Caro prof,
ti ringrazio per la
discrezione: lo confesso, sono io uno di quei dirigenti del PD che “quasi si è
offeso” per essersi sentito dire che ci sono dei “medici del PD” che si sono
pronunciati per la chiusura dei piccoli ospedali. Mi scuso per aver provato tale
disagio, non tanto per la tua critica (che è sempre bene accetta), né per le
autorevoli “confidenze” più o meno pubbliche ma sempre e comunque personali di
qualche nostro militante; ma, più che altro, per la consapevolezza di quanto è
stato fatto da noi, ieri come oggi, per il nostro ospedale.
Potrebbe infatti bastare
portare ad esempio il sistema sanitario di
Toscana, Emilia Romagna ed Umbria, governate dal PD, per descrivere il modello
di sanità del mio partito (un modello imitato ed invidiato in tutto il mondo);
ma mi rendo conto che noi dobbiamo sempre portare qualche argomento in più
degli altri: è giusto così e dunque, per quanto mi riguarda, tenterò una
personale e modesta operazione della memoria; intanto perché le scelte fatte, i
comportamenti assunti, le posizioni prese e le iniziative poste in essere da
noi democratici anagnini e laziali sono tali da non poter essere confuse con le
pur rispettabili dichiarazioni rese da dottori “pubblicamente ma anche in colloqui
amichevoli”; e poi perché, in alcune delle tue osservazioni, bene argomentate e
degne di attenzione, riconosco però anche una di quelle “storie anagnine” che
ogni tanto ognuno di noi vive in questa nostra città un po’ difficile, nella
quale la diffidenza dei miei concittadini è tale da spingerci (io stesso non
sono immune da questo antico vizio) a dividerci anche quando non se ne ravvisa
la necessità, anche quando questo atteggiamento rischia di compromettere
percorsi di grande valore civile e culturale.
Ricordo ciò che è successo ad
Anagni a proposito della sanità locale. A partire dal 2006 (prima che nascesse
il PD, è bene ricordarlo) quando, da Consigliere Comunale della Margherita,
insieme ai miei colleghi dei DS e delle altre formazioni del centrosinistra,
abbiamo collaborato sempre in modo stretto con gli amici della DAS in favore
del nostro ospedale. Ricordo bene le posizioni assunte anche rispetto ai nostri
rappresentanti regionali che avevano trovato già il problema dello
smantellamento del nostro ospedale iniziato prima della Giunta Marrazzo, con le riduzioni
di personale, le cartolarizzazioni degli ospedali, gli accreditamenti delle
cliniche private. Ricordo i documenti inviati al Presidente della Commissione
Sanità Dalia, le raccolte di firme dei nostri militanti e dei cittadini, gli
incontri organizzati insieme alle OO.SS. e alle associazioni nelle sedi dei
nostri partiti con i nostri rappresentanti provinciali e regionali.
Ricordo
quei giorni difficili della chiusura del reparto di ostetricia ad Anagni: fummo
noi, non FioriNoto, a recarci alla Pisana certamente non con il cappello in
mano, accompagnati anche dai rappresentanti sindacali, a discutere vivacemente
con un Marrazzo molto agguerrito ma disponibile al confronto: venne ad Anagni
per presentare un piano, forse non apprezzato da tutti, ma che sicuramente
rilanciava l’ospedale di Anagni non come un “policlinico in miniatura”, ma come
un “ospedale di territorio” che, insieme agli altri ospedali della Provincia,
veniva fortemente potenziato (da 81 a 92 posti letto) insieme all’ospedale
provinciale di Frosinone, trasformato in DEA di II livello. Ricordo anche che
tali scelte venivano operate non tanto in una logica di risparmio di risorse,
che comunque c’è stato, ma per migliorare l’offerta sanitaria nel nostro
territorio. Ricordo anche la vicenda della realizzazione del nuovo ospedale,
non una proposta “per indorare la pillola della chiusura di ostetricia”, ma una
scelta fatta e mai realizzata per responsabilità della nostra amministrazione comunale,
incapace di individuare un sito idoneo per la struttura.
Tutti questi elementi
potrebbero apparire degli inutili dettagli, biascicati noiosamente da un
dirigente di partito, non funzionali alla narrazione della “storia anagnina”. Certamente
però questi dettagli non debbono essere risultati tanto irrilevanti all’avv.
