Passa ai contenuti principali

Anagni. VideoCon. Una proposta per sperare

Il lettore anonimo che, puntualmente, mi aggiorna sulla situazione VideoCon qualche giorno fa mi ha mandato un altro intervento. Come il suo precedente, ho deciso di tenerlo in caldo e di riproporvelo tale e quale oggi, alla vigilia dell'ennesimo viaggio della speranza a Roma. Con l'augurio che il ministero, nel frattempo, si sia dotato di una sala sufficientemente grande per accogliere tutti i lavoratori che decideranno d'intervenire. Le considerazioni dell'amico mi sembrano ancora una volta molto sagge ed importanti. Per questo, stavolta, vi aggiungerò alcuni pensierini in fondo.

Marchionne docet.
Uno dei probabili acquirenti della Videocon, la SSYM, ha inviato una lettera alle segreterie dei sindacati (è stato riferito nell'assemblea di stamattina) nella quale dicevano che il buon fine della trattativa ci sarà a determinate condizioni. La prima è il rientro dal debito (182 bis), La seconda è la riduzione del costo del lavoro. Ricordiamo tutti l'intervista di Marchionne? O la vogliamo chiamare col vero nome "ricatto"?
Bene questa società vorrà ridurre le pause, ridurre gli incentivi, azzerare tutti i benefici acquisiti in anni ed anni di duro lavoro alla "catena".
Il messaggio secondo me è lo stesso di Marchionne, ovvero un messaggio implicito all'azzeramento dell'entità lavoratore, oppure togliere gli ormeggi ed andare per altri lidi.
Dando però la colpa del fallimento della trattativa ai lavoratori se non l'accetteranno.
Stamattina, 1300 persone con le loro famiglie sarebbero dovute andare a Roma per far vedere che la Ciociaria è alla fame. Purtroppo il mio timore è che gli appelli alla partecipazione siano vani, vista la partecipazione all'assemblea che si è tenuta in fabbrica.
La delusione si rinnova e qualche filo di speranza che ogni tanto si accende, inesorabilmente, di fronte alla dura realtà si spezza.
E oggi la domanda che mi faccio: "Il 9 novembre quando si terrà, almeno spero, il nuovo incontro al Ministero, saremo le stesse persone che stamattina erano in fabbrica?"
I Sindaci o chiunque rivesta un ruolo nella società ciociara dovrebbero essere loro in prima fila il 9 novembre. Dovrebbero essere stati i primi a pestare i piedi per l'ennesima mancanza di rispetto per i lavoratori della Videocon , non fosse altro per la giustificazione che il ministero ha dato del rinvio.
Ad esempio i Presidi, dovrebbero fare un atto di coraggio, chiudendo le scuole il giorno in cui si fa una grande manifestazione per la difesa del territorio. Sarebbe una lezione di educazione civica. Dovrebbe servire a creare futuri cittadini consapevoli, con dei doveri, ma anche con dei diritti, e nel momento in cui questi diritti vengono negati, devono imparare che il dissenso, civilmente, si può e si deve manifestare.
Imparerebbero anche che uno che protesta da solo è un pazzo o se dice bene un rompi; se invece si è in tanti a manifestare forse un po' di ragione si può avere e qualcuno deciderà di sentire le tue ragioni.
Vabbè, questo è quello che vorrei...da 30anni!
Comunque, spero che il giorno 9 novembre alle 7,30 davanti al piazzale della Videocon ci sia la folla a spingere per entrare a trovare un posto sull'autobus per Roma.
Grazie di nuovo.


