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[foto da RadioHernica] |
Da una sua segnalazione è infatti nata l’indagine della Procura della Repubblica che, qualche giorno fa, ha appunto portato alla ribalta i nomi di Fiorito e Natalia per l’ipotesi di reato di tentata concussione. È Fiorito infatti il politico per il quale (è sempre Savone a dirlo), Natalia avrebbe chiesto a Savone 300.000 euro di “mazzette” per sbloccare una pratica urbanistica circa 8 anni fa. Lunedì mattina Fiorito aveva rilasciato alla stampa un’intervista per dire la sua verità. In sintesi, il messaggio era stato: non è vero nulla, non c’è stata concussione; ho registrato il colloquio con Savone e nelle cose dette non c’è ombra di richiesta illecita.
Una tesi a cui ieri Savone ha voluto replicare. Dicendo fondamentalmente due cose. La prima: «c’è una mia registrazione che ho portato alla Procura, e dalla quale il giudice è partito per l’indagine. Le pare che un’indagine sarebbe scattata senza qualche riscontro?». Savone ha ricordato i fatti; il progetto presentato al Comune; i ritardi e le ritrosie prima di arrivare (dice lui) alla richiesta di denaro. Su tutto questo si farà luce tra poco. Ma l’altra cosa importante Savone l’ha detta alla fine: «in quel progetto avevo previsto di creare circa 200 posti di lavoro. Oggi sono 50 gli anagnini che lavorano con me. E se continua così, potrei andarmene da Anagni». Fatte le operazioni, risulterebbe quindi che almeno 150 sarebbero i cittadini di Anagni che avrebbero potuto avere un lavoro. E che, in mezzo a tutta questa storia, non lo hanno più ottenuto. Sono sempre, ovviamente, riflessioni di Savone.
Ma non fanno per questo meno male.
Paolo Carnevale
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