Simone Dal Pozzo e ai Giudici del Consiglio di Stato, nel momento in cui è
stato realizzato e accolto un ricorso contro la chiusura dell’ospedale di
Anagni che fonda il proprio impianto anche sulla necessità di attuare da parte
del Commissario Polverini quel piano sanitario del 2007… già quel piano
sanitario che allora era il “figlio di nessuno”, difeso soltanto da noi e dal
quale oggi, invece, non si può prescindere, al punto che contestarlo potrebbe
addirittura apparire un’operazione anacronistica e controproducente ai fini del
raggiungimento definitivo dell’obiettivo della salvezza del nostro presidio
ospedaliero. (cfr. Ordinanza del Consiglio di Stato e dichiarazioni dell’avv.
Dal Pozzo in un’intervista a Radio Hernica e nell’assemblea pubblica
organizzata all’indomani dell’esito positivo in Consiglio di Stato).
Nei giorni in
cui la zarina decise la chiusura dell’ospedale, ricordo Francesco Scalia ed il
PD regionale, provinciale e locale in “trincea” per smascherare un piano
sanitario tenuto nascosto e smentito fino all’ultimo minuto dalla destra laziale.
Ricordo le assemblee pubbliche, le conferenze stampa, i Consigli Comunali
aperti richiesti da noi insieme agli altri Gruppi Consiliari di opposizione. E
non mi sfuggono nemmeno quelle dichiarazioni pubbliche di un rappresentante
istituzionale del PD favorevoli ad un ridimensionamento del nostro ospedale,
considerazioni rispettabili, anche se non condivisibili: ricordo però anche l’immediata
presa di distanza del partito e del Gruppo Consiliare da quelle posizioni, le
conseguenti dimissioni di quel rappresentante istituzionale, che correttamente
e coerentemente, anche per questo lasciò la propria carica ed il proprio ruolo,
alla fine di un confronto con il gruppo dirigente di allora e la base del PD di
Anagni. Ricordo la vivace riunione organizzata dal PD presso il circolo ARCI
insieme ad associazioni e sindacati, incontro che non abbiamo nemmeno voluto
presiedere pur essendone i promotori, nella quale si concordò un’azione
coordinata tra partiti ed associazioni e comitati e si valutò la via del ricorso al TAR, senza la
firma dei partiti (anche per ragioni di carattere formale), per evitare polemiche
e accuse di strumentalizzazioni politiche.
Questo è quanto fatto dai
partiti di opposizione e dal mio partito
che, senza mettere il cappello sul Comitato “Salviamo l’Ospedale”, ha avuto il
coraggio di profondere in questa battaglia non solo l’impegno forte del proprio
circolo e dei propri iscritti, ma anche quello del proprio Capogruppo
Regionale, del proprio Consigliere Regionale di riferimento territoriale, dei
propri dirigenti regionali e del proprio segretario provinciale ( non so quanti
possano dire di aver fatto la stessa cosa!).
Mi scuso per questo mio
intervento, la cui “lunghezza” più che da incapacità di sintesi è determinata
dalla volontà di non voler trascurare, né sottovalutare, né disprezzare nulla
dell’altrettanto lungo dibattito di questi giorni, all’indomani dell’esito del
Consiglio di Stato. Ma ti sollecito, prof, ad andare oltre questa visione da derby
tra politica e società civile, che descrive noi come distanti e quasi
“antropologicamente diversi”, come persone che cambiano solo perché costrette
dagli eventi o da persone e gruppi che sono altro da noi. Te lo chiedo non già
per un atteggiamento censorio, ma per rivolgere un invito a tutti a non
ripetere un’altra “storia anagnina” che, purtroppo non ha niente di nuovo. La
vicenda della salvezza dell’ospedale di Anagni è stata un’occasione che ha
visto lottare fianco a fianco tutti i nostri concittadini, quelli impegnati in
politica, quelli presenti nei comitati, i privati cittadini che hanno
contribuito economicamente: non sprechiamo questo patrimonio con analisi ed
approfondimenti sulle impressioni ricevute o sulle indiscrezioni dei “dottori
del PD”. Non commettiamo l’errore commesso dal nostro sindaco e dal
superconsigliere regionale di Anagni, quello di pensare che c’è la società e
che la politica invece è un’altra cosa.