[1] Vorrei partire da queste parole per seguire alcuni argomenti che mi sembrano assai significativi. Innanzitutto voglio affermare a chiare lettere la mia sottoscrizione delle idee espresse nel'intervento. Le rilancio con convinzione perchè le condivido. Ero stato facilissimo profeta, ahimè, quando notai che il ricatto Marchionne sarebbe stato il cavallo di Troia per devastare le relazioni sindacali ed i diritti acquisiti dai lavoratori in decenni di sacrosante lotte civili. E non era stato difficile prevedere che, passato quel ricatto, come un virus maligno esso si sarebbe diffuso immediatamente in tutte le installazioni industriali del paese. Perchè la Fiat si e noi no? Nessun imprenditore c'ha scritto Jo Condor in fronte. I lavoratori, forse, ce l'hanno tatuato addosso. Ma, come al solito, in un'altra parte del corpo.

[2] Nel suo discorso programmatico (si fa per dire) di qualche giorno fa ai maggiorenti del PdL, il signor Silvio Berlusconi ha parlato anche di relazioni industriali. Ed ha nuovamente applaudito a scena aperta la famigerata responsabilità di alcuni sindacati che, dimostrando secondo lui grande volontà innovativa, hanno appoggiato e favorito le riforme del regime. Ecco. Sarebbe carino chiamare questi sindacati embedded, perfettamente inseriti nel regime, perfette ed oliate e responsabili cinghie di trasmissione del potere imprenditoriale tornato padronale, e mostrargli quanto sarà devastante la loro compromissione col potere. Pomigliano doveva essere l'eccezione per una situazione eccezionale. E' invece l'avvio dell'ennesima rivoluzione tesa ad impoverire il lavoro dipendente. A rilanciare al ribasso le condizioni di vita e di lavoro degli strati sociali meno difesi. Ad abbassare il costo del lavoro in modo ancora una volta criminale. In un paese nel quale il costo del lavoro fu già dimezzatto, di fatto, da un giorno all'altro, all'epoca del passaggio dalla lira all'euro. Con professionisti e commercianti ed industriali che effettuarono il giusto cambio solo negli stipendi dei lavoratori dipendenti, ma per se stessi realizzarono, con la complicità delle solite destre del fare, il cambio 1000 lire = 1 euro.

[3] Il signor Valeriano Tasca, de LaDestra locale, venerdì 5 se n'è uscito con una proposta particolare riportata da COG. Parla di nazionalizzare la VideoCon per tre anni. Parla anche, un po' confusamente, della partecipazione agli utili da parte dei lavoratori. In pratica ciò significherebbe che lo stato riacquista la fabbrica e la salva dalla chiusura, per poi procedere al graduale inserimento di capitale privato per farla camminare con le sue gambe. Di una cosa voglio rendere merito al giovane camerata. Che, tra un saluto al duce ed una celtichetta, ogni tanto qualche parola degna di approfondimento riesce a tirarla fuori. Sempre una parola in più di quello che riesce a tacere invece la sinistra, inquietantemente silenziosa su un argomento tradizionalmente di sua competenza.

[4] Ora. Resta da vedere se l'ipotesi nazionalizzazione è praticabile. Da un punto di vista reale, nel senso della realtà economica nella quale viviamo, la proposta è delirante. Il liberismo economico non prevede affatto la possibilità di nazionalizzare una fabbrica. Homo homini lupus, dicevano gli antichi saggi. Che, tradotto nell'economismo di oggi, più o meno significa che, se non sei capace di stare sul mercato, devi chiudere. Punto e a capo. I rami secchi debbono essere abbandonati a loro stessi, per permettere all'albero di crescere più sano e più forte. Senza bisogno di arrivare a scomodare i massimi sistemi di ideologie ultimamente un po' trascurate, sarebbe utile notare come LaDestra di Storace, alla quale aderisce anche il nostro giovane camerata Valeriano, è colonna portante del regime berlusconista. Il regime che (a parole) tratta il liberismo economico come un totem. Nazionalizzare equivale a bestemmiare. E, per gente tanto evidentemente attaccata ai valori etici del cattolicesimo, si tratta di opzione improponibile.

