Sembra strano, lo so, eppure la creatura riprodotta qui a fianco non è un lupo, nonostante la ferinità dello sguardo. Non lo è. In compenso è una donna. Per la precisione è la presidente della Confindustria. Si chiama Marcegaglia. Di nome Emma.
Ieri il berlusca l'ha fatta diventare un pizzico. Di fronte alla platea degli industriali (tutti con lo stesso ghigno d'ordinanza sulla faccia) ha fatto una domanda che credeva si sarebbe trasformata in un'ovazione. «Alzi la mano chi la vorrebbe vedere ministro, a lavorare al mio fianco nel governo», ha detto. La telecamera SKY si allarga, inquadra la platea, ed ecco. Sperse nella gran folla degli industriali, alcune timide manine si alzano. Quattro? Cinque? La conta non è sicura, ma l'effetto è devastante. Raccontano che, a stento, siano riusciti a trattenere la Marcegaglia dal mettersi ad ululare. Ma il ghigno è peggiorato, ahimè. In un modo che si stenta anche solo ad immaginare.
Non se la prenda, cara Marcegaglia. Vede, se non fosse tanto concentrata a far soldi, ad ottenere commesse, a trovare il modo di pagare meno tasse e meno operai, mi piacerebbe invitarla a riflettere che, nomen omen, il suo destino lei ce l'ha inscritto nell'anima. Lei se la porta sempre con sè, vede?, la fatale stanchezza dell'agire umano di quell'altra grande, e famosissima, Emma.
Quell'altra, la Bovary, aveva un grande tutore. Uno che l'amava davvero. Talmente devoto al suo personaggio che, in preda forse ad un pizzico di parossismo, ebbe a dire, una volta, «Emma c'est moi».
No, non se la prenda, cara Marcegaglia. Il berlusca ancora non le ha pronunciate, quelle parole. E lei può continuare a mascherarsi liberamente col ghigno che preferisce. [Ave]
Ieri il berlusca l'ha fatta diventare un pizzico. Di fronte alla platea degli industriali (tutti con lo stesso ghigno d'ordinanza sulla faccia) ha fatto una domanda che credeva si sarebbe trasformata in un'ovazione. «Alzi la mano chi la vorrebbe vedere ministro, a lavorare al mio fianco nel governo», ha detto. La telecamera SKY si allarga, inquadra la platea, ed ecco. Sperse nella gran folla degli industriali, alcune timide manine si alzano. Quattro? Cinque? La conta non è sicura, ma l'effetto è devastante. Raccontano che, a stento, siano riusciti a trattenere la Marcegaglia dal mettersi ad ululare. Ma il ghigno è peggiorato, ahimè. In un modo che si stenta anche solo ad immaginare.
Non se la prenda, cara Marcegaglia. Vede, se non fosse tanto concentrata a far soldi, ad ottenere commesse, a trovare il modo di pagare meno tasse e meno operai, mi piacerebbe invitarla a riflettere che, nomen omen, il suo destino lei ce l'ha inscritto nell'anima. Lei se la porta sempre con sè, vede?, la fatale stanchezza dell'agire umano di quell'altra grande, e famosissima, Emma.
Quell'altra, la Bovary, aveva un grande tutore. Uno che l'amava davvero. Talmente devoto al suo personaggio che, in preda forse ad un pizzico di parossismo, ebbe a dire, una volta, «Emma c'est moi».
No, non se la prenda, cara Marcegaglia. Il berlusca ancora non le ha pronunciate, quelle parole. E lei può continuare a mascherarsi liberamente col ghigno che preferisce. [Ave]
« Ma una donna ha continui impedimenti. A un tempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c'è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene. »
(Gustave Flaubert, da Madame Bovary)
(Gustave Flaubert, da Madame Bovary)
Ma la Emma è intelligente. Se a fare il ministro glielo avesse chiesto Bossi. Applausi dalla platea a perdere.
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