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Anagni. Ospedale. La città si difende da sola

Si vuole o non si vuole salvare il nostro ospedale dalla chiusura? Si vogliono praticare tutte le strade percorribili oppure no? Ebbene. Da una parte ci stanno i titubanti. I riflettenti. Gl'inconsistenti tempi futuri dei faremo, diremo, vedremo. E ci stanno pure quelli che gonfiarono i pettorali a dire che non si sarebbero fatti spaventare dal colore politico amico della Polverini, per dire che l'ospedale di Anagni non si deve chiudere, eppoi si sono letteralmente sgonfiati come palloncini inutilizzabili. Dall'altra ci sta la città. Un gruppo di liberi cittadini ha avviato materialmente il ricorso, mettendoci la firma. Gli altri hanno fatto il resto, mettendoci volontariamente i soldi. Il comunicato del Comitato che sta lottando per davvero, che potete leggere di seguito, è il primo reale bollettino di guerra che registra una, seppur parziale, vittoria. Detto in parole semplici, il giudice ha riconosciuto che, almeno per quanto riguarda il Pronto Soccorso, la nostra richiesta di sospenderne la polverizzazione ha fondamento concreto. Insomma: se ne può parlare. E se ne riparlerà, il prossimo 26 agosto.
La partita non è ancora vinta. Ma il fatto stesso di poter ancora essere in partita è, già di per sè, straordinario risultato. Ancor più importante se si considera che è stato ottenuto nella più completa assenza ed indifferenza delle istituzioni comunali. Che si sono dimostrate tragicamente impreparate a tutto. A farsi sentire là dove occorreva, nonostante famigerate e strombazzatissime sinergie. Ad organizzare una resistenza concreta e degna di questo nome.

Sono passati lunghi mesi nel silenzio più assoluto. Nella timidezza più umiliante. Nell'immobilismo più ammorbante. Persino i Consigli Comunali dedicati all'ospedale son stati chiesti dall'opposizione. E, quando la città ha dimostrato di non essere per niente disposta a sostenere tale allucinato fare niente, le istituzioni della città hanno mosso il classico ditino. Un paio di comunicati. Misteriose meditazioni di gruppo con la ASL, con i tradizionali Tizio, Caio e Sempronio. Ma, di concreto, assolutamente zero carbonella.

Politicamente, è la prova più schacciante dell'inadeguatezza di questa classe politica amministrativa. Non sanno difendere la città. Non hanno la più pallida idea di come tutelare gl'interessi dei cittadini che amministrano. Ancor più umiliante: nonostante la presenza, in Regione, di un illustrissimo concittadino in una posizione di prestigiosa evidenza, con il quale questi nostri politici intrattengono cordialissimi e solidissimi rapporti, la città di Anagni non conta, letteralmente, un piffero.

E dunque. Incapaci di tutelare i nostri interessi. Inadatti a far valere le ragioni della nostra città ai piani alti della Regione. Inascoltati persino da quelle forze sinergiche dalle quali al contrario dicevano di poter ottenere le spinte giuste per rilanciare Anagni. Che ci stanno a fare? A che servono? Cosa possiamo farcene mai di un'amministrazione tanto inutile?

La stagione politica di questi destri politicamente inconsistenti sta volgendo tragicamente al tramonto. Nonostante il fallimento evidente di quelle che erano solo velleità eteree. Promesse da marinaio. Questa amministrazione non si dimetterà. Non sarà mai in grado di trovare, in un sussulto di ragionevolezza, il coraggio di ammettere l'abisso nel quale ha precipitato Anagni.

Quindi non aspettatevi un miglioramento. Le cose non potranno che peggiorare, in questi ulteriori due anni e passa che ci separano dal vento nuovo che dovrà spazzare via il già vecchio. E farà posto al nuovo. Anagni scenderà un po' più in giù. Sarà un po' più sporca. Più puzzolente. Più avvelenata. Con scuole più abbandonate a loro stesse, almeno quelle che ancora (r)esisteranno. La desertificazione del centro storico aumenterà, le attività commerciali ed il lavoro diminuiranno. E, sempre di più, i giovani che potranno, specie quelli di valore, fuggiranno da questa terra maledetta.

E dell'opera meritoria di queste destre la storia ricorderà le chiusure. Le frane. L'imbarbarimento culturale ed ambientale. Ed Anagni smetterà i panni della città dei papi per diventare, ad eterna memoria, la città dei serpenti.

Viva SanManno. [Ave]

COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI

COMUNICATO STAMPA DEL GIORNO 5 AGOSTO 2011

Il Consiglio di Stato, sezione III, sull'appello proposto dal comitato per l'ospedale di Anagni, ha pronunciato un decreto cautelare urgente (il n. 3549/2011) che ribalta, sia pure parzialmente, la decisione del TAR Lazio dello scorso mese di maggio.

Il Tribunale Laziale, infatti, aveva rigettato la sospensiva richiesta dai ricorrenti sul presupposto che l'istruttoria condotta dall'ufficio commissariale, in base alla quale l'ospedale di Anagni dovrà chiudere a fine settembre 2011, era sufficiente.

I cittadini di Anagni, con l'avv. Simone Dal Pozzo di Guardiagrele (CH), che aveva curato anche il ricorso introduttivo e sta difendendo diversi comitati in Italia che agiscono a tutela dei piccoli ospedali dalla chiusura decretata dai commissari alla sanità, hanno proposto appello contro l'ordinanza del TAR Lazio ed hanno ottenuto un decreto monocratico - il primo che riguardi gli ospedali della regione Lazio - che salva l'ospedale.

Gli elementi portati davanti alla sezione III del Consiglio di Stato sono, in realtà, gli stessi rappresentati davanti al TAR Lazio. Con il provvedimento interinale che sarà oggetto di discussione all'udienza del prossimo 26 agosto, vengono sospesi gli atti commissariali per ciò che concerne il Pronto Soccorso e le relative dotazioni. Chi conosce di sanità sa cosa questo significa e comprende come questo voglia dire che non è possibile, almeno per ora, sostituire il Pronto Soccorso con un non meglio definito Punto di Primo Intervento che è qualcosa di ben diverso.

Probabilmente il Giudice delegato che ha firmato il decreto, si è convinto anche grazie alle note, depositate in giudizio, con le quali l'ospedale di Frosinone, che dovrebbe costituire, in base al disegno del Commissario, l'ospedale di riferimento, chiede disponibilità di posti letto anche all'ospedale di Anagni.

"Questo provvedimento si aggiunge agli altri già ottenuti in altri ricorsi di cui mi sono occupato in Abruzzo e in Molise, che hanno portato a salvare i piccoli ospedali. C'è da dire che il Governo, con la recente manovra finanziaria - il decreto legge 98/2011, converito fulmineamente dalla legge 111/2011 - ha cercato di fermare questa azione. L'intervento governativo, in realtà, sebbene ponga seri problemi per una difesa più tranquilla dei diritti dei cittadini, dimostra che i nostri argomenti sono giuridicamente solidi, ma non considera che contiene una pluralità di violazioni dela Costituzione. Questo mi ha indotto a sollevare diverse questioni di legittimità costituzionale così come ho già fatto davanti allo stesso Consiglio di Stato e davanti al TAR Abruzzo. La partita ovviamente non è finita perchè tutto si giocherà all'udienza del 26 agosto, ma certamente si tratta di uno stop all'azione che vuole portare alla definitiva scomparsa dei piccoli presidi ospedalieri" (Simone Dal Pozzo).


[Qui invece potete leggere il decreto ufficiale del Consiglio di Stato]

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