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«LA METAMORFOSI»

Ecco come la sinistra valuta l'esperienza politica del Pd 

«Una mattina, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto». Questa è la straordinaria semplicità con la quale Franz Kafka inizia quella discesa agli inferi che è «Die Verwandlung», ossia «La metamorfosi».



Ci piacerebbe poter avere la stessa, fatale, precisione di Kafka. Saper individuare con assoluta certezza il momento esatto. Invece, noialtri, ci stiamo domandando un po' disperati: «Quand'è successo?». In quale fatale mattina il Pd s'è risvegliato orribile mostro? Quand'è che il partito erede di una grande tradizione di sinistra, erede di Enrico Berlinguer, erede di quei valori che da sempre sono stati alla base della difesa dei tanti, più deboli, diseredati, indifesi, ha invece scoperto di stare dalla parte di quei pochi che il potere, la democrazia, la ricchezza, la salute, il lavoro, l'istruzione, la giustizia, il futuro hanno sempre gestito secondo i propri, privati, interessi? Quand'è successo che il Pd s'è risvegliato insetto?

Se è impossibile individuare la mattina dalla quale questa metamorfosi ha avuto inizio, è però possibile indicare l'attuale punto di arrivo. Questo, si, è facile. Agli atti della storia di questo paese è già stato consegnato un nome ed un cognome. Ed il dossier è già straripante di testimonianze. Frasi, mezze frasi, battute, ammiccamenti, foto di gruppo. Molto più complicato trovare qualche reale iniziativa, qualche proposta, anche solo un'idea degna della grande eredità di valori che il Pd dovrebbe rappresentare. Si tratta del signor Renzi Matteo. E' lui il metamorfosizzato. Il nostro Gregor Samsa, è lui.

Era partito che sembrava un capriccio. Ma le parole erano già affilate al punto giusto. Utili per colpire là dove si voleva far male. «Rottamazione». Lo sfondo è una biblioteca ripulita di tutto il peso dell'ideologia, e dei valori connessi. Al loro posto solo una grande, enorme, televisione. Imparare dai più forti, imparare dai migliori. Il patrigno politico riconosce subito, in lui, la stoffa giusta del vincente. Riconosce, in fondo, se stesso. «E' il politico di sinistra che mi somiglia di più. L'unico che potrebbe anche battermi», dice di lui Berlusconi Silvio in tempi non sospetti. Non si sbaglierà, come al solito. Tranne per quell'accenno alla sinistra. Ma è solo una concessione sublime al nostro bisogno di spettacolo.

Durante l'orrendo ventennio berlusconista il capo dei capi, nei momenti topici, andava dal signor Vespa Bruno, officiante ufficiale del primissimo contratto di Berlusconi con gl'italiani, a slegare la pergamena per spuntare le famose cose fatte, quelle realizzate per davvero. Ogni volta si raggiungevano percentuali vertiginose. Mai meno del 90%. E per il resto era questione di settimane. Giorni. Magari pure ore. Ma il giorno dopo, sui giornali, almeno su quelli che sembravano essere rimasti con gli occhi aperti, le pernacchie erano fragorose. Altro che 90%. Nemmanco il 10. Qualcuno puntualizzava che, in realtà, niente di quanto promesso era stato realizzato. Il paese stava drammaticamente fermo sul numero zero. Così, al colmo della stizza per questo boomerang mediatico, un bel giorno il gran capo piagnucolò: «Non mi lasciano governare! Non mi lasciano fare!». Ma non ce l'aveva con l'opposizione, che sbraitava da una minoranza profonda. Ce l'aveva di più con gli amici, o presunti tali. I piccoli alleati. Quelli ch'erano saliti sul suo carro per grattare un po' del suo potere, e che adesso sembravano sanguisughe troppo assetate.

Questa è stata la lezione più importante di tutte, per il metamorfosizzato del Pd. Da tutti gl'insegnamenti che ha appreso dal suo patrigno politico, il succo di tutta la storia è stato concentrato in questo: fare piazza pulita. Pulitissima. Via tutti i famigerati lacci e lacciuoli che impediscono di fare. Il potere, se ce l'hai, ha senso solo se puoi dire di poter decidere quel che piffero ti pare. Sennò, che potere è? Non vale la pena. Berlusconi è riuscito a realizzare questa forzatura partendo dalla vita privata. Una telenovela patetica e grottesca che, però, è uscita dai suoi confini. Diventata un tutt'uno con le istituzioni, Berlusconi ne ha perso il controllo. E da lì è stato più facile per tutti accorgersi che il re era nudo. Ma per davvero.

