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Anagni. Un Comune contro

Ecco. Vedete che cosa succede quando non c'è un progetto vero per la città? Vedete quali sono le conseguenze di interventi estemporanei, a vista, che danno retta magari solo ad un «rappresentante di zona» più deciso degli altri?
Succede che si scatena una guerra fra poveri. Ci si contendono le briciole perchè non si conoscono i criteri, le scelte, le motivazioni, le risorse economiche. Non sappiamo assolutamente nulla dei fantomatici «programmi d'intervento» dei destri. Non sappiamo neanche se i roboanti annunci dei lavori a Colle della Formica abbiano il carattere dell'urgenza, nel rispetto degli interessi della collettività.

Veramente il sottoscritto non sapeva neanche dell'esistenza di una tal zona. Ignoranza mia, che hanno provveduto a compensarmi. Ma già ieri, nelle segnalazioni seguenti l'articolo, avete potuto leggere commenti che chiamavano in causa Pantanello. E poi San Filippo. Ed ancora Osteria della Fontana. E' tutto un mare di lacrime che si annida tra cumuli d'immondizia, strade dissestate e pericolose, urbanizzazione carente od addirittura inesistente. D'altra parte, è esperienza sensibile comune. Basta uscire e girare per la città.

E poi c'è il caso Tofe Pistone. Sebastiano Salis, responsabile del circolo PRC di Anagni, ha diffuso un intervento dal titolo molto significativo: «Quartieri di serie A, quartieri di serie C». E' un'analisi della situazione a Tofe Pistone, della quale potete vedere un'immagine in foto. Io vi invito a soffermarvi sul documento pubblicato, e di dare anche una bella occhiata alle foto esposte nel sito del PRC di Anagni.

Non voglio ripetere le parole del documento, ma sottolinearne il senso politico. L'azione di un'amministrazione può avere valore solo se è rivolta al soddisfacimento degli interessi della comunità. In questa sua azione deve operare delle scelte: non si può far tutto. Bene. Per modo di dire. Ma il punto è conoscere quali sono le priorità. Verso dove vanno indirizzati gli sforzi maggiori? L'impegno più grande deve servire a fare che?

Ci sono due modi per rispondere a questi quesiti. Un'amministrazione può rinchiudersi nel bunker e decidere per conto suo, a piacimento. Magari seguendo le istanze estemporanee dei famosi «rappresentanti di zona». Soddisfacendo la convenienza ed il capriccio momentaneo, senza un progetto complessivo sulla città.

Oppure può aprirsi al confronto territoriale. Per ascoltare le istanze che provengono dalla città reale, che non può certo esaurirsi nei «rappresentanti di zona». Per accogliere le varie associazioni come espressioni di vitalità del paese e come opportunità di monitoraggio continuo delle condizioni reali della città.

E' questa seconda opzione ciò che le VitamineK intendono con l'espressione «progetto per la città». Espressione che i destri non hanno mai davvero potuto far loro, perchè un progetto per la città non l'hanno mai avuto. Neanche durante la campagna elettorale, quando più facile è mistificare ciò che non si è e, quasi certamente, non si sarà mai.

Loro hanno sempre, ossessivamente, abusato della parola «sinergia». Ma, a parte i risultati nefasti, in termini reali, che questo concetto ha prodotto sulle condizioni di Anagni (si pensi alle fabbriche, all'ambiente, alle scuole, all'ospedale, tanto per esser veloci), non hanno mai capito il reale valore del concetto di sinergia. Che non andava cercata fuori la città. Verso una provincia, una regione, addirittura un governo alla prova dei fatti del tutto indifferenti alla nostra misera sorte. Ma andava cercata, e trovata, e realizzata, dentro la città.

L'unica vera sinergia buona. Quella capace di rendere questo paese migliore. E' quella che può nascere dal confronto dialettico con tutte le forze attive della città. E quindi con tutti i cittadini. Che magari qualche volta vanno, solitari, a parlare col sindaco per chiedere un intervento qualsiasi. Altre volte, invece, provano ad organizzarsi ed a darsi una sostanza meno evanescente. Da qui la nascita di tante associazioni, di quartiere o meno: la necessità di far ascoltare più forte la propria voce.

Erano queste le sinergie che i destri avrebbero dovuto ricercare e rinforzare. Ed invece, anche qui, qual è stato il loro atteggiamento? Dividere, dividere, dividere. I buoni dai cattivi. Le associazioni buone da quelle cattive. Quelle amiche da quelle nemiche. Con le prime salutate e ringraziate in modo pacchiano e puerile sui giornali locali, e le altre snobbate al punto tale da non rivolger loro, letteralmente, la parola. E quando invece questo è accaduto, quando irritati dai malumori i destri si son decisi a dire qualcosa anche a quelli cattivi, è stato solo nel senso della polemica. Pubblica, umiliante, indegna di un paese che si vorrebbe sempre civile.

Ricordando che questo sindaco ha vinto le elezioni per meno di 200 voti, e riprendendo la classica frase premasticata che si dice nel momento della nomina («sarò il sindaco di tutti»), la domanda che vi faccio è semplice: quanto bene può venire da un'amministrazione che ha consapevolmente scelto di ignorare, sminuire, denigrare la metà dei cittadini di Anagni? Si può ragionevolmente pensare di poter fare il bene della città governando contro la metà di essa?

E' questa la cultura politica ed istituzionale di costoro che ci governano. E' triste, vero. Molto triste. Ma non sarà una cosa eterna. E, sopratutto, la possibilità di cambiamento è nelle nostre mani.

[Ave]

Commenti

  1. Sono un abitante della contrada casarene e posso dire che, se non ci fosse stata l'iniziativa di Cellini che ha coinvolto cittadini, imprese e lavoratori di passaggio facendo firmare una petizione non avrebbero portato neanche una palettata d'asfalto
    Antonio

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  2. ....la sola cosa che mi consola è che alle prossime elezioni il caro sindaco (del non fare), non potrà candidarsi in quanto è al secondo mandato.
    Meno male

    RispondiElimina
  3. Alle prossime elezioni non votare pdl e liste collegate da 10 anni rovinano Anagni

    RispondiElimina

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