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Israele. La violenza non costruirà ponti




Il lupo perderà pure il pelo, come si dice, ma il vizio no. Quell'atavico vizio delle truppe israelite di difendersi, da sempre, attaccando. Occupare territori palestinesi per mezzo dei coloni, fanatici e cattivi quanto basta per sopravvivere in una terra straniera. Malmenare pacifisti disarmati con armi automatiche senza alcuna ragione. Solo per il fatto che qualcuno osa dissentire dalle politiche fasciste di Israele.

Siamo da sempre, e giustamente, tutti israeliani quando piovono missili sui cittadini di Gerusalemme o Tel Aviv. Lo siamo quando turisti ebrei sono colpiti in giro per il mondo. Lo siamo ancora di più di fronte agl'indecenti che dubitano della soluzione finale, e che pretenderebbero di riscrivere la storia. Ma tutto questo non ci esime dal provare pari ribrezzo e pari orrore per le stragi compiute dall'esercito israeliano contro i palestinesi. Non lo siamo, israeliani, davanti le tante, continue piccole offese inflitte ad un popolo costretto a gridare invano. Tanto meno lo siamo davanti a quel muro della vergogna che pretenderebbe di separare popoli, culture, la vita stessa. Come se gli ebrei, sulla loro pelle, non portassero ancora i segni tragici di cosa significa essere esclusi.

La strada per la pace c'è. Esiste. E' lì presente, davanti gli occhi di tutti. Nessuno dice che sia facile, in discesa o breve. Pur tuttavia è responsabilità degli uomini scegliere di percorrerla fino in fondo. Evitando di fermarsi ad ogni svolta, magari per ritornare indietro. Nessun'altra strada è percorribile. Solo questa della pace. Solo questa può garantire un futuro.

Ma non sarà certo coi carriarmati, nè coi missili a media gittata, nè con gli eserciti, nè con gli attentati, che potrà essere percorsa.

[Ave]

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