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Diario scozzese. Braveheart sta ancora qui


Il primo maggio, in Scozia, nessuno festeggia niente. Giorno lavorativo come un altro. Faccenda curiosa, a pensarci, visto che siamo nelle terre della rivoluzione industriale. Dei luddisti. Ma si capisce presto il perchè. Il senso di appartenenza alla comunità, tra gli highlanders, non appartiene alla sfera sociale nè a quella politica in senso stretto. Ma a quella del sangue. Delle origini. Della terra. Insomma l'orgoglio scottish in queste lande si riassume in due elementi. Il primo esiste ancora. Eccome. E te lo ritrovi assillante per le strade. Oppure come sottofondo quando entri in tutti i negozi dei centri storici, quelli a vocazione turistica. Si tratta delle famosissime pipes. Ossia le cornamuse. Il loro suono ti accompagna ovunque. Persino nei pub, in certi orari, sei avvolto dalle melodie di questo strano strumento. E, manco a dirlo, il cd più gettonato è quello di un gruppo che si chiama Red Hot Chilli Pipers. E state attenti a non confondervi col gruppo californiano. Questi, sono proprio un'altra cosa.

Il secondo elemento di identificazione sociale, invece, non esiste più. Ma continua ad essere presentissimo, in tutte le salse. Si tratta dell'highlander più famoso. Dell'eroe nazionale scozzese. Ovverosia Sir William Wallace. Il semi-barbaro impersonato da Mel Gibson nel celeberrimo film Braveheart. Nella Scozia della fine del XIII secolo, Wallace fu il più grande combattente per l'indipendenza scozzese dall'Inghilterra. Fu lui ad ottenere la più famosa ed importante vittoria (per gli scottish) e quindi anche la più terribile ed umiliante sconfitta (per gli english) di tutta la storia della guerra contro l'Inghilterra. A Sterling.

Questo Wallace non fece mica una gran fine. Tradito da uno dei suoi e quindi catturato dagli sgherri di Edoardo I, fu incarcerato e gli venne chiesto di sottoscrivere pubblicamente il suo atto di obbedienza al re inglese. Ovviamente, essendo eroe, rifiutò tale proposta. Dunque, nei pressi di Londra, la civile popolazione britannica assistette alla seguente condanna. William Wallace fu dapprima strangolato, ma solo parzialmente, forse per intontirlo un poco. Quindi, sempre coram populo, fu squartato. Ossia gli aprirono il corpo dal ventre al petto, ed esposero in bella vista i suoi organi interni. Raccontano le cronache che persino gli spettatori, pur inglesi, poichè lo scozzese si ostinava a non morire, iniziarono ad invocare a gran voce la morte per Wallace, inorriditi da tanta crudeltà. E così, alla fine, al ribelle venne mozzata la testa. Ma anche varie parti del corpo. Le quali furono spedite, con l'ordine di mostrarle pubblicamente, in alcune località della Scozia. Come monito per tutti coloro che avessero avuto la malsana idea di seguire l'insegnamento di William Wallace, e ribellarsi a santa madre Inghilterra.

Naturalmente, come sempre accade in questi casi, tale monito cadde nel vuoto. Anzi. Proprio grazie al sacrificio del Wallace gli scozzesi ripresero la loro lotta per l'indipendenza. Più accaniti che mai. E riuscirono pure ad ottenerla, dopo tanti anni di lotte. Il corso della storia ha però voluto che la Scozia riperdesse tale libertà, e si radicasse in quello che è attualmente. Una nazione in una nazione. Con mille motivi per desiderare di staccarsi da una madre patria che, in verità, s'è comportata più come una matrigna.

Amici locali mi dicono che, tra un po', gli scozzesi andranno a votare un referendum per riconquistare la propria indipendenza. E staccarsi definitivamente dall'Inghilterra. Ma mi confessano che, molto probabilmente, neanche stavolta la Scozia riuscirà a farcela. I sondaggi non sono positivi. Al dunque, e nella situazione attuale, il rischio di una definitiva e tragica povertà sarebbe assai concreto. Mi dicono che gl'inglesi, infatti, nel tempo hanno sottratto alla Scozia tutte le fonti economiche più importanti. La loro politica è stata precisa. Industrie. Rappresentanze di importanti compagnie pubbliche e parastatali. Sedi di multinazionali. Tutto è stato progressivamente trasferito in Inghilterra. A sud. Pertanto in Scozia non è rimasto molto. E l'ipotesi di sopravvivere con quel poco, senza l'integrazione britannica, a molti appare tragicamente impossibile. La congiuntura economica mondiale, inoltre, non fa che rinsaldare ed anzi amplificare le paure. Non vincerà la Scozia, mi dicono questi amici. E non vinceranno neanche gli scozzesi. Ancora una volta. E, mentre mi fanno questa confessione, vedo nei loro occhi una strana malinconia. Un'espressione inconfessabile.

Forse, chissà, stanno sognando un nuovo William Wallace.

[Ave]

Commenti

  1. Ma nemmeno il il 15 agosto si festeggia nulla io lo trovo giustissimo sonoaltre le feste da festeggiare una che va controcorrente....

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  2. Professore sono prprio contenta che è stato colpito da tutta questa civiltà forse adesso mi capisce............

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  3. In Italia in genere, e ad Anagni in particolare, festeggia il primo maggio chi a lavorare non ci va mai. Il lavoratore vero, non statale nè assenteista, pensa non ci sia niente da festeggiare, perchè il lavoro è comunque una costrizione ed una necessità, certamente non piacevole.

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  4. Invece il lavoratore finto, evasore ed elusore, il primo maggio pensa non ci sia proprio niente da festeggiare. Perchè il lavoro vero, con le sue tasse vere, sono solo per gli altri.

    Quelli che festeggiano.

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  5. Non ho capito nulla tra tutto questo lavoro Vero e lavoro Finto.......io il 1° Maggio festeggio e penso di lavorare gli altri giorni ma ora non ne sono più tanto sicuro.
    Nik

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  6. cmq loro hanno i bank holidays
    http://it.wikipedia.org/wiki/Bank_holiday

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