Forse questo mio intervento è
fuori luogo, forse questa mia riflessione risente solo da una preoccupazione
che viene fuori dalla mia storia personale. Sono un dirigente di partito e sono
un anagnino che nel corso della propria esistenza si è dedicato fin da ragazzo ad
attività sociali e culturali nelle associazioni, nei movimenti, nei comitati.
Sono anche quel bambino di dieci anni di tanto tempo fa, che ascoltava gli
sfoghi del proprio papà impegnato nel mondo dello sport che, spesso, dopo aver
raggiunto risultati importanti per Anagni, nel basket come nel calcio, si è
ritrovato spesso inspiegabilmente al centro di polemiche ingenerose, accerchiamenti
mediatici, strategie di gruppo, conventio ad excludendi e, spesso anche di pericolose
illazioni che, infine, lo hanno spinto a uscire dal mondo dello sport locale.
Oggi sono in molti ad incontrare mio padre per le strade della nostra Città:
senza nulla togliere a coloro che si impegnano oggi nel mondo dello sport,
spesso lo sollecitano a tornare ad impegnarsi per il calcio o per il basket: troppo tardi… ma
questa è un’altra storia anagnina.
Con amicizia e cordiale stima.
Peppe
Russo
In questi tempi, preda di anonimi sbeffeggiatori e pusillanimi tirapiedi, fa sempre molto piacere trovare qualcuno che, al contrario, non si sottrae al confronto diretto e palese. E ci mette pure la classica faccia, come potete ben vedere (a proposito: complimenti perchè l'immagine è proprio simpatica).
RispondiEliminaDato l'alto profilo dell'intervento di Peppe, che mantiene intatta la capacità di dare senso continuativo al suo impegno politico, caratteristica straordinaria anch'essa, in questo paese pieno di zomby con la fregola della poltroncina, ho creduto bene di non inquinarlo con premesse inopportune.
Anche perchè, mantenendo intatto lo spirito del confronto, avrei magari finito col dire troppo, e ciò avrebbe confuso piuttosto che chiarito. Invece è proprio il tentativo di capire che anima lo sforzo di questo blog. E niente di meglio che provare a farlo insieme ad uno dei protagonisti della vita civile e politica del paese.
Lascerò decantare un po' le parole di Peppe. Perchè meritano adeguata riflessione. Tutti voi siete naturalmente invitati a partecipare attivamente alla discussione, aggiungendo punti di vista ed opinioni ulteriori.
Per il momento un sentito ringraziamento a Peppe Russo per il suo intervento. [Ave]
Voglio confermare come medico e da molti anni iscritto al PCI/PDS/PD che i piccoli ospedali non hanno ragione di esistere e vanno chiusi a vantaggio di strutture di prossimità più grandi e più efficienti. Questa è la mia posizione sotto l'aspetto medico, mentre sotto l'aspetto politico va bene anche l'opposizione ad oltranza al piano Polverini. Quasi tutti i colleghi di corsia hanno la stessa opinione anche se non la manifestano pubblicamente.
RispondiEliminaQualcuno ha detto che "Le vittorie hanno molti padri, le sconfitte sono per lo più orfane".
RispondiEliminaScherzi a parte. Certamente non sarà il Comune che potrà prendersi i meriti di questa importante vittoria, in quanto non ha fatto giuridicamente niente di rilevante per difendere la salute dei propri cittadini.
Qui potete vedere la discussione, su questo blog, che a portato alla nascita del Comitato "Salviamo l'Ospedale di Anagni" : http://anagnicaputmundi.blogspot.com/2011/02/ospedale-opposizione-compatta-la.html. Il confronto e i contatti con altre realtà durante le manifestazioni a Roma e Frosinone mi avevano portato alla conclusione che ad Anagni non si faceva nulla ...e quel manifesto dell'opposizione citato nell'articolo sapeva molto di impotenza e rassegnazione.
