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Anagni. La verità di Raniero Savone

[foto da RadioHernica]
150 posti di lavoro in meno. Che potrebbero diventare anche di più.  Questo il prezzo pagato, se tutto fosse confermato, dagli anagnini per la intricata vicenda giudiziaria che, per ora, ha prodotto un’indagine che ha toccato le figure di Franco Fiorito e Daniele Natalia, due esponenti non certo di secondo piano della destra anagnina. A dirlo è stato ieri mattina Raniero Savone. L’uomo che in qualche modo ha dato origine a tutto.

Da una sua segnalazione è infatti nata l’indagine della Procura della Repubblica che, qualche giorno fa, ha appunto portato alla ribalta i nomi di Fiorito e Natalia per l’ipotesi di reato di tentata concussione. È Fiorito infatti il politico per il quale (è sempre Savone a dirlo), Natalia avrebbe chiesto a Savone 300.000 euro di “mazzette” per sbloccare una pratica urbanistica circa 8 anni fa. Lunedì mattina Fiorito aveva rilasciato alla stampa un’intervista per dire la sua verità. In sintesi, il messaggio era stato: non è vero nulla, non c’è stata concussione; ho registrato il colloquio con Savone e nelle cose dette non c’è ombra di richiesta illecita.

Una tesi a cui ieri Savone ha voluto replicare. Dicendo fondamentalmente due cose. La prima:  «c’è una mia registrazione che ho portato alla Procura, e dalla quale il giudice è partito per l’indagine. Le pare che un’indagine sarebbe scattata senza qualche riscontro?».  Savone ha ricordato i fatti; il progetto presentato al Comune; i ritardi e le ritrosie prima di arrivare (dice lui) alla richiesta di denaro. Su tutto questo si farà luce tra poco. Ma l’altra cosa importante Savone l’ha detta alla fine: «in quel progetto avevo previsto di creare circa 200 posti di lavoro. Oggi sono 50 gli anagnini che lavorano con me. E se continua così, potrei andarmene da Anagni». Fatte le operazioni, risulterebbe quindi che almeno 150 sarebbero i cittadini di Anagni che avrebbero potuto avere un lavoro. E che, in mezzo a tutta questa storia, non lo hanno più ottenuto. Sono sempre, ovviamente, riflessioni di Savone.

Ma non fanno per questo meno male.
Paolo Carnevale

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