[5] Nel merito della proposta, inoltre, sarebbe interessante cercare di capire che cosa l'attuale VideoCon dovrebbe continuare a produrre, una volta nazionalizzata. Perchè, posto che la sua tradizionale produzione non era più competitiva, non si capisce in che modo la nazionalizzazione riuscirebbe a rendere di nuovo vendibili sul mercato prodotti che invece, a quanto pare, non si era più riusciti a piazzare. E dunque i lavoratori, che dovrebbero anche partecipare agli utili, da dove dovrebbero tirar fuori questi utili? Insomma. Ci sarebbe qualcosa da spartire? Avanzerebbe qualche briciola? Questa nazionalizzazione somiglia tanto ad una specie di cassa integrazione. Il nome sembra importante e nuovo, ma la sostanza rischia di essere una nostra vecchia conoscenza.

[6] E dunque è da respingere senz'altro l'ipotesi nazionalizzazione? La mia risposta è no. Al contrario. Ritengo sia un buon punto di partenza. E, con opportune modifiche, potrebbe rappresentare una svolta epocale non solo per i lavoratori coinvolti, ma anche per tutta questa martoriata ed immobilizzata ed impoverita terra ciociara. Chi segue questo spazio con pazienza costante sa bene che il sottoscritto invoca da tanto tempo la necessità di fare scelte coraggiose. La politica ha bisogno di personale nuovo che sia capace di dedicarsi davvero alle esigenze dei cittadini. La politica esiste per le persone. Non per le carriere politiche. Occorre cambiare la mentalità. I metodi. Le logiche. E' per questo che, con la stessa intransigenza ink***ata con la quale non mi rassegno alla chiusura dell'ospedale, affermo che una fabbrica importante come la VideoCon non può sparire. Non intendo accettare passivamente ed in silenzio la tragedia di 1300 famiglie che, tra sei mesi, non avranno più un centesimo per tirare avanti. E' anche di fronte alla VideoCon che si misura la nostra capacità di capire ed affrontare i problemi reali della società. Non dobbiamo tirarci indietro.

[7] Quando, poco tempo fa, a proposito della crisi delle banche internazionali, i governi del mondo cominciarono a parlare di nazionalizzazione, il concetto è ridivenuto popolare. Anche il regime berlusconista, dall'alto della sua perfezione, arrivò a dire che, se proprio ce ne fosse stato bisogno, si sarebbe provveduto. Allora io lo dico chiaramente. Perchè le banche si e la VideoCon no?
In Inghilterra e negli States, di fronte alla tragedia del fallimento di alcune banche, la nazionalizzazione è stata effettivamente compiuta. In pratica con i soldi pubblici, ossia di tutti, si sono salvate istituzioni finanziarie private, fallite per la mala gestione di dirigenti che, tra l'altro, se ne sono andati in pensione con milioni di bonus di buonuscita. Si parlò di necessità sociale. Per mantenere l'equilibrio economico nel mondo, si disse, quelle banche dovevano essere salvate. E le si salvò. Bene. E' seguendo lo stesso principio, allora, che io affermo che la VideoCon deve essere salvata. Per salvaguardare i già precarissimi equilibri di un territorio che proprio non se lo può permettere, di gettare sul lastrico 1300 famiglie (per non parlare dell'indotto).

[8] Si potrebbe allora ipotizzare una nazionalizzazione meno passiva, meno invasiva. Non l'acquisto da parte dello stato della VideoCon, ma il finanziamento pubblico per l'acquisizione della VideoCon da parte dei lavoratori, costituitisi magari in una società cooperativa. I lavoratori diventerebbero così i proprietari ed i diretti responsabili della gestione e del successo dell'impianto produttivo. Un esito del genere segnerebbe una svolta epocale. Per le dimensioni dell'operazione, essa sarebbe praticamente unica nel mondo. Per questa terra in particolare, abituata ad un servilisnmo passivo e clientelare. Abituata a subire senza reazioni e senza fantasia alla cancellazione di parti sempre più consistenti di futuro. Per questa terra, invece, l'esperimento VideoCon potrebbe rappresentare quello scatto d'orgoglio che le manca da sempre. Sarebbe la prova che un altro mondo è possibile. Un altro modo d'intendere il lavoro, i rapporti umani ed industriali, la politica, è possibile.