Il comitato non avrebbe avuto corpo e sviluppo senza l'adesione di una associazione ben organizzata come il Das. Per il successo al Consiglio di Stato è stato poi determinante la documentazione fornita dalla componente ospedaliera del Comitato. Dei partiti sicuramente il PD è quello con cui parte del Comitato ha interagito meglio. Un attivo componente del Comitato fa parte del direttivo PD e l'avvocato Egidio Proietti, consigliere dello stesso partito, ha dato sostegno legale dal primo minuto. Il PD ha sposato la causa, si è mobilitato ed in qualche moto umilmente si è messo in cammino verso una politica più coraggiosa. Dei firmatari comunque sono rappresentati anche Sel, sindacati e anche qualche elettore di destra. Il comitato, vero e proprio, è formato da quei quattordici cittadini che hanno firmato il ricorso, con rischi giudiziari ed economici, e che hanno raccolto la grandissima parte dei finanziamenti.
Adesso conquistato il fortino bisogna consolidare e rafforzare la posizione in vista della lunga battaglia di trincea con AslFr e Regione Lazio, che probabilmente non staranno a guardare. Proprio per questo è necessario adesso che molti cittadini, gruppi di opposizione e associazioni sottoscrivano a sostegno il nostro ricorso al Tar. Ci sarà tanto spazio in futuro per gli uomini di buona volontà. Carlo Ribaudo
Concordo con Carlo che, come al solito, porge i suoi interventi sempre in modo costruttivo. Il PD di Anagni è a disposizione per qualsiasi collaborazione e qualsiasi tipo di iniziativa uitle per la causa dell'ospedale. Comunico a tutti gli amici del blog che, come annunciato pubblicamente, il Consigliere Regionale Francesco Scalia sta predisponendo una mozione per chiedere una deroga al blocco del turn over come previsto nella manovra finanziaria (ho trasmesso il comunicato stampa di Francesco proprio su questo argomento). Rispetto l'opinione del "compagno" medico, che sicuramente parla con maggiore autorevolezza di me. Chiedo a lui solo una cosa: quella di non essere "più realista del re": il piano sanitario del 2007 spostava offerta sanitaria da Roma alle Province e potenziava, non indeboliva l'ospedale di Anagni. lo stesso dr. Cristofari, Presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Frosinone, tra l'altro ns.autorevole dirigente politico, ha sempre sostenuto che anche se quello del numero di posti letto non è l'unico indicatore dell'offerta sanitaria, resta comunque uno dei criteri più importanti per la valutazione della qualità del diritto alla salute in un territorio. Non è un caso che sia stato stabilita una percentuale minima del 3 per mille nel rapporto posti letto-abitanti,al di sotto della quale viene decretata una situazione emergenziale. Con questo piano scellerato della Polverini, in Provincia di Frosinone, siamo drammaticamente scesi al di sotto del 2 per mille (nella Capitale siamo quasi al 7). Peppe Russo.
RispondiEliminaCi mancherebbe che non sarebbe meglio una sanità migliore al posto di una peggiore, ma per avere una percezione più realistica del posto in cui ci troviamo a vivere e difendere il nostro Diritto alla Salute, propongo a chi l'avesse perso l'articolo di Mario Pirani sulla Repubblica di ieri:
RispondiEliminahttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/19/la-sanita-migliora-conti-gia-pronta-la.html.
Buona lettura
Alessandro
...Ecco, ci volevano proprio Mario Pirani e Repubblica per chiarire ulteriormente la situazione. Perché è esattamente questo il quadro in cui si muove il nostro sistema sanitario. Ti ringrazio, Sandro, di averci suggerito la lettura di quell'articolo.E', in un certo senso, la conferma di quanto da me ricordato nella mia lettera aperta: l'offerta sanitaria non è stata ben distribuita nel territorio, gli accreditamenti di istituti privati hanno spostato mezzi, uomini e risorse dalla sanità pubblica e dalle province a favore delle strutture private della Capitale. Il piano sanitario del 2007 cercava proprio di invertire questa tendenza. Ricordiamo tutti ciò che si è detto di un certo imprenditore sanitario ed esponente del centrodestra che si recava negli uffici della Regione in tuta da ginnastica come se andasse al circolo del golf. Ricordiamo tutti quanto dichiarato recentemente da Piero Marrazzo a Conchita De Gregorio su Repubblica sui contrasti tra questi imprenditori ed il Presidente Regionale di allora che, oltre a chiudere strutture pubbliche della Capitale a favore delle Province, tagliava fondi anche agli istituti privati. Quello che è successo dopo è inutile ricordarlo... stendiamo un velo pietoso. Peppe Russo.
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