Oggi, caro Mauro, siamo tutti un po’ più soli. Il professor Edmondo Maccioni è scomparso. Ci ha lasciato per l’aggravarsi di una malattia che, purtroppo, anche tu hai imparato a conoscere bene. Ho conosciuto Edmondo quando sono arrivato ad Anagni, quasi 15 anni fa, per il mio primo incarico. Ricordo bene quanto fossi intimidito e poco sicuro di me. E ricordo ancora meglio l’impatto con un docente di latino e greco considerato da colleghi e studenti come un’autorità. Un collega diventato poi un maestro e, per me, anche un “Presidente”. Sì perché, per gli scherzi del destino, ho avuto Edmondo, in quello stesso anno, come presidente di commissione per gli Esami di Stato ad Arpino, nel Liceo in cui avevo studiato. E, durante quegli esami, ho imparato ad apprezzare, oltre alla competenza che conoscevo già , anche l’umanità ed il profondo rispetto per tutti. Doti che, tutte insieme, ho trovato raramente in altri. Edmondo era da tempo lontano dalla scuola. La malattia lo aveva costretto da anni ad abbandonare l’insegnamento, ed a lottare giorno dopo giorno, tra alti e bassi. Nonostante ciò, tutte le volte che l’ho visto, non l’ho mai sentito arrendersi agli eventi. Anzi, per molto tempo ha voluto testardamente impegnarsi per valorizzare la vita culturale della sua città, declinando in modo splendido un concetto, impegno civile, di cui molti parlano senza conoscerlo. L’ho incontrato l’ultima volta un mese fa, davanti all’ufficio postale, e l’ho accompagnato a casa, perché lo vedevo camminare, a fatica, ma orgoglioso come sempre. Non potevo certo immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto.
Parafrasando Oscar Wilde, “pochi uomini vivono, molti si limitano ad esistere”. Credo proprio che Edmondo appartenga di diritto alla prima categoria.
Ti sia lieve la terra, Professor Maccioni.
Paolo Carnevale
Commenti
Posta un commento