Ci sono cose che, di per sè, son giuste. Ma poi, nello specifico, inquadrate nel contesto opportuno, ed osservate dall'alto, in una prospettiva più ampia, risultano assai meno brillanti di quanto si pensasse. Prendiamo l'ennesima provocazione degli sfascioleghisti. I ministeri al nord. L'ha persino detto Galan, che certo terrone non è: «una puttanata intercontinentale». Io d'intercontinentale conoscevo solo la coppa. Ma Galan è ministro della cultura. Segue la grande tradizione dei Bondi (ma Bondi chi?), dunque da lui si può solo imparare. Comunque, al proposito, io preferisco rifarmi al Fantozzi potemkiano. Questa idea è una «cagata pazzesca». Perchè non solo non serve assolutamente a niente. Ma mina nelle fondamenta l'immagine dello stato, che ha una capitale che è la naturale sede dei ministeri. Inoltre sarebbe uno spreco di denaro pubblico vergognosa ed ingiustificata. Infine rilancia l'idea di una LegaNord che sta appresso a quello statalismo che, a spot pubblicitari, dice di voler combattere.
Il sottoscritto rifiuta assolutamente una prospettiva del genere, perchè inutile, irrazionale, qualunquista e politicamente demenziale. In una parola: leghista. Ma, incredibile dictu, mi son ritrovato in compagnia di compagni insoliti, per me. Alemanno e Polverini hanno infatti reagito con una fermezza ed una durezza davvero inusitate. Addirittura, nelle loro reazioni al riguardo, continua a ricorrere la parola dimissioni.
Una reazione del genere, sebbene vada nella mia stessa direzione, mi turba e m'infastidisce non poco. Perchè la zarina, tanto per dire, trova il modo d'indignarsi di fronte alla prospettiva di trasferire i ministeri romani altrove. E tra le motivazioni adduce le «ripercussioni negative sui lavoratori e sull'operatività dei dicasteri stessi». Parole che condivido, beninteso.
Ma con molta rabbia penso allora alla nostra povera sanità. Per i ministeri sono stati subito capaci d'individuare le «ripercussioni negative sui lavoratori». E sono stati pure subito capacissimi di preoccuparsi «dell'operatività». Per gli ospedali, invece, no. Anzi. Gli ospedali sono stati chiusi con la pretesa migliorare il servizio. Di renderlo più efficiente. Insomma: di curare meglio la gente.
I destri laziali sono stati capaci di mettersi immediatamente alla guida di una ribellione assoluta e senza tentennamenti volta a salvare i ministeri romani. Ma sono sempre loro, invece, che di fronte alle nostre legittime aspirazioni a poterci curare in ospedali locali messi in condizione di poter essere efficienti, ci sono venuti a dire che gli ospedali pubblici non servono. E ce li hanno chiusi.
Dunque. I ministeri si. E gli ospedali NO.
La battaglia per i ministeri, minacciando addirittura una crisi di governo, l'hanno immediatamente organizzata ed alimentata. Quella per la nostra salute invece no. Per questa nessuna battaglia. Anzi. La zarina ha letteralmente buttato nel cestino il piano di riordino sanitario firmato da Marrazzo, e successivamente approvato da Tremonti, nel quale non era prevista alcuna soppressione del nostro ospedale. Anzi. Nero su bianco era previsto un suo rafforzamento.
Queste son le destre che ci ritroviamo. Le battaglie clientelari, per non parlare di quelle populiste e di retroguardia, le sanno fare benissimo. Ma quando si tratta di occuparsi realmente dei bisogni legittimi dei cittadini, allora non son più disponibili.
La politica destra umilia la nostra dignità di cittadini. Che si dimettano tutti quanti. Oppure, col prossimo voto, li dimetteremo noialtri.
[Ave]
Il sottoscritto rifiuta assolutamente una prospettiva del genere, perchè inutile, irrazionale, qualunquista e politicamente demenziale. In una parola: leghista. Ma, incredibile dictu, mi son ritrovato in compagnia di compagni insoliti, per me. Alemanno e Polverini hanno infatti reagito con una fermezza ed una durezza davvero inusitate. Addirittura, nelle loro reazioni al riguardo, continua a ricorrere la parola dimissioni.
Una reazione del genere, sebbene vada nella mia stessa direzione, mi turba e m'infastidisce non poco. Perchè la zarina, tanto per dire, trova il modo d'indignarsi di fronte alla prospettiva di trasferire i ministeri romani altrove. E tra le motivazioni adduce le «ripercussioni negative sui lavoratori e sull'operatività dei dicasteri stessi». Parole che condivido, beninteso.
Ma con molta rabbia penso allora alla nostra povera sanità. Per i ministeri sono stati subito capaci d'individuare le «ripercussioni negative sui lavoratori». E sono stati pure subito capacissimi di preoccuparsi «dell'operatività». Per gli ospedali, invece, no. Anzi. Gli ospedali sono stati chiusi con la pretesa migliorare il servizio. Di renderlo più efficiente. Insomma: di curare meglio la gente.
I destri laziali sono stati capaci di mettersi immediatamente alla guida di una ribellione assoluta e senza tentennamenti volta a salvare i ministeri romani. Ma sono sempre loro, invece, che di fronte alle nostre legittime aspirazioni a poterci curare in ospedali locali messi in condizione di poter essere efficienti, ci sono venuti a dire che gli ospedali pubblici non servono. E ce li hanno chiusi.
Dunque. I ministeri si. E gli ospedali NO.
La battaglia per i ministeri, minacciando addirittura una crisi di governo, l'hanno immediatamente organizzata ed alimentata. Quella per la nostra salute invece no. Per questa nessuna battaglia. Anzi. La zarina ha letteralmente buttato nel cestino il piano di riordino sanitario firmato da Marrazzo, e successivamente approvato da Tremonti, nel quale non era prevista alcuna soppressione del nostro ospedale. Anzi. Nero su bianco era previsto un suo rafforzamento.
Queste son le destre che ci ritroviamo. Le battaglie clientelari, per non parlare di quelle populiste e di retroguardia, le sanno fare benissimo. Ma quando si tratta di occuparsi realmente dei bisogni legittimi dei cittadini, allora non son più disponibili.
La politica destra umilia la nostra dignità di cittadini. Che si dimettano tutti quanti. Oppure, col prossimo voto, li dimetteremo noialtri.
[Ave]
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