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Primo Maggio. Dalla parte del lavoro. E dei lavoratori

Quest’anno la Festa dei Lavoratori deve appartenere ai disoccupati, ai cassintegrati, ai precari agli atipici, ai lavoratori a progetto senza un reale “progetto di vita”, a chi è costretto a fuggire dall’Italia o costretto a rincorrere una vita da eterno studente.
La precarietà è un attacco alla dignità degli uomini e delle donne, al loro diritto di sciopero, al diritto di maternità e ai basilari diritti che un paese civile dovrebbe tutelare.

Il nostro pensiero va dunque ai precari di questa città, ai precari della scuola che in provincia di Frosinone hanno perso il posto di lavoro, ai cassintegrati, in particolare ai lavoratori Videocon colpiti da sanzione pecuniaria a seguito dell’occupazione dell’A1, ai 50 lavoratori Rapisarda licenziati nel dicembre del 2010, agli operatori sanitari dell’Ospedale di Anagni, ecc…


Serve maggiore sinergia tra lavoratori precari e non, tra studenti e pensionati, serve un patto tra generazioni, teso a non abbassare la guardia in difesa del lavoro: solo così potremo far sì che il diritto al lavoro e la sua tutela diventino una prerogativa irrinunciabile della persona.

Il 1° maggio non è una festa dunque, ma una giornata di lotta che serve ai lavoratori per prendere coscienza della propria forza. Per ricordare ai datori di lavoro che senza la forza del lavoro non si raggiunge nessun obiettivo economico. Una giornata di lotta in un quadro assai difficile, con l’incombenza del modello Marchionne che rischierebbe di contaminare molte realtà industriali.
Un modello che proietta in un passato buio, quando i lavoratori non erano tutelati da un contratto collettivo. E questo è un passaggio che va scongiurato.

Il 1° maggio è una giornata di rivendicazione dei diritti dei lavoratori senza dimenticare quello che è stato ma guardando con attenzione, intelligenza e lungimiranza al mondo del lavoro: ad esempio l’investimento sulle energie rinnovabili porterebbe allo sviluppo di nuovi posti di lavoro con effetto sia sull'ambiente che sull'economia. La Regione ha il dovere di aprire tavoli interistituzionali nell’ambito dei quali studiare soluzioni per tutte le aziende del territorio in crisi ed il comune di Anagni deve interessarsi e cercare soluzioni per tutti quei cassintegrati e quei disoccupati, quei giovani e non, che si sentono privati della “dignità del lavoro”, quella dignità a cui rimanda l’Articolo 1 della Costituzione. Le istituzioni hanno il dovere di ascoltare la voce degli operai, degli studenti, dei precari della Città, prima che questi si vedano costretti a fuggire da questa terra resa
ormai arida da una politica di governo inadatta radicatasi nel territorio e nelle istituzioni da diversi anni a questa parte!

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’,  RIFONDAZIONE COMUNISTA,  ITALIA DEI VALORI
(CIRCOLI DI ANAGNI)

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