Renzi Matteo rappresenta una meravigliosa evoluzione della specie. Come tutti gli spiriti autenticamente autoritari, ha cominciato con l'epurazione. Via tutto il vecchio Pd. Colpevole di aver maturato esperienze politiche profonde ma, sopratutto, di avere la personalità ed il carisma per pensare con la propria testa. Con, all'occorrenza, il coraggio di dire «NO». Salvacondotto solo per coloro che dovessero dichiararsi disponibili all'omaggio feudale verso il nuovo monarca. Contemporanea elevazione a ruoli importanti e delicati di personaggi di secondo e terzo piano. Preferibilmente senza o con scarsissima esperienza politica e perfino umana. Per creare la propria corte di individui che debbono tutta la propria nuova fortuna al monarca stesso. Una corte di fedelissimi disposti al sacrificio politico estremo, perchè creature inventate da Renzi, e dunque legate non alle istituzioni od al paese, ma solo ed esclusivamente al principe. Poi lo slogan perfetto: «Vogliamo fare le riforme». Ossia, detto nei termini del patrigno politico, «Lasciatemi fare quello che piffero mi pare!». Non importa che le riforme progettate siano liberticide, illiberali, restauratrici, apertamente di destra. Non importa che queste (contro)riforme non facciano fare passi avanti al paese, ma al contrario lo rigettino indietro verso il medioevo politico della prima Repubblica. Non importa, insomma, che queste (contro)riforme siano brutte, fatte male, pasticciate, del tutto avulse da quei valori di sinistra ai quali il dictator novus dovrebbe ispirarsi. Chi si oppone ad esse si oppone al cambiamento. Come disse la Boschi al tempo della (contro)riforma del Senato: «Il tempo delle mediazioni è finito».

Con la sorridente dittatura dei toscani molte cose sono finite, in effetti. E' finito il tempo delle mediazioni, della democrazia e della Costituzione, tanto per cominciare. Il nuovo Senato sarà un manipolo di nominati, refugium peccatorum per amministratori e politici inseguiti dalla magistratura. Nei casi migliori, si tratterà di togliere buoni amministratori dai loro pressanti impegni locali per andare a fare la statua di cera in Senato. Inutile e controproducente. Ma chi è contrario è un barbagianni. Votare i senatori? Giammai. Il cambiamento che avanza non prevede quel pesante fardello fatto di lacci e lacciuoli che si chiama democrazia. Il figlioccio ha imparato bene la lezione del patrigno. Lo stesso vale per la nuova legge elettorale. Limitare il più possibile la democrazia. Arginare la perdita di tempo. I cittadini non meritano di scegliersi i propri candidati. Basta il principe a decidere per tutti. Se il potere non deriva più dal mandato dei cittadini, ma dalla concessione del dictator, andiamo più velocemente verso il futuro. Chi non è d'accordo non vuole il miglioramento del paese. Ed è il solito barbagianni.

Ci pare di vederlo, il patrigno politico, dal buen retiro di una delle sue numerose ville. Lo vediamo con gli occhi chiusi. Un sorriso di soddisfazione dipinto sul volto. E' adesso che dovrebbe andare dal Vespa Bruno, sciogliere la pergamena e cominciare ad elencare: modifica della Costituzione con eliminazione del Senato e sua trasformazione in guscio vuoto ed insignificante? FATTO. Modifica legge elettorale in senso pesantemente maggioritario con liste bloccate? FATTO. (Contro)riforma della giustizia per punire i magistrati che si credono liberi e non vogliono piegarsi al potere politico? FATTO. Abbassamento (virtuale, con i famigerati 80 euro per pochi) delle tasse e contemporaneo innalzamento (reale, con la imu/tasi per tutti) delle tasse? FATTO. Andare a dirne quattro a quei parrucconi dell'UE, portando neanche una reale misura per contenere gli enormi sprechi della politica ma fingendo di farlo per il popolo? FATTO. (Contro)riforma della scuola, là dove si annida il pensiero libero ed autonomo, creando tanti piccoli principes chiamati dirigenti scolastici, col compito di fregarsene dell'istruzione, ma di essere cinghia di trasmissione di un potere che mette in riga, bastona e punisce a discrezione, premia amici e quaquaraquà? IN VIA DI REALIZZAZIONE. (Contro)riforma del mercato del lavoro, per gettare nel fuoco lo statuto dei lavoratori e sciogliere definitivamente tutti quei lacci e lacciuoli, ormai pochi in verità, che ancora, un pochino, impediscono agl'imprenditori, a tutti i padroni e padroncini di questo paese di aderire illimitatamente al capitalismo moderno, feroce e bestiale, e tornare ad essere, così, competitivi? IN VIA DI REALIZZAZIONE. Stavolta, per davvero, la percentuale delle cose realizzate è alta, altissima. 