E, sopratutto, i vecchi potrebbero dare la lezione più bella ai loro figli. Potrebbero mostrare ai giovani che il futuro è nelle loro mani.
Che è possibile lavorare seguendo delle idee. Organizzandosi e responsabilizzandosi. Che non occorre aspettare la manna della politica per fare bene. Si può fare bene anche senza certa politica.
Perchè per far rifiorire Anagni, e la Ciociaria, ed il mondo intero, non abbiamo davvero bisogno dei fiori della politica.

Che tra l'altro, essendo pure di plastica, puzzano di petrolio.

[Ave]

Commenti

  1. La nazionalizzazione in qualche modo si sta già facendo finanziando con la CIG e con i finanziamenti le aziende che li ricevono per iniziare l'attività. Bene, perché nella teoria si sta dando la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Nella pratica però, quando le scelte delle aziende a cui questi contributi finanziari vanno, vengono fatte in nome di qualche oscuro criterio e questo è un male.
    C'è già la nazionalizzazione quando le aziende programmano le produzioni, utilizzando a pieno ritmo gli impianti e i lavoratori, ma con la scusante dei magazzini pieni,
    fermano tutto e chiedono la CIG.
    Così gli utili li hanno comunque fatti, e lo Stato (noi cittadini) si sobbarca l'onere del sostegno ai lavoratori.
    C'è ache quando queste aziende spostano i loro stabilimenti in paesi dove c'è di nuovo l'opportunità di spremere qualche altra mucca.
    E allora allo Stato cosa rimane da fare se non accollarsi l'onere di evitare che migliaia di lavoratori, senza una lira di stipendio, facciano qualche pazzia?
    La soluzione arriva con le CIG ordinarie, straordinarie, in deroga, a cui poi si deroga dandola anche per aziende come la nostra a cui non sarebbe toccata. Lo Stato si fa garante con le banche per dare anticipi di CIG , che la burocrazia non fa arivare ogni mese. Come se si mangiasse a fasi alterne: la CIG alcuni lavoratori la prendono dopo 5 mesi se va bene. Noi, per esempio, quella di agosto la prenderemo a dicembre, se tutti gli ingranaggi funzioneranno bene.
    Poi ci sono i CORSI DI FORMAZIONE obbligatori fatti per giustificare CIG, pena la decadenza del diritto a beneficiarne. COrsi per i quali vengono sborsati migliaia di euro a persona, dati alle scuole e che i lavoratori fanno senza rimborso spese, sono un'altra faccia del problema. Ma di tutte queste cose non si doveva parlare, come anche adesso non si deve dare un giudizio sui posssibili acquirenti della Videocon, perché c'è il rischio che se qualcuno si offende, o si vede messi i bastoni tra le ruote, se ne va. E allora non rimane nemmeno più la possibilità che l'affare si concludi e quindi si possa ricominciare dall'inizio. Lo Statoinvece, ridarà i finanziamenti all'imprenditore per iniziare, che nel frattempo userà qualche centinaio di lavori per fare lavoretti di muratura ( in VDC sono rimaste solo le colonne, qualche ufficio, quella che era una linea di assemblaggio tv, tante s.....e come si dice ad Anagni e tante cacche del cane del direttore dello stabilemento , libero di circolare in tutti i locali, compresa la mensa).
    Gli altri 1200 avranno ancora una volta lo Stato con gli ammortizzatori sociali, fino ad arrivare all'età della pensione, visto che l'età media del lavoratore VDC è di 50 anni.
    Domani, non illudiamoci troppo, a Roma si andrà a combattere per questo!
    E se si otterrà, tutti esulteranno, compreso il Sig. Tasca, che ha scoperto la nazionalizzazione per la VDC.
    Se in questi anni, da quando dei colleghi hanno deciso di fare lo sciopero della fame per portare all'attenzione il problema Videocon, il Sig Tasca fosse venuto a parlare con i lavoratori, ad occupare l'autostrada con il rischio di prendere manganellate dai celerini, avesse dato una mano a non far portare via dalla fabbrica macchinari e merci, avrebbe suggerito a chi sta sopra di lui di muoversi in fretta a trovare una soluzione industriale, quando questa era ancora possibile.
    C'era un registro firmato, ma anche delle registrazioni in cui all'epoca tutti i politici, il vescovo, la Polverini, dichiaravano solidarietà e impegno per la ricerca di una soluzione. Adesso si può coniare un motto che hanno usato tutti.
    "TUTTI UNITI, DESTRA E SINISTRA, NELL'ATTESA".
    ...e nell'attesa il BABBO E' Morto!
    La stessa strategia che si usa per l'ospedale!
    Ripeto l'invito a tutti Sigg. Tasca di Anagni a venire con noi a Roma domani. Alla nazionalizzazione che dice lui, penseremo in seguito.

