Passa ai contenuti principali

Regimi. Una coperta troppo corta

E' passata la prima settimana. E ne manca ancora un'altra. L'ultima. Dopodichè, come sapete bene, si saprà chi avrà conquistato il diritto/dovere di amministrare Milano. Il Signore del BungaBunga, rimasto ammutolito di fronte all'umiliazione ricevuta dalla sua città domenica scorsa, nella settimana appena conclusa ha contribuito in modo determinante a radicare ancora di più, negli italiani, la convinzione ed anzi la necessità di mandarlo definitivamente in pensione. Perchè, a scanso di equivoci, non ha potuto esimersi dal comportarsi esattamente come la sua natura lo spinge a fare. Non poteva bastare una sola settimana, ovviamente, per dimostrare di essere diverso, e migliore, da ciò che la realtà ha evidenziato in modo tanto impietoso. Ed infatti. Ha ricominciato esattamente come prima. Soliti clichè antiKomunisti. Solite sbruffonate. Solite barzellette. Solita arroganza padanfascista. E sopratutto, nonostante l'ammissione della necessità di parlare concretamente di progetti e di idee, piuttosto che perdere tempo con le fuffe populiste, non ha potuto evitare di dimostrare, ancora una volta, tutta la bassissima statura del suo profilo istituzionale.
Sembra incredibile, eppure l'Unto continua imperterrito ad umiliare le istituzioni che rappresenta, ed il popolo di cui avrebbe il dovere di prendersi cura. Non solo le offese ripetute all'avversario Pisapia. Da parte sua e degli sgherri che ha al soldo. C'è anche che ogni cosa, anche la più seria, nelle sue mani si trasforma in spettacolino da cinema di periferia.

Prendete le dirette tv. Sebbene padrone assoluto delle televisioni di regime, alle richieste di confronto avanzate da SKY ha sempre avuto la faccia tosta di lamentare l'impossibilità di un confronto con regole equilibrate e stabili per tutti. E allora, per dare seguito a quest'immagine di equilibrio che ti fa? Ti occupa militarmente tutte le televisioni con un bombardamento mediatico degno, ma per davvero, dei regimi dello scorso secolo. Moderato ed equilibrato, non c'è che dire.

Ma il ridicolo assoluto arriva dopo. Proprio com'è usanza dei trailer televisivi, che cercano d'ingolosire lo spettatore fecendogli il solletico sulle meraviglie che potrà vedere, hanno dapprima cominciato i ministri leghisti. Sorpresa sorpresina. Abbiamo un bel regalo per i milanesi. Ma non ve lo diciamo cos'è. Pappappero.

Come se non si trattasse di politica. Come se non si stesse parlando di progetti. Di futuro. Che riguardano proprio noi. Noi cittadini. Governare non ha niente a che vedere con le lotterie. Coi quiz. Coi giochi a premi. Con i colpi di scena televisivi. Governare dovrebbe essere una cosa seria. Ma col berlusca, c'è qualcosa che possa davvero essere considerato serio?

Comunque, nel rispetto dei tempi televisivi del regime, alla fine la sorpresa per Milano è venuta fuori. Ed è stato un autentico capolavoro. Niente poco di meno che la promessa di spostare due ministeri a Milano. Solo che, contrariamente alle aspettative, il colpo di scena non ha sbaragliato l'opposizione. Ma le stesse forze di regime. Che hanno cominciato a litigare come ai bei tempi.

Gli sfascioleghisti, degni rappresentanti della cultura democratica delle tribù padane, a dire che il berlusca è il padrone e comanda lui. E, siccome lui ha detto che due ministeri si trasferiranno a Milano, parola data non ritorna. Insomma. La considerano cosa già fatta. Ma da Roma i destri al potere non hanno gradito affatto. Alemanno e Polverini, tanto per dire, son subito insorti minacciando l'implosione definitiva del PdL. Anzi il sindaco è andato pure più in là. Ha parlato esplicitamente delle «balle» della Lega. Un'occasione persa, in effetti, perchè più appropriatamente a Roma avrebbero detto «fregnacce». Più e meglio aderente alle cose importanti che questo regime ha saputo valorizzare.