Le destre non sono mai state capaci di realizzare un programma di destra così vasto ed articolato. Per poterlo fare, hanno dovuto avere pazienza. Aspettare il dictator novus. Il nostro Gregor Samsa. Che alla storia ha già declinato le proprie generalità: Renzi Matteo. In tutto questo, qualcuno si ricorda ancora di una cosa chiamata libertà? E della democrazia? E quella cosa antica, un po' misteriosa, cha va sotto il nome di Costituzione? Qualcuno si ricorda ancora che il Pd è l'erede ideale, ossia valoriale, del PCI e della sinistra? Qualcuno ricorda Enrico Berlinguer? Nel grande albero della sinistra italiana ci sono fiori bellissimi. Che brillano nel tempo. Illuminano il percorso ch'è possibile fare verso il futuro. Ma ci sono anche molti frutti avvelenati. Mostruosità. Che traggono linfa da vene sotterranee che vengono da piante estranee. Vene inquinate. Inquinatissime.

Non questa è la sinistra. I valori a cui fa riferimento il divin toscano, i suoi metodi antidemocratici ed autoritari, i suoi sogni imperiali ci rendono il personaggio inviso. Purtroppo, desiderando davvero superare il ventennio berlusconista, non ci fanno ridere le buffonate mediatiche. I gelatini a merenda. Le secchiatelle nazionalpopolari. Così come rimaniamo esterrefatti di fronte al topless gossiparo di certe ministre. Tutto questo, semplicemente, NON ci appartiene. Noi che ci sentiamo di sinistra, e che rimaniamo fedeli ai suoi valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale. Noi che crediamo che prima venga l'uomo, coi suoi bisogni. Noi che crediamo che gli ultimi debbano essere sostenuti nella conquista della dignità. Noi che intendiamo il potere come responsabilità. Noi.

Noi diciamo definitivamente NO a questo Pd capace di generare solo mostri. Mai più con questo Pd. Mai con questi toscanelli nominati. Arrivisti, presuntuosi e privi di tutto, persino di un mandato elettorale.

«Una mattina, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto». Si trattava di uno scarafaggio. Il suo destino è già segnato, fin dall'inizio. Quale fine potrebbe mai fare uno scarafaggio pescato nella nostra camera da letto? Eppure, abbiamo tutti fatto il tifo per lui. Gli abbiamo voluto bene, come ha continuato a fare la sorellina. Noialtri, però, l'abbiamo fatto con un'inquietudine particolare. Perchè abbiamo capito. Abbiamo amato Gregor perchè lui ci ha voluto avvertire. Si è sacrificato per noi. Ha preso su di sè tutta la nostra degenerazione. Di notte, mentre dormiva. L'ha sognata fino in fondo, fino alle sue estreme conseguenze. L'ha trasformata in energia. E la mattina s'è svegliato già nel futuro. In quello che ci stava attendendo dietro l'angolo. Ecco. Noi non vogliamo trasformarci.

Noi non saremo Gregor.

[Ave]

Commenti

  1. Assolutamente impeccabile.
    Nik

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  2. La metamorfosi...non a tutti è ancora evidente, ma mi auguro che, ad un certo punto, molti riusciranno a vederlo, a metterlo a fuoco (lento)...perchè, poi, proprio di un insetto si tratta.E' un paragone orrendo...ma ci sta storicamente tutto...a me certi insetti mi fanno schifissimo, ancora non li vedo e già li ho schiacciati, velocemente, d'istinto...comincio anche a capire il perchè...Nadia Ciardiello

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