Brexit. E adesso?
E'
difficile sottrarsi a qualche riflessione a proposito del clamoroso
evento denominato Brexit. Poichè le competenze economico-finanziarie
non sono all'altezza di sviluppare idee particolarmente originali,
proveremo allora a fare il punto, rigorosamente momentaneo, su
aspetti diversi ma non meno importanti. Quali sono, per l'appunto, le
prospettive politiche e le componenti ideali, culturali e
psicologiche dell'addio britannico all'Europa.
Nessun
dubbio che tale scelta rappresenti un evento di portata eccezionale.
Non solo per il crollo delle borse e per le famigerate “incertezze
dei mercati”, che già stanno sviluppando tutto il loro potere
distruttivo. Ma anche, e forse ancor di più, per ognuno di noi. In
pratica, sembra non esserci cittadino europeo che non si stia ponendo
profondi interrogativi sulle conseguenze di tale evento. Persino la
nostra, classicissima, casalinga di Voghera, in fila alla cassa del
supermercato, ne sta parlando con l'amica oppure con la cassiera.
Una
prima conseguenza di tale scelta sembra essere, e vogliamo dirlo in
maniera brutale, una specie di resa dei conti con l'idea, l'essenza,
la realtà di ciò che è “british”. Detto in parole ancora più
semplici, si sta diffondendo in Europa il desiderio di una specie di
“vendetta” nei confronti di una stirpe che simpatica non è mai
stata.
Il
culto di un'istituzione tanto antica quanto inutile ed anacronistica
come la corona inglese; la “cup of tea” sorbita come un rito
iniziatico; la sguaiata abitudine di trascorrere il weekend a
gonfiarsi di birra ed alcool nei pub; la bombetta simbolo della
pomposità perbenista di un popolo che ti guarda sempre un po'
dall'alto; la paranoia ossessiva con la quale fanno le file,
rispettano le regole, non alzano mai la voce, ti mandano educatamente
a “fuck you”. Sono tutti elementi che, fino all'altro ieri, erano
simpaticamente tollerati come bizzarrie specifiche tipiche di un
membro della famiglia che vive con abitudini sue. Oggi, che questo
membro ha ripudiato la sua famiglia d'origine, ha tagliato i ponti e
ci ha detto che non vuole più avere niente a che fare con noi,
questi stessi elementi si sono improvvisamente trasformati in
assurdità intollerabili e fastidiose, che non ci riguardano e non ci
sono mai piaciute. Insomma. Di fronte al gran rifiuto dell'Europa da
parte dei british, ha preso immediatamente forma un altrettanto e
profondo rifiuto di tutto ciò che è british da parte dell'Europa.
Non
sarà domani. Non sarà neppure tra un mese. Ma questo nuovo
sentimento sarà probabilmente pagato a caro prezzo dai british. Un
prezzo che nessuno è in grado di quantificare in questo momento. Ma
una trasformazione così profonda e traumatica dell'immaginario
collettivo non potrà non avere conseguenze altrettanto profonde e,
sopratutto, irreversibili.
Insomma.
I british si sono messi in offside da soli. Sono tornati ad essere
solo un'isola. Separata. Lontana. Fredda. E rischiano di ritrovarsi
marginali e solitari come quando si chiamavano celti. Dovranno
farsene una ragione: il loro impero non esiste più. E non potrà più
rinascere.
[Ave]
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