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Fuga dalla responsabilità

[da BeppeGrillo]

Era tutto pronto, ieri sera. Mi ero ricordato di programmare MySky, così da poter seguire con comodo. Il nuovo inquisitore doveva, finalmente, rispondere a qualche domanda. E finalmente sarebbe stato costretto a parlare. Niente insulti. Niente urlate con la voce gracchiante. Niente spot a base di cretinate populiste. Ma, magari, proposte concrete. Idee. La prospettiva di un progetto politico per il futuro del paese. Seeeee... ma quando mai?

Alle 20.30, quando ho acceso per dare un'occhiata, ho anche scoperto che l'inquisitore aveva rinunciato. Così, all'ultimo momento. Niente intervista. Sopratutto, niente domande. E, naturalmente, niente risposte. L'inviato di Sky, a Genova, a lungo ha tentato di ottenere la risposta almeno ad un'unica domanda: «Perchè». Perchè il comico Grillo non è più venuto, come invece aveva annunciato, all'intervista televisiva? Niente da fare. Nemmanco a questa domanda è stato in grado di rispondere. Sul blog è stato capace solo d'impastrocchiare il solito, delirante messaggio a proposito degli altri, che vanno in tv a dire quello che vogliono. Evidentemente consapevole dunque che lui non avrebbe potuto, dire quello che voleva. Al massimo sarebbe andato a dire quello che la pianificazione strategica gli avrebbe organizzato di dire.

Il rifiuto del comico al confronto, sia pure nella situazione ovattata di un'intervista tv, conferma tutte le peggiori idee che il neo inquisitore della politica italiana ha suscitato fin dal suo primo apparire. Perchè, per quanto imperfetta, anche un'intervista può risultare utile, al cittadino, per farsi un'opinione. Per capire. Per misurare lo spessore politico di chi gli viene a chiedere il voto.

La paura di rispondere a domande vere è mascherata, populisticamente, dal ricorso alla piazza. Io politica la faccio in mezzo alla gente, afferma il comico. Naturalmente è falso. Perchè farla in mezzo alla gente significherebbe avere la capacità di ascoltarla, la gente, di rispondere alle sue domande. Ai suoi bisogni. Essere capaci di mediare tra tante spinte diverse, spesso ugualmente legittime. Invece no. In mezzo alla gente, come l'intende lui, significa solo che lui parla. Anzi grida. Urla. Insulta. Prende a martellate tutto e tutti. E la gente sotto sta zitta. Ed ascolta. Con l'obbligo di applauso televisivo. Me lo hanno riferito amici lontani che sono andati a seguire uno dei suoi comizi. In piazza ti sfoghi. Urli pure tu. Ti liberi. Ti senti proprio meglio. Ma poi torni a casa. L'adrenalina smonta. Ti stendi a letto e ti chiedi. Ma insomma, e domani? E capisci che il grillo parlante ha preso a martellate non i tuoi problemi. Ma solo le domande che quei problemi rendevano concreti. Ti ha tolto solo le domande. Non ti ha dato una sola soluzione. Neppure un'ipotesi. Una speranza.

Il grillo parlante della politica, da un mese a questa parte, non ha fatto altro. E' andato in giro a chiedere voti. Ma lo ha fatto, contrariamente a quello che dovrebbe essere un buon uso della politica, puntando tutto sulla distruzione. Non ha promesso nè progettato nulla riguardo l'Italia che vorrebbe. Si è limitato a prendere a martellate tutto. Dimostrando per altro una devastante superficialità storica, già solo per il fatto di aver provato a mettere insieme Berlinguer e Casa Pound. Una brodaglia dal sapor di schifo che fa venire i brividi.

L'inquisitore del terzo millennio ha così dimostrato di essere, ancora una volta, insieme ai suoi copincollisti sparsi sul territorio, niente di più che un fenomeno mediatico. Non è questa la democrazia. Non è questo il cambiamento che ci serve. Esattamente al contrario delle strategie di marketing elettorale escogitate dal grillo parlante, questo paese ha assoluta necessità di un personale politico rinnovato ma responsabile. In grado di confrontarsi con i problemi. In grado di assumersene il fardello problematico. In grado di saperne leggere la
complessità.

Le non-soluzioni prospettate dal comico, invece, sono proprio l'opposto della responsabilità della quale abbiamo bisogno. Rappresentano una fuga dalle responsabilità. Una fuga dalla complessità dei tanti interessi contrapposti. Sono la deriva semplicistica, superficiale e populista dei nostri problemi. Dei quali, semplicemente, non si dà alcuna ipotesi di soluzione.

Li si prende a martellate. Si cancellano i problemi per tornare al punto di partenza. Il solito. Le solite contumelie contro la corruzione. Contro la vecchia politica. Contro i partiti. Contro i sindacati. Non è un caso che il berlusca, ultimamente, abbia preso a bombardarlo. Fino ad arrivare all'inquietante affermazione: «Il grillismo è un pericolo per la democrazia». Ha ragione. Evidentemente, lui, sa meglio di chiunque altro cosa sia un populista. Similis cum similibus. I populisti che osano invadergli il campo li fiuta a distanza di
chilometri.

Cosa ha a che fare tutta questa strategia di marketing elettorale con la democrazia? Con il nostro disperato bisogno di diventare un paese normale? Niente. Assolutamente niente. Il comico Grillo è parte integrale e fondamentale di quello stesso sistema malato che continua a prendere a martellate. Infatti è esso stesso il frutto abnorme della nostra democrazia assopita. In quale altro grande paese occidentale e democratico, infatti, un comico populista. Incapace di alcun progetto politico. Ha mai potuto imbonire in modo tanto diffuso i cittadini?

L'inquisitore del terzo millennio non è la soluzione. Non lo è mai stata. Ma è parte integrante. E, a questo punto, ineliminabile, del problema. E' parte del problema. E la soluzione, quando sarà, consisterà anche nel riassorbire quest'ennesimo bubbone gonfiatosi all'interno della nostra democrazia.

[Ave]

Commenti

  1. Casaleggio non gli ha dato il consenso e lui da buon democratico annulla via twitter
    Nik

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  2. incredibile ma ha ragione silvio...

    RispondiElimina
  3. e poi dovremmo votare questo tipo??????????? che amarezza

    RispondiElimina

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