Insomma. Siamo di fronte al caso disperato di un vecchio che, nel tentativo di non rispondere davanti alla giustizia delle proprie azioni. E, naturalmente, di non pagare le centinaia di milioni di multa che un tribunale gli ha ingiunto di sborsare per il caso Mondadori, sta grattando il fondo del proprio qualunquismo menefreghista.

Oramai promette tutto ed il contrario di tutto. A tutti. A chiunque possa dargli un'adesione anche solo estemporanea. I famosi responsabili, ricordate? Quelli che hanno salvato il regime lo scorso dicembre. Ecco. Accordi di mercato avevano garantito poltrone e prebende. Che, però, non sono ancora arrivate. Ed allora in settimana i famosi responsabili, assai responsabilmente, hanno pensato bene di mandare un segnale inequivocabile. Non si son presentati al voto. Ed il regime è andato sotto.

Siamo dunque in presenza di un regime sotto ricatto politico. Il più miserabile degl'inutili potrebbe, oggi, presentarsi dal berlusca ad offrirgli un voto. Un appoggio. Un aiutino. Ed otterrebbe la promessa di qualsiasi cosa. Una specie di lampada di aladino delle promesse politiche. Esattamente come il commerciante disperato che, al commesso, ripete ossessivamente che non si lascia mai andare via il cliente. E che qualcosa, qualcosina, magari pure con un forte sconto, bisogna per forza appioppargliela. Ugualmente l'Unto non manda via nessuno. Mai dire mai. E, sopratutto, mai dire no. Che vuol dire regalare dei si a tutti. Per tutto. Chi se ne frega se, magari cinque minuti prima, si è fatta una promessa uguale e contraria a qualcun altro?

Il regime vive perennemente la sindrome della coperta troppo corta. Attizzare i milanesi per perdere i romani. Promettere all'uno cose che dispiaceranno, e molto, all'altro. E' un parossismo ridicolo ed indegno che misura tutta l'inutilità di questa classe politica ed istituzionale. Ecco. A questo siamo dunque giunti. Il discredito del paese Italia, per colpa di una simile creatura, non è mai stato tanto umiliante. La crisi presente, che non è passata, e quella che si annuncia, coi 40 miliardi (che si scrivono così: 40.000.000.000) da tagliare nelle prossime tre finanziarie, certificano ufficialmente il fallimento del troiaio di regime.

In questa situazione, forse, all'opposizione occorrerebbe dare il consiglio giusto. Ecco, allora. Ci provo. Forse sarebbe il caso di non fare assolutamente niente. Di rimanere assolutamente fermi. Perchè questo regime sembra perfettamente in grado di crollare per conto proprio. Le contraddizioni di regime sono talmente grandi e clamorose da aver aperto una serie di crepe profonde nella statua rigorosamente d'argilla del Prescelto.

Fermi, dunque, per carità. Non combinate pasticci. Se tutto va bene, fra qualche settimana potreste risvegliarvi, una mattina, col paese in mano. Lasciatelo fare. Lasciategli promettere quello che vuole. A chi vuole. Lasciatelo giocare al moderato con la bava alla bocca. Va bene così.

Chè le promesse, proprio come le bugie, hanno le gambe corte. Ma la memoria molto, molto lunga.

[Ave]

Commenti

Post popolari in questo blog

Anagni. Aspettando i nuovi barbari

Ritornare (ad Anagni) è un po' come morire

Anagni. Il NON-partito fa NON-propaganda (NON-politica)

Emanuele Mattozzi, reo confesso grillino, ha avuto la bontà di rispondere con una decina di commenti ad un articolo dell'altro giorno . E, sopratutto, ad alcuni commenti seguenti l'articolo stesso. Non ho trovato nessun altro modo per ringraziarlo del primo, vero (ed attualmente unico) discorso grillino diverso dall'insulto, che rispondergli in modo adeguato qui. Per l'occasione, ho tirato fuori dalla naftalina il faccione, come vedete. Spero ne sia valsa la pena.