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«Debiti fuori bilancio oppure bilancio fuori dai debiti?»

Grazie al Consiglio comunale di venerdì, finalmente, l'essere umano ha definitivamente risolto uno dei quesiti più incredibili che si porta appresso dalla sua millenaria storia. La matematica è un'opinione? Ora lo sappiamo con assoluta certezza. Si. La matematica è un'opinione. Tutti i numeri lo sono, centesimi compresi. Come ha sublimamente dimostrato il fratello della consigliera Tagliaboschi, neo ministro del tesoro della nostra città. Un piccolo passo per Anagni, un grande passo per l'umanità.



Spettacolo mirabile, il Consiglio, altrochè. Si era annunciato come la rappresentazione di una tragedia politica. Le casse comunali fatalmente vuote, a ricordare le orazioni ciceroniane del fratello della consigliera Tagliaboschi, quando spulciava numeri dai banchi dell'opposizione. Tutti, in sala, si aspettavano il funerale delle nostre finanze. La cronaca di una bancarotta annunciata. Giravano in testa i milioni di debiti fuori bilancio gettati come bruscolini in faccia alla giunta Noto. Insomma stavamo tutti lì a trattenere il fiato, pronti a mettere le mani nel portafoglio per un obolo di pietà.

Ed invece. Dopo le prime, studiatissime parole, i numeri hanno trasformato la tragedia in commedia. Oltre 10 milioni di euro presenti nelle casse. Dei quali più di 3 (leggasi: tre milioni di euro) di avanzo di cassa. Detto in parole semplici, oltre tre milioni di saldo attivo. Positivo. Segno più, non segno meno. Ed i famigerati debiti fuori bilancio? Tutti quei milioni di bruscolini lanciati addosso alla giunta Noto? Neanche una parola. Precisando: neanche una parola matematicamente adeguata. Eggià. Perchè il one man show assessore, fratello della consigliera Tagliaboschi, che aveva esordito scusandosi per la pedanteria con la quale snocciolava con precisione millesimale tutti i numeri del suo rapporto, il numero più importante non ce l'ha detto mica.

Quei tre milioni in cassa, avanzati, ci sono eccome. Ma sarebbe meglio non toccarli, perchè mirabili e terribili si annunciano le spese debitorie del Comune. Quindi, meglio essere formiche che cicale. Tenere da parte fino a quando la bufera sarà passata. Ma questi debiti, dunque? A quanto ammonterebbero? La commedia s'è trasformata in farsa politica quando, finalmente, l'oppositore De Luca ha fatto notare come, al momento, risultano ufficiali e certificati debiti per euro 113.000 e centesimi. Ne ha contezza il nostro ministro del tesoro? Altrochè. Ma, bontà sua, quello è un numero col quale aveva preferito, per evidenti ragioni di opportunità, non annoiarci. Risultato? Oltre tre milioni avanzati. Messi da parte per tappare un debito di 113.000 euro. Se non è saggezza questa!

Ma non è mica finita. Ce n'è ancora tanta, di fuffa. Ricordate qualche mese fa? Manifesti da parte di Noto appiccicati ovunque. A rivendicare orgogliosamente i 9 milioni lasciati nelle casse del Comune. La prova della nostra buona politica, tuonò. Fu sommerso da un'infinità di sberleffi politici. Soldi virtuali! Banconote da Monopoli! gli fu risposto. E ancora: «se c'erano tanti soldi, perchè non sono state fatte quelle elementari spese manutentive delle quali questa città ha disperato bisogno?». Eccola qui la matematica che è rigorosamente opinione. Perchè adesso questi altri ci sono venuti a dire che si, effettivamente, non erano 9 i milioni lasciati in cassa da Noto. In verità erano 10. E allora, anche a costoro: perchè non spendere ciò che, parole certificate, è rimasto in cassa come saldo attivo? Non era la stessa domanda che avevano rivolto a Noto? Bè, sarà il caso di rivolgerla anche a questa giunta piena di nominati. Forse per pagare quei famosi 113.000 euro di debito certificato?

E poi, insomma. Ai tempi di Noto, l'opposizione mostrava una crudele sicurezza dei numeri, sopratutto dei famigerati debiti fuori bilancio. Sembrava, dall'esterno, padrona assoluta della situazione. Perfettamente consapevole di ogni centesimo. Adesso che il potere l'hanno conquistato, invece, adesso che comandano loro, gli ex oppositori mostrano una timidezza e, come dire?, una modestia quasi verginale. A due mesi dalla presa del potere la fotografia della situazione, hanno avuto il coraggio di dire, è ancora «opaca», «sbiadita». Proprio adesso che i conti li controllano loro? Dove sarà finita la chiarezza, e la sicurezza, di qualche mese fa? Mistero. E dire che lo sceriffo, pochi giorni dopo l'espugnazione della Sala Gialla, prese decisioni definitive. Ricordate la festa della Repubblica del 2 giugno? Niente banda musicale. Niente inno. Motivo? Costa troppo. Non ci sono soldi. Buffo, eh? Il 2 giugno avevano una visione della realtà finanziaria comunale più chiara, e netta, di quella che hanno oggi? Mistero. Ma la festa della Repubblica era festa laica. E non ci furono soldi per la banda. Scommettiamo che, per le imminenti feste padronali, religiosissime, la banda sarà miracolosamente (è il caso di dirlo) richiamata in servizio?

Insomma. Dal nuovo che doveva avanzare la città si aspettava metodi diversi. Un'assunzione di responsabilità diversa. Invece, come l'opposizione ha giustamente sottolineato, non si è capito se qualche soldo da spendere c'è oppure no. Qual è la cifra che il Comune può restituire alla città? Non si sa. Ossia, come si vede, siamo tornati esattamente alle antiche abitudini. Perchè metodo nuovo avrebbe significato dire chiaramente che questi sono i soldi. Questi sono i progetti. Invece. Molto più comodo rimanere all'interno di questo grigiore. Questa opacità tutta neodemocristiana. Meglio mettere le mani avanti e dire che siamo in difficoltà, per tirar fuori qualche bel coniglietto dal cilindro al momento opportuno. Quello più conveniente. D'altra parte, questa è un'amministrazione che sui giochi di prestigio ha fondato la propria, precarissima, ragion d'essere.

Insomma adesso lo sappiamo con assoluta certezza. Quella matematica che, un tempo, si credeva sciolta dalle opinioni l'abbiamo scoperta, traditrice come non mai, legata a filo doppio, anzi triplo, alle opinioni. Per questo, allora, alla falsa oggettività della matematica sarà molto meglio affidarsi, come sempre, alla dolcissima finzione della poesia:

«Hanno detto che le cifre governano il mondo. Può darsi. Ma sono certo che le cifre ci mostrano se è governato bene o male. (Johann Wolfgang Goethe)».

[Ave]

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