    RispondiElimina
  2. Ma il sig.Tasca non può venire a Roma con gli operari, lui è impegnato in città al controllo degli extracomunitari!!!!!!!
    Nel caso che questi si fregassero anche le colonne della Videocon.

    Buone vacanze a tutti.

    Ps.
    e poi, gli vorrei ricordare, che se anche l'ospedale sta alle stesse condizione della Videocon ( chiuderà ), è per i rimborsi che il suo caro amico ha dato alle cliniche di Ciarrapico.

    RispondiElimina
  3. Nazionalizzare la Videocon? Pura e semplice demagogia. Per il semplice motivo che Bruxelles non lo permetterebbe. Gli stati membri dell'Unione Europea non possono nazionalizzare aziende, soprattutto se in crisi. Informatevi prima di spacciare per cose serie le barzellette di Valeriano Tasca
    Ivano

    RispondiElimina
  4. Un valore mi è sempre stato a cuore:quello di aver ben presente i miei limiti.
    Il problema dela videocon appartiene a questa categoria, quella dei problemi che vanno oltre le mie possibilità, da ogni punto di vista lo si voglia vedere.
    Per questo motivo non ho mai rilasciato una dichiarazione a riguardo, per questo motivo non ho mai preso la parola nei consigli comunali convocati ad hoc dall'attuale amministrazione comunale.
    Trovo allucinante, strumentale ed assolutamente immorale qualsiasi strumentalizzazione fatta a riguardo e ritengo tale qualsiasi intervento o iniziativa politica fatta a livello locale.
    Il problema della Videocon deve essere affrontato ai livelli alti della politica perchè coinvolge interessi economici e sociali che vanno ben oltre il mandato di un amministrazione comunale o provinciale.
    La soluzione, se vuole essere trovata, deve interessare i vertici della politica Italiana, i politici locali oltre a sollecitare continuamente i referenti regionali e nazionali dovrebbero osservare solo un rispettoso silenzio rispetto a quello che si sta consumando da anni ad Anagni:un vero dramma occupazionale.
    Ritengo la proposta del Prof. Meazza intelligente ed affascinante tuttavia inapplicabile in un Paese dove impera il modello e sopratutto il Governo Berlusconiano, per i quali i temi importanti sono quelli relativi alle immunità al Premier e non quelli sociali ed occupazionali.
    La cosa che auspico è che nelle persone deputate alla contrattazione con i potenziali acquirenti prevalga quel senso di responsabilità che gli consenta di contemperare al massimo le esigenze di economicità a cui deve comunque rifarsi il potenziale acquirente con le legittime aspettative dei lavoratori della Videocon, consapevoli in ogni caso che dei sacrifici saranno necessari è inutile nasconderselo.
    Il tutto restando scevri da qualsiasivoglia tipo di condizionamento.
    Se sapranno fare questo saranno dei veri e propri eroi moderni.
    Tutti gli altri si facciano un esame di coscienza prima di parlare solamente di questo dramma sociale.
    Roberto Cicconi.

