un fraintendimento. E, se scusarsi è d'obbligo, credo sia giusto considerare un obbligo anche il tentativo di capirsi.
Non ho la fortuna di conoscere la signora Narezzi e non metto assolutamente in dubbio la sua professionalità, ci mancherebbe. La sua storia didattica e le sue scelte, per quanto possa condividerle per come descritte nell'intervento, riguardano naturalmente solo lei. Ma non è mai stato questo l'argomento in discussione. Tant'è che nel mio articolo non cito mai, neppure una volta, la parola maestro.

E non sono mai stati argomento di discussione neppure i bambini. Che, ovviamente, sono innocenti a prescindere. E che sono capaci di proteggersi da soli grazie alla spontaneità. Siamo noialtri adulti, purtroppo, che nel tempo perdiamo questa capacità e ci complichiamo maledettamente la vita, quasi non ci volessimo bene a sufficienza.

Nell'intervento inviato la maestra Narezzi parte subito a spron battuto, parlando di strumentalizzazione e di politicizzazione, ed accusando subito il sottoscritto. Me ne dispiace moltissimo perchè, in effetti, è questo l'argomento di tutta la faccenda. La strumentalizzazione. Ma perchè prendersela con l'ultimo arrivato, che ha provato a circoscriverla ed a spiegarla, e non con chi ci si è un po' trastullato, facendosi un po' più bello davanti alla città?

Andiamo con ordine. La maestra, nel suo intervento, chiarisce come il ringraziamento è il risultato di una richiesta che, gli stessi bambini, avevano rivolto al sindaco nel periodo natalizio. Ecco. Anche allora fu sottoscritta e controfirmata una lettera? Anche a proposito della richiesta? Non ne sono a consocenza. Ma, se così fu, non ricordo nessun quotidiano che, all'epoca, l'abbia pubblicata. Ed il sito del comune non ne contiene traccia alcuna. Dunque. La richiesta (scritta?) dei bambini non risulterebbe. Ma il loro ringraziamento fa bella mostra di sè nella prima pagina del comune. Dopo esser stato ripreso da tutti i quotidiani locali. Possibile che sia il sottoscritto lo strumentalizzatore?

Secondo punto. Ho già detto che non ho motivo alcuno per dubitare della sensibilità civica della maestra Narezzi. Proprio per questo, allora, non dubito affatto che lei conosca molto bene qual è il contesto nel quale, tutti noi anagnini, viviamo ed operiamo. Attenzione. Sto parlando di contesto. Sociale, culturale ed istituzionale. E non di partiti. Nè di parti politiche.

Ebbene. Non c'è bisogno di stare nè da una parte nè dall'altra, per accorgersi che la pratica del ringraziamento è diffusa in modo del tutto particolare in questa città. Come dire? E' un argomento sensibile. Un nervo scoperto. Una cosa che emerge dai comunicati stampa. Dagli articoli di giornale. Dalle chiacchiere dei cittadini. Quale sorpresa se, di fronte ad un ringraziamento spontaneo, sia stata organizzata una piccola campagna mediatica che ha toccato organi di stampa ed il sito ufficiale del comune?

Infine, sempre a proposito del contesto. Sui giornali. Ma anche in questo blog, ed a più riprese. Molti cittadini di Anagni hanno spesso lamentato il silenzio comunale riguardo specifiche richieste d'intervento. Provenienti da diverse zone della città. E formulate da persone che non ricoprono alcun ruolo politico in nessun partito locale o nazionale. Le ultimissime, feroci polemiche stanno andando in onda sui quotidiani locali proprio in questi giorni. E riguardano le emergenze di quartieri periferici che si considerano dimenticati dall'amministrazione pubblica. Nonostante gli argomenti importanti e concreti di cui sono oggetto, anche in quel caso si parla di strumentalizzazione e politicizzazione.

Ecco. In questo contesto, spicca la pubblicità ch'è stata data ad un ringraziamento spontaneo che da giorni campeggia nella prima pagina comunale. E che è in forte contrasto con le altrettante, legittime aspirazioni di coloro che hanno provato a sollecitare interventi, ma che hanno ottenuto solo risposte polemiche sui giornali locali.

Allora la domanda che pongo non è difficile. Davvero, in questo contesto, colui che ha strumentalizzato è il sottoscritto? Colui che ha politicizzato è il sottoscritto?

E dunque. E' il contesto culturale, sociale e politico che rischia di creare l'imbalillamento. Che è solo, insieme ai figli della lupa ed al resto, quella grande metafora che costituisce la nostra vita in questa nazione. Nella quale ogni evento è letto sempre in modo tale da dividere i buoni dai cattivi, come nella più vecchia consuetudine scolastica. Nella quale ci si accapiglia per tutto in continuazione, tranne che per le cose davvero importanti. Ma è metafora anche della nostra vita di paese. Nel quale rimaniamo testimoni inebetiti della chiusura delle fabbriche, delle scuole, dell'ospedale, e chi dovrebbe porsi a guida del riscatto e della salvaguardia del nostro futuro dialoga solo con quelli che ritiene amici, e per gli altri solo polemiche e richiami all'ordine. L'imbalillamento è un pericolo al quale siamo tutti esposti. Piccoli e grandi. E contro il quale non esiste alcun vaccino che la cultura. L'educazione. La condivisione di un dialogo e di un confronto. Un reciproco rispetto sociale che dovrebbe partire dall'alto, da chi dovrebbe mostrarne l'esempio. Tutte cose che dovrebbero essere presenti ad ogni livello della nostra vita associativa. Ed in ogni momento della nostra esistenza. Cose che sono alla base della famosa educazione civica.

E' per questo motivo che rinnovo, qui, pubblicamente e senza reticenza alcuna, e mettendoci la famosa faccia, che è purtroppo l'unica che mi ritrovo, le mie scuse. Ai bambini. Alla maestra Narezzi. Agli altri colleghi. Alla città intera. L'aria soffocante, per più di un motivo, che si respira in questa città può causare questi fraintendimenti. Perchè di questo si tratta. La difficoltà di spiegare e comprendere un clima sociale che produce solo veleni e problemi, e non offre alcuna soluzione. Ma privilegio degli esseri umani è la possibilità di provare ad avere coraggio. Per spiegarsi. Per capirsi. Per chiedere scusa.

Mi piace pensare che la maestra Narezzi possa decidere di leggere e parlare coi suoi ragazzi di tutto questo. Sarebbe un'eccellente occasione di educazione civica, perchè io non voglio rinunciare a nessuno di quei privilegi. Non voglio rinunciare al mio essere umano.

Per questo ho tentato di spiegare. Ho cercato di capire. Ed ho chiesto scusa.

[Ave atque valete]

Commenti

  1. L'uomo che non fa errori di solito non fa niente.

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  2. bellissima e verissima frase,si, ma qui non c'è stato un errore... perlomeno secondo me... ma un malinteso... tutto qui...

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