Passa ai contenuti principali

Regime. The end

[dal sito dell'IdV]

Alcuni portano felicità ovunque vadano. Altri quando se ne vanno.

[Oscar Wilde]
 

Al culmine della settimana più veloce e precipitata della nostra storia recente, dunque, il signor Berlusconi Silvio, da Arcore, s'è dimesso. E l'ha fatto, solcando tristemente ali di folla che l'hanno accompagnato da un palazzo all'altro della politica romana al grido di «Buffone!» e «Buu!». Nel momento della resa. Di fronte alla disfatta politica ed economica che ha consegnato l'Italia alla tutela dei burocrati finanziari del mondo, il signor B. è almeno riuscito a recuperare un sussulto di dignità. Facendo ciò ch'era stato stabilito, ossia dimettendosi. E lasciando gl'insulti volgari e la degenerazione rissosa ai suoi servi. Sacconi e Formigoni in primis. Colti dalle telecamere a rispondere col dito medio e con le corna ai cittadini che li invitavano ad andarsene a casa.

L'euforia, che già circolava come una scossa elettrica tra la gente, alla notizia delle dimissioni avvenute, ossia alle ore 21.42 di sabato, s'è moltiplicata e trasformata in vera e propria festa. Dimostrando ancora una volta che esiste una via italiana alla rivoluzione. Che non è mai tale. Preferendo smorzarsi nei canti, nei balli, nel «volemose bene» tipico delle popolazioni semplici. Di quelle che, in fondo, s'accontentano di poco. La cifra del berlusconismo, a voler proprio sunteggiare, potrebbe infatti riassumersi proprio in questo accontentarsi di poco. Se si escludono, infatti, i grandi ladri e malfattori di stato, che hanno lucrato alla stragrandissima in virtù del regime, al popolo che è rimasto? Briciole. Ci siamo accontentati di poter inquinare impunemente. Di poter evadere impunemente. Di poter lavorare poco impunemente. Ci è bastato deresponsabilizzarci di quelle piccole responsabilità civiche che in ogni altro paese civile son state conquistate per sempre secoli fa.

La ricompensa che abbiamo ottenuto, come caramellina zuccherosa, è stata veicolata dalla tv. Finita l'epoca della riflessione. Non più necessario l'uso del cervello. Comodamente spaparanzati di fronte alle cretinate scosciate della tv, abbiamo dimenticato ogni preoccupazione. Ogni dilemma s'è risolto. Un sorriso e via. Un'altra menzogna e via. Due belle super tette sempre lì lì per scoppiare e via. Un'altra giornata è passata. Domani andrà meglio. Forse.

Il nuovo che avanza ha il volto vecchissimo ed inquietante di un manipolo di bocconiani ed ultracattolici che hanno il compito di assicurare al nostro paese una transizione morbida. Anzi, morbidissima. Ancora una volta, ci stiamo accontentando. Con la scusa dell'urgenza finanziaria. Vittime del ricatto dei famigerati mercati, da sempre gestiti da quelle istituzioni finanziarie che sono i colpevoli profondi della crisi, ma che allo tempo stesso son stati capaci di riciclarsi come i salvatori del mondo, noi italiani stiamo per finire, come nella famosa barzelletta, cornuti e mazziati.

Tutto è ancora possibile, perchè un popolo che desideri riprendersi in mano il proprio futuro travolge ogni ostacolo. Ma occorrerà fare in fretta. E, sopratutto, essere chiari. Va bene la festa. Ma che sia per l'addio del signor Berlusconi Silvio, da Arcore. Non certo per il Monti che avanza. Nessuno, tanto meno la sinistra. Tanto meno tutti coloro che da tempo invocano un cambiamento vero, profondo, reale. Pensino per un solo istante che i bocconiani possano essere la risposta. Al massimo, costoro possono rappresentare il cerotto momentaneo affinchè la ferita incisa dal tracollo finanziario del berlusconismo non s'allarghi. Non infetti tutto il corpo del paese. Non travolga pure l'Europa. Ma la medicina è un'altra. Così come i cerotti non curano, neanche i bocconiani potranno curare niente. Per avviare una reale guarigione abbiamo bisogno di nuove elezioni. Un nuovo governo con idee, e logiche, e persone nuove.

Il signor Berlusconi Silvio, da Arcore, è finito. Ma il berlusconismo non abbiamo ancora neppure iniziato a sradicarlo. E ce ne vorrà. E noialtri non abbiamo ancora capito cosa significhi fare una rivoluzione per cambiare davvero le cose. Senza alcun bisogno di violenza. Ma una rivoluzione reale. Profonda. Che sappia modificare di quel tanto il moto terrestre, da consentire un altro panorama. Un futuro diverso. Un mondo nuovo.

Sabato sera, alle 21.42, è finito qualcosa. Ma noi dobbiamo cominciare ancora tutto.

[Ave]

Commenti

  1. quote
    Sabato sera, alle 21.42, è finito qualcosa. Ma noi dobbiamo cominciare ancora tutto.
    unquote

    Ha colto nel segno prof. è questo che gli italiani devono pensare grats. Pompadour

    RispondiElimina
  2. Ma se chiedessimo a Goldman & Sachs di attaccare anche il debito sovrano di Anagni? Così ci libereremmo di Noto e della sua corte di inetti politici, a cominciare da un impresentabile assessore al bilancio.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Anagni. Aspettando i nuovi barbari

Ritornare (ad Anagni) è un po' come morire

Anagni. Il NON-partito fa NON-propaganda (NON-politica)

Emanuele Mattozzi, reo confesso grillino, ha avuto la bontà di rispondere con una decina di commenti ad un articolo dell'altro giorno . E, sopratutto, ad alcuni commenti seguenti l'articolo stesso. Non ho trovato nessun altro modo per ringraziarlo del primo, vero (ed attualmente unico) discorso grillino diverso dall'insulto, che rispondergli in modo adeguato qui. Per l'occasione, ho tirato fuori dalla naftalina il faccione, come vedete. Spero ne sia valsa la pena.