    RispondiElimina
  5. Roberto Cicconi, che continua ad avere problemi col blog, chè i suoi commenti all'inizio appaiono sempre come anonimi, è persona con la quale non è mai sgradevole discutere.

    Ha ragione quando dice che la vicenda VideoCon oltrepassa i limiti imposti dal ruolo che la politica locale può avere nella realtà. Ma è una ragione che tutti, chissà perchè, percepiamo purtuttavia insufficiente. Insomma: non ci basta.

    Perchè sentiamo, direi quasi istintivamente, che anche la politica locale deve farsi carico di quella porzione di responsabilità ch'è racchisa nella vicenda VideoCon. Non foss'altro per il fatto che, anche durante la recente campagna elettorale, tutti sono andati a cercare il voto di quei lavoratori. E tutti hanno fatto qualche promessa. Sia pure piccola piccola.

    Personalmente ritengo la politica locale coinvolta nella questione. Eccome. Perchè è qui, dal territorio, che sarebbe dovuto partire un confronto più serrato e più partecipato sulla reale situazione, sulle prospettive, sulle proposte. Roberto parla di interessamento e pressione sui referenti nazionali. Giusto. Ma quello è (era) il minimo sindacale. E dubito fortemente che sia stato attivato proprio da tutti.

    Ma la politica locale è responsabile anche per l'assenza di una specifica progettualità. Posto che il futuro industriale del territorio appare gravemente compromesso, e si fa fatica persino a mantenere in vita l'esistente. Quale alternativa di sviluppo la politica locale sta proponendo? Non solo i lavoratori VideoCon rischiano di ritrovarsi in mezzo alla Casilina fra qualche mese. Ma pure per i loro figli e nipoti l'unico futuro possibile sembra essere quello dell'emigrazione.

    Ognuno deve fare la sua parte. A ciascuno il suo, come diceva Sciascia. Ma che però si faccia, sta benedetta parte. Quale che sia. Il domani non aspetterà nessuno. E' già qui.

    E rischia di ripartire senza questa città.

    [Ave]

    RispondiElimina
  6. Resoconto della giornata di ieri: 7 autobus!
    Ad occhio e croce 350 persone su 1300.
    Questi siamo noi ciociari.
    Per il resto: si ricomincia. Buone intenzioni, promesse, nuovi incontri...tempo che passa.

    RispondiElimina
  7. Se ieri i sindaci o i loro sostituti, Scalia, l'assessore Trina, il consigliere regionale Tedeschi,fossero venuti insieme a noi, con gli autobus, alle 7,30, con la scorta della polizia, avrebbero fatto una signora figura.
    Avrebbero dato l'immagine di una vicinanza fisica ai pochi lavoratori che erano là, e poi non sarebbero arrivati, uno alla volta, con gravi ritardi, a riunione già iniziata.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Anagni. Aspettando i nuovi barbari

Ritornare (ad Anagni) è un po' come morire

Anagni. Il NON-partito fa NON-propaganda (NON-politica)

Emanuele Mattozzi, reo confesso grillino, ha avuto la bontà di rispondere con una decina di commenti ad un articolo dell'altro giorno . E, sopratutto, ad alcuni commenti seguenti l'articolo stesso. Non ho trovato nessun altro modo per ringraziarlo del primo, vero (ed attualmente unico) discorso grillino diverso dall'insulto, che rispondergli in modo adeguato qui. Per l'occasione, ho tirato fuori dalla naftalina il faccione, come vedete. Spero ne sia